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Cultura > Spiritualità

Il concerto dei Cherubini di Muti per papa Leone

di Michele Zasa

- Fonte: Città Nuova

Nella spettacolare architettura dell’Aula Nervi in Vaticano, papa Prevost, omaggiato in musica per l’inizio del suo ministero petrino e il suo primo imminente Natale da pontefice, conferisce al maestro Riccardo Muti il Premio Joseph Ratzinger

Città del Vaticano – Aula Paolo VI – Riccardo Muti dirige in onore a papa Leone l’orchestra Cherubini e il coro Chigi Saracini nella Messa per l’Incoronazione di Carlo X (1825). Foto di Michele Zasa.

Le luci di quinta dell’Aula Paolo VI nella Città del Vaticano diventano azzurre e l’atmosfera è quella delle grandi occasioni. La sobrietà del capolavoro architettonico di Nervi e il soffuso brusio degli spettatori che come incantati affluiscono nell’auditorium, preludono all’arrivo degli orchestrali e dei coristi. In fondo al corridoio centrale silenziose e statuarie si sono materializzate due guardie svizzere che danno un vivo colore michelangiolesco a una platea vestita di scuro. Poi un’acclamazione incontenibile accoglie papa Leone che fa il suo ingresso passando tra gli spettatori esultanti e il suo gentile sorriso è candido come la talare che egli indossa.

È il rintocco delle ore 18, il maestro Riccardo Muti guadagna il podio salutato da un fragoroso applauso. La sua bacchetta “magica” dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che, accompagnata dal Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, esegue in onore di papa Leone, la Messa per l’Incoronazione di Carlo X, composta nel 1825 proprio da Luigi Cherubini.

L’andante del Kyrie dà inizio al concerto che per tutta la sua durata ci tiene col fiato sospeso, le note si propagano nella “celestiale” atmosfera dell’auditorium e, grazie alla diretta televisiva e online, raggiungono i cuori degli spettatori di tutto il mondo. La Marcia religiosa seguita da un ininterrotto scrosciare di applausi conclude la magistrale esecuzione del concerto «che – ha dichiarato il Dicastero pontificio per la Cultura e l’Educazione – è stato un omaggio al Santo Padre in occasione dell’inizio del suo ministero petrino e della imminente solennità del Natale, la prima che papa Leone si appresta a vivere da Pontefice».

Una “solennità” che è anche quella della Messa composta da Luigi Cherubini la cui risonanza non è solo quella scritta nelle partiture degli orchestrali e del coro, ma è qualcosa di molto più profondo, è l’essenza della musica stessa ovvero cultura artistica e spiritualità interiore. Qualità quest’ultime che il maestro Muti, tra l’altro «fervente credente» come egli stesso si definisce, pone da sempre a fondamento della sua missione artistica che è quella di formare i giovani musicisti indirizzandoli sulla corretta via della musica e verso i valori più profondi dell’arte. Un obiettivo questo che insieme ad altre innumerevoli e nobili motivazioni umane e professionali è valso a Muti il Premio Ratzinger 2025 che gli è stato consegnato da papa Leone proprio a fine concerto.

«È un premio assegnato ogni anno con l’approvazione del Papa e su proposta del Comitato Scientifico della Fondazione Ratzinger, a personalità eminenti nel campo della cultura e dell’arte» e che Muti, «universalmente riconosciuto fra i massimi direttori d’orchestra», ha sommamente meritato. «Il valore altissimo dell’arte del maestro» si è unito «a un rapporto di amicizia personale, di stima vicendevole e intesa culturale e spirituale con l’indimenticabile papa Benedetto XVI che apprezzava in particolare e praticava personalmente l’arte della musica».

