Il bipolarismo comunale

Nel test dell’11 giugno vincono o vanno al ballottaggio le aggregazioni di centrodestra e centrosinistra. Resta escluso il M5S. Si allontano o si avvicinano le elezioni politiche? Intanto calano i votanti
ANSA

“Tra i due litiganti…”, l’ultimo articolo di analisi delle forze politiche in vista delle prossime elezioni nazionali, pubblicato sul numero di Città Nuova di giugno, ha messo in evidenza un dato confermato dalla tornata amministrativa di domenica 11 giugno 2017 e cioè la ricomparsