Il difficile ritorno alla normalità

Dopo quattro giorni dal terremoto, a segnali incoraggianti si accompagnano ancora episodi di violenza e polemiche sulla gestione dell'emergenza.
terremoto cile

A quattro giorni dal terremoto di magnitudo 8.8 che ha devastato il Cile, dopo racconti allarmati di disordini ed episodi di sciacallaggio, la calma sta lentamente tornando nelle zone colpite – almeno a sentire la stampa locale. Alcune vie di comunicazione sono state ripristinate, il che ha agevolato la distribuzione degli aiuti: il quotidiano La estrella de Concepciòn riferisce dell’arrivo in città di 30 camion con i soccorsi, che nella mattinata di oggi – 3 marzo – dovrebbero iniziare a distribuire generi di prima necessità. Anche le linee elettriche ricominciano a funzionare, seppure a settori: al momento sarebbe coperto l’80 per cento della città di Los Angeles e il 70 per cento di Chillàn, mentre la situazione rimane più critica a Concepciòn, dove soltanto pochi quartieri dispongono di energia elettrica.

 

Anche la vita quotidiana si sta avviando, per quanto possibile, alla normalità, perlomeno nei piccoli gesti: Las ultimas noticias fa notare come la gente abbia ricominciato a leggere i giornali, alcuni negozi stiano riaprendo, e inizino anche a vedersi i primi bus del trasporto pubblico. Non da ultimo – sempre secondo la stessa testata – i pazienti in dialisi avrebbero potuto ricevere il trattamento presso alcuni centri prontamente riattivati.

 

I problemi di ordine pubblico e le polemiche sulla gestione dell’emergenza, tuttavia, continuano. Non si placano in primo luogo le accuse all’esercito di non aver dato adeguata importanza all’allarme tsunami, dopo che – riferisce La Estrella – la responsabile dell’Ufficio nazionale per le emergenze ha dichiarato che «per ben tre volte ci è stato detto che non c’era pericolo». Gli stessi ufficiali, secondo El Mercurio, avrebbero ammesso di «non essere stati chiari nel fornire informazioni». Colpa ancora più grave tenendo conto che il Centro di allerta tsunami del Pacifico, secondo quanto dichiarato dal geofisico Victor Sardina, aveva allertato l’esercito non più tardi di dieci minuti dopo il terremoto. Il ministro della difesa Francisco Vidal parla di «errore di valutazione»: certo è che è costato la vita a centinaia di persone.

 

Anche nella gestione dei soccorsi non tutto è andato per il meglio: una squadra di dieci medici, che avendo operato ad Haiti aveva già esperienza di intervento in zone terremotate, ha denunciato a La Estrella de Concepciòn di essersi vista opporre un sonoro “no” dal ministero della Salute all’offerta di recarsi nelle zone più colpite dal sisma. Secondo Michael Cassòn, uno dei medici, la ragione sta nelle critiche che l’organismo a cui questi appartengono – il Samu, il soccorso d’urgenza – aveva rivolto al ministero per la cattiva gestione degli aiuti ad Haiti. «È frustrante rimanere qui con le mani in mano – afferma – pur avendo le competenze e l’esperienza necessarie per affrontare una situazione così». Non mancano poi le critiche al modo in cui erano stati costruiti alcuni edifici, che – in quanto antisismici – non sarebbero dovuti cadere a quel modo.

 

Se alcuni negozi hanno riaperto, alimentando la speranza che presto si plachino del tutto gli episodi di sciacallaggio, si sta ponendo un problema non da poco su questo fronte: El Mercurio racconta che molti si sono dati ad «acquisti impulsivi di alimentari e combustibili, aggravando gli effetti della catastrofe». Riso, farina, acqua e legumi sono più che mai scarsi ed hanno iniziato a salire vertiginosamente di prezzo, a causa di «una reazione più emozionale che razionale all’incertezza della situazione». Per questo rimane vitale la distribuzione di aiuti alimentari: la Giunta nazionale di aiuto scolastico (Juaneb), incaricata di provvedere a queste necessità, ha già consegnato 80 mila pasti nella giornata di ieri, mentre per oggi si punta a raggiungere i 250 mila. Altri 5 milioni sarebbero in arrivo.

 

Nel complesso, malgrado la drammaticità della situazione e i problemi di rodine pubblico, emerge la natura forte dei cileni, temprata da secoli di isolamento e di povertà. Appare altresì evidente come i cileni abbiano una forte struttura statale, che ha risposto comunque con rapidità e coerenza – salvo casi minori – all’emergenza.

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