«Appena l’ho vista e ho ascoltato le sue parole l’ho subito amata – ha poi detto commosso Muti rivolgendosi al papa – così come ho sempre seguito e ammirato profondamente papa Benedetto XVI». «L’ultimo incontro privato con Benedetto – ha proseguito Muti – rimarrà per me e mia moglie un ricordo carico di fede e speranza così come non dimenticherò mai quella volta in cui nel parlare di musica con papa Ratzinger i suoi occhi celesti s’illuminarono allorché gli citai Mozart che diceva: “Tra una nota e l’altra c’è l’infinito”».

Copertina del programma del concerto diretto da Riccardo Muti in onore di papa Leone per l’inizio del ministero petrino e del primo Natale che papa Prevost si appresta a vivere da Pontefice. Foto di Michele Zasa.

«Maestro Muti – ha quindi esordito papa Leone nel conferirgli il premio – il suo modo di interpretare la direzione, arte dell’ascolto e della responsabilità, trova riscontro anche nella sua naturale inclinazione alla formazione. Lo dimostrano il suo legame con i conservatori italiani e la pratica delle “prove aperte” offerte come forma di condivisione, dove ogni gesto è un atto di fiducia, un invito più che un comando. Lei ha saputo custodire ciò che Benedetto XVI ha sempre considerato il cuore dell’arte: la possibilità di far risuonare, attraverso la bellezza, una scintilla della presenza di Dio».

Arte, musica e cultura hanno dunque connotato una serata che, ha ricordato papa Prevost «è anche un’occasione di sensibilizzazione, di impegno e di solidarietà a proposito dell’emergenza educativa, con particolare attenzione all’inclusione scolastica. Nel mondo – scandisce con gravità il papa – sono 60 milioni i bambini e i ragazzi che non sono inseriti in alcun percorso di scolarizzazione mentre 160 milioni di minori non accedono al ciclo secondario di istruzione». Accorato dunque è stato l’appello del pontefice nel continuare con l’opera educativa e formativa ed estenderla ovunque nel mondo.

Parole molto incisive quelle pronunciate da Leone XIV e che sicuramente non sono sfuggite al parterre de rois degli invitati: massime autorità politiche e religiose, persone “potenti” dunque. Ma tra il pubblico c’erano anche tante persone semplici le cui storie di vita per una sera si sono fuse tra loro proprio come note musicali. Persone umili ma ricche di grande talento artistico come Maria, un’eccezionale pianista che alcuni anni fa ha rinunciato alla sua brillante carriera concertistica per dedicarsi a salvare una vita umana. La missione è riuscita, ma proprio quando Maria poteva riprendere a suonare, è stata lei ad ammalarsi gravemente e lo scorso anno nelle corsie di ospedale combatteva disperatamente per la vita contro un terribile male.

Un team di dottoresse ha applicato con tenacia tutta la più efficace scienza medica tramite cure dolorose e debilitanti e soprattutto con tanto amore finché il male è andato in remissione, ma l’anima di Maria più che il corpo ne è uscita disfatta. Si dice che l’anima dei pianisti sia nelle loro dita e la sera del concerto in Vaticano quelle di Maria per un attimo sfiorano le dita di papa Leone che attraversando l’auditorium benedice e tende le sue mani verso la folla acclamante. È un istante poi Muti fa letteralmente vibrare la musica dei 70 giovani orchestrali e le corde vocali di altrettanti coristi. La scintilla divina della musica è scoccata! Per Maria quel concerto dura tutta una vita.

Città del Vaticano – Aula Paolo VI – papa Leone saluta gli spettatori dopo il concerto in suo onore della Messa per l’Incoronazione di Carlo X composta da Luigi Cherubini nel 1825. Foto di Michele Zasa.

L’aula Paolo VI si svuota lentamente il papa si è accomiatato e fuori la maestosa basilica di San Pietro solitaria illumina una fredda ma bellissima notte romana. Maria canticchia i passaggi più belli della messa di Cherubini e articola le dita nel vuoto come se stesse suonando sui tasti di un pianoforte immaginario. Poi mi dice: «Ora so cos’è l’infinito tra le note!».

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