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Cultura > Musica

Il Cantico dei Cantici

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

L’Accademia Filarmonica Romana ha aperto la stagione con una nuova interpretazione del testo biblico

Parte del gruppo polifonico “De labyrintho” diretto da Walter Testolin. Al violoncello Elide Sulsenti, alla fisarmonica Samuele Telari, alle percussioni e live electronics Francesco Leineri. Foto di Marta Cantarelli.

Tra passato, presente e futuro. Cosa c’entra la polifonia meravigliosa di Palestrina con i brani elettronici di Francesco Leineri, giovane musicista contemporaneo, sperimentatore coraggioso?.

A prima vista, potrebbe sembrare una stonatura. E invece, no. Il pubblico del Teatro Argentina non è rimasto scosso dall’apparente “assurdo” collegamento. Il motivo è semplice: la musica di Leineri e le polifonie distese, complesse, rinascimentali di Palestrina si “combinano” con una misura che crea l’atmosfera particolare di un dialogo armonico fra sensibilità diverse ma non opposte.

Il gruppo polifonico “De labyrintho” diretto da Walter Testolin. Al violoncello Elide Sulsenti, alla fisarmonica Samuele Telari, alle percussioni e live electronics Francesco Leineri. Foto di Marta Cantarelli.

Certamente il gruppo polifonico De labyrintho – 12 voci –  diretto da Walter Testolin  con una cura precisa, un gesto chiaro ed efficiente privo di qualsiasi eccesso ingiustificato e manierato, insieme alla fisarmonica di Samuele Telari e al violoncello di Elide Sulsenti, si sono espressi come un insieme affiatato, una ricerca voluta di unità fra antico e contemporaneo che è risultata vincente.

Il gruppo polifonico “De labyrintho” diretto da Walter Testolin. Al violoncello Elide Sulsenti, alla fisarmonica Samuele Telari, alle percussioni e live electronics Francesco Leineri. Foto di Marta Cantarelli.

Il testo biblico − ma pure con innesti di citazioni da Saffo a san Giovanni dalla Croce ad Apollinaire – intriso di passione amorosa che conosce lo struggimento, l’ansia, la paura e la pienezza, è una celebrazione forte in cui gli amanti si rincorrono e si trovano, si contemplano e diventano una cosa sola, sfidano il loro e il nostro tempo. Così è fatto l’amore.

L’esperienza madrigalistica di Palestrina di composizioni profane penetra anche questo testo musicato nel 1584 in un contesto interpretativo allora e in seguito di dialogo unificante tra l’anima e Dio, la Chiesa e Cristo.

Francesco Leineri alle percussioni e live electronics. Foto di Marta Cantarelli.

Qui però il musicista è calmo e sereno, pur non privo di fiammate bellissime (vox enim tua dulcis, o in auribus meis) che esaltano la passione amorosa ma senza esagerare.

La musica “elettronica” di  Leineri esalta la nudità assoluta del testo, dove Dio, secondo il musicista, non c’è, eppure lo riempie. In effetti Dio c’è ma è una presenza “vuota”, intangibile e delicata che lascia spazio agli amanti. E Leineri lo dice con una atmosfera indistinta, fragile, di suggestioni timbriche vive, di sonorità che tendono al cosmico, eppure quanto mai fuggevoli e umbratili. Bellissime.

Il direttore Walter Testolin. Foro di Marta Cantarelli.

Affascinante questo concerto: voci piegate al suono e dispiegate al canto, strumenti densi di rimandi suggestivi, fantasia contemporanea di esplorazioni che non offende Palestrina ma dialoga con lui, ne esalta la forma e la “comprende”. Una bellezza assonante-dissonante che è da ritrovare e ripetere. Successo vivo.

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