Il dolore che senso ha?

Chiara vive in carrozzella dalla nascita. Ha 26 anni. Si è laureata e specializzata nell’assistenza a giovani in difficoltà. Troverete la sua storia anche sul libretto“Vita che senso ha”    
Un disabile

Cosa è per me il dolore? Un segno dell’Amore di Dio!

Si, posso infatti affermare, che dalla mia nascita fino ad oggi l’Amore di Dio non mi ha mai abbandonato: il Suo Amore, ha avvolto, riempito, sostenuto ogni attimo della vita mia e della mia famiglia!

Fin dalla nascita, infatti, ho una disabilità motoria che mi porta a vivere in carrozzina, ma, per grazia di Dio, non ho quasi mai sentito questa come un peso, come qualcosa che mi rendesse diversa dagli altri, ma come una “particolarità” che mi apparteneva, così come ognuno di noi presenta le sue “particolarità”  che ci rendono unici rispetto a chiunque altro!

 

L’infanzia Fin da piccola, ad esempio, quando sognavo di me, mi sognavo in grado di muovermi e di correre come tutti i bambini della mia età e posso dirvi come io stessa mi stupivo di questo; più tardi, però, ho compreso che ciò avveniva proprio perché vivevo la mia disabilità con serenità, infatti questa avrebbe potuto crearmi delle difficoltà fisiche, è vero, ma non sicuramente psicologiche e relazionali: con la mia mente potevo fare tutto ciò che il mio fisico non mi permetteva di fare, forse anche meglio!!

La capacità di affrontare in questo modo il mio problema mi è stata donata dalla mia famiglia, anche quella allargata, verso cui  non smetterò mai di essere grata.

La mia famiglia, mi ha ricolmato di tutto l’amore possibile, non mi ha fatto mai sentire “diversa”; i miei genitori ad esempio, non mi hanno fatto nessuno “sconto” rispetto ai miei fratelli, se era necessario un rimprovero, si faceva eccome!

 

La fede Ma ciò per cui ringrazio maggiormente la mia famiglia è per avermi donato la fede.

E’ stato ed è, l’elemento fondamentale che ha permesso a tutta la famiglia di andare avanti, di affrontare ogni situazione che la vita ci ha  presentato con forza e con la  convinzione che tutto ciò che ci accade non è frutto del”caso”, ma fa parte di un disegno meraviglioso pensato per noi, da un Dio che è anche nostro Padre, che ci ama immensamente e desidera solo il nostro bene e la nostra felicità!  

Ma vi dirò di più: grazie alla fede che mi è stata trasmessa, ho imparato anche a considerare il dolore come un segno d’elezione da parte di Dio!

Ogni dolore, infatti, dal più piccolo al più grande, se letto con gli occhi della fede, risulta essere un dono da parte di Dio che ti concede l’onore di poter pater partecipare insieme a Lui alla Salvezza dell’ intera umanità!!

Inoltre, tutto questo mi è stato trasmesso dalla mia famiglia, non solo a parole, (mio padre ad esempio mi ripeteva in un momento difficile, quando ad esempio mi annunciavano che avrei dovuto affrontare l’ennesimo intervento: “Col fuoco si purifica l’ oro”, o magari mi diceva di pregare insieme o mi spiegava che quella era volontà di Dio, ecc.), ma, soprattutto, attraverso fatti concreti secondo quello che la vita ci richiedeva di affrontare giorno dopo giorno, come ad esempio, accompagnandomi alle feste di compleanno dei compagni di classe, portandomi al mare o sulla neve come tutti.

 

Una figlia handicappata Mio padre mi racconta che avevo pochi anni, quando sul fasciatoio le dissi queste parole: “Tu sei nato, sei cresciuto, poi Dio ti ha guardato e ha detto: “Io a questo qui una figlia handicappata gliela posso dare” e mio padre da quel giorno ha creduto a queste parole, sentendo che veramente fosse stato lo Spirito Santo a parlare attraverso di me, direi per tre motivi: il primo perché non è una frase che una bimba di pochi anni può formulare, (mio padre infatti, me la confidò ultimamente, io non ricordavo assolutamente di averla pronunciata), il secondo perché questo mi sembra essere proprio il “comportamento” di Dio quando vuole entrare in relazione con una creatura, dice infatti il vangelo: “Gesù lo fissò e lo amo” e io nella mia frase dico: “Dio ti ha guardato e ha detto”, infine il terzo motivo è molto semplice, ma non meno importante, anzi oserei dire fondamentale, penso, infatti, che questa frase si sia compiuta realmente! Non potrei, infatti, desiderare, un padre migliore!

