Il Don Giovanni è ambientato in un Luna Park con ragazzini, puffi, maschere, giostre, roulottes, camerieri e tante altre cose. E questo fin dalla sinfonia, che è tremenda: alterna infatti scoppi drammatici a leggerezza. Tutto il primo atto è all’insegna di un divertimento che vorrebbe essere un po’folle, umoristico, oltrepassando il testo di Da Ponte con i suoi precisi e piacevoli doppi sensi ma pure con una arguzia mai ridanciana. Il regista Vasily Barkhatov insieme alle scene e ai costumi si è inventato uno spettacolo “umoristico” – la ruota della vita gira come quella di un Luna Park -, evidenziando il lato un po’ “circense” dell’opera, non lasciando quasi mai il palcoscenico vuoto, per poi nel secondo atto, grazie ad un gioco di specchi e ad altre trovate puntare al lato drammatico.

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Certo, lo spettacolo può essere gradevole ma in qualche momento non aiuta Mozart. Penso al mirabile terzetto “Protegga il giusto cielo” in cui Don Ottavio, Donn’Elvira e Donn’Anna elevano una delle più luminose melodie mozartiane, infagottati in un costume mascherato immenso e stravagante,che impedisce di ammirare il canto celestiale di Mozart. In fondo, i registi dovrebbero pensare più ad Amadeus che alle loro “invenzioni”. Ma al pubblico lo spettacolo, nelle sue vene grottesche, piace, è molto televisivo e la comicità ”caricata”.
Dal lato musicale, la cosa funziona, perché la direzione di Alessandro Cadario è attenta, esplicita e l’orchestra risponde bene, soprattutto nel secondo atto.
Buono il cast, il Leporello schietto di Vito Priante, la Zerlina graziosa di Eleonora Bellocci, il canto “casto” del don Ottavio di Anthony Leòn, il Commendatore di Gianluca Buratto, e il Don Giovanni esperto di Roberto Frontali, gran signore, talora”vittima” di gags a mio modo divedere superflue.
La Donna Elvira di Carmela Remigio si è difesa bene come la Donna Anna di Maria Grazia Schiavo. Insomma, dignitosa e anche più la parte musicale della rappresentazione, che non è la colonna sonora di uno spettacolo ma la spina dorsale di un’opera lirica. E il Don Giovanni fa dire alla musica molto più che a tutto il resto. Specie in un ambiente come Massenzio -idea davvero acuta – sotto le volte che hanno ispirato Bramante e Raffaello. Si replica fino al 25.