Fin da piccolina posso contare su di lui per tutto, non solo nelle situazioni pratiche, ma anche e soprattutto per quelle psicologiche, morali, spirituali, non finirei mai di parlare di mio papà e del dono immenso che è stato e continua ad essere per me, non ci sono parole per descriverlo e forse non basterebbe un libro per poter dire tutto su di lui e su quello che è il nostro rapporto, forse però, posso provare a rinchiuderlo in una frase, come si dice: “mi capisce al volo” e chi ci conosce può confermarlo.  

 

I soldi dell’ufficio Ma vorrei raccontarvi un’ altra esperienza in cui la mia famiglia ha avuto modo di sperimentare l’Amore provvidente e premuroso di un Padre che mai abbandona i suoi figli. In occasione di un mio intervento, a cui sono stata sottoposta sempre nei primi anni di vita, mio padre chiamo, dall’ ospedale in cui ero ricoverata, i suoi colleghi d’ufficio per chiedere, viste le molte spese che dovevamo affrontare, di inviarci una piccola somma di denaro da prendere nella cassa comune, che  essi stessi avevano istituito per far fronte a possibili necessità economiche che ognuno di loro avrebbe potuto avere, ma che si impegnava poi restituire.

I colleghi inviarono subito la somma richiestagli. Al ritorno in ufficio papà trova una sorpresa: i colleghi, non solo gli dicono di non restituire la somma, ma donano alla nostra famiglia una somma di denaro molto più grande di quella che papà aveva chiesto!

In sua assenza, infatti, questi colleghi più vicini a papà, avevano deciso di fare una raccolta per noi, non solo donando loro qualcosa, ma coinvolgendo l’intero ufficio, (che vi assicuro non è per niente piccolo!!) accorgendosi, con loro grande sorpresa, che tutti sono disposti a contribuire per dimostrarci il loro affetto e la loro vicinanza in questo momento difficile per la nostra famiglia!

 

Le cadute e gli angeli Se non vi ho stancato troppo, vorrei raccontarvi anche di quando, sempre da piccolina, in occasione di un viaggio ad Assisi, mi trovavo nella Basilica di Santa Chiara e mio padre mi racconta che le dissi con semplicità: “Sai, Santa Chiara mi ha detto che ogni volta che cadrò non mi succederà nulla perché lei mi prenderà”!

Ripensando a questa frase, innanzitutto posso testimoniare che da allora è successo proprio così! Ogni volta infatti che in questi anni sono caduta per terra, non mi sono fatta nulla!

Ma ho anche compreso che Santa Chiara quando mi diceva che mi avrebbe protetto in ogni mia caduta, non intendeva semplicemente la cadute fisiche, ma anche e soprattutto le “cadute” spirituali e morali che avrei avuto nella mia vita, che ne dite?

Qualche anno fa, durante la celebrazione della S. Messa nella mia parrocchia di appartenenza in cui sono cresciuta, mi trovavo sull’ altare, perché faccio parte del sevizio lettori e proprio in quel periodo svolgere questo servizio era per me una grande sofferenza, sia per qualche problema nella Comunità, ma anche e soprattutto per la mia eccessiva insicurezza, amplificata dal fatto che mi era capitato molte volte di sbagliare, di avere la voce tremante o addirittura di fermarmi completamente, (non durante la S. Messa però!!), per questo mi sentivo spesso giudicata o pensavo che gli altri dicessero in cuor loro: “Lei non può svolgere questo servizio, non ne è capace!

 

Ma  continuavo a svolgere questo ministero per amore di Gesù e della mia Comunità, non volevo, infatti, dare una cattiva testimonianza, sapendo che per molti questo mio “esserci” era un segno di speranza, un esempio concreto di come fosse possibile affrontare la sofferenza e il dolore, affidando e offrendo questi a Gesù, il solo che ha la capacità di trasformarlo  in Amore e Luce per gli altri!

E così, come vi dicevo, una domenica di qualche anno fa, mentre mi trovavo sull’ Altare perché chiamata a proclamare la Parola di Dio, al momento della distribuzione della Comunione,  vedo un uomo sulla sessantina, barba e capelli lunghi brizzolati dall’ aspetto un po’ trasandato, salire sull’ altare e inginocchiarsi di fronte a me, che mi prende le mani e mi dice: “Grazie per quello che fai” e forse qualche altra cosa che adesso non ricordo, poi scende dall’ Altare e da quell’ momento non l’ho più visto.

Inizialmente mi spaventai un po’, essendo stata presa alla sprovvista e non conoscendo quali fossero le intenzioni di quest’ uomo, poi per quello che ha fatto e detto, ho accettato le sue parole ed ho provato tanta tenerezza per lui.

Nei giorni successivi, ripensando a questo fatto e non avendolo più incontrato, ho pensato che magari quello era Gesù, o un angelo, o un’ anima del Purgatorio che grazie alle mie piccole sofferenze era riuscita a raggiungere il Paradiso, chissà! Sono certa, però, che attraverso quest’uomo, Dio ha voluto parlarmi, consolarmi, ringraziarmi!

 

L’operazione e la paralisi All’ età di quattordici anni ho subito un intervento alla colonna vertebrale perché affetta da scoliosi dorso-lombare grave che non poteva essere curata semplicemente attraverso l’utilizzo di un busto correttivo, ma, necessitava assolutamente di intervento chirurgico. Un intervento chirurgico alla colonna vertebrale, come forse potete immaginare, può essere molto pericoloso, se infatti vengono toccati i nervi, è possibile rimanere paralizzati, con dolori atroci persistenti per i quali non c’ è nulla da fare!

E poi, a parte il fatto che un intervento chirurgico non è mai una passeggiata, questo in particolare, sarebbe durato a lungo e c’era il 99% delle probabilità che subito dopo l’intervento mi avrebbero portato in sala di rianimazione dove sarei stata, almeno per una settimana e tranne che per qualche momento, senza i miei genitori che in quel particolare momento  erano per me fondamentali.

Per questo, tutto il periodo prima dell’ operazione lo passai a pregare. Alla fine dell’ operazione, dopo cinque ore di intervento, ciò che ricordo, è che appena aprii gli occhi per qualche secondo, vidi papà che mi diceva:”è tutto finito”, più volte e poi non senti più niente. Un’ altro momento che ricordo, sempre nelle prime ore dopo l’intervento, ancora sotto anestesia, è stato quello in cui un medico mi disse: ”muovi la gamba” e io la mossi!

E così capii che la prima richiesta era stata esaudita! Ricordate? Rischiavo di rimanere paralizzata!!!

Nei giorni che seguirono, appena cominciai a svegliarmi, realizzai che tutte le mie preghiere erano state ascoltate!

Dopo l’intervento mi portarono subito nella stanza in reparto, non fu necessaria, infatti, la sala di rianimazione, che, come vi dicevo, era quasi una routine per questo tipo di intervento e che ad esempio era stata necessaria per la ragazza del letto vicino al mio, ricordate anche questo? Avevo chiesto a Gesù, che i primi giorni dopo l’intervento potessi passarli vicino ai miei genitori!

Ed infine quello che mi faceva più paura erano i forti dolori che si provano di solito dopo un intervento di questo tipo e per i quali vedevo soffrire molto coloro che si trovavano nella mia stessa stanza e che avevano subito il mio stesso intervento, posso dirvi che io dolori non ne ho quasi per niente avuti!

 

I momenti bui Non sono mancati e non mancano certo i momenti di buio, di scoraggiamento, i momenti in cui ti sembra che Dio ti abbia abbandonato, che non sia lì con te, momenti di scoraggiamento in cui mi è capitato di sentire il peso della mia disabilità, il dolore di non poter fare qualcosa che gli altri invece fanno tranquillamente, o il dolore di vedere i miei genitori a volte un po’ stanchi per le tante cose da fare e da pensare per me, ma ho imparato che questi sono momenti preziosi, in cui Gesù vuole renderti sempre più simile a Se, vuole trasformarti a Sua immagine, vuole farti crescere, maturare, infatti mi sono resa conto che questi momenti di grande sofferenza arrivano sempre nei momenti in cui magari mi sto allontanando da Gesù, (spesso senza accorgermene!), mi sto lasciando trasportare dal “mondo” e dalle sue false felicità.

Infine, come vi dicevo prima, ho capito che quando soffri, Dio vuole dirti che sei così importante per Lui, che Lui, l’ Onnipotente, chiede a te piccola creatura, essere invisibile rispetto a tutto il Creato, di unire la tua sofferenza alla sua per la salvezza del mondo!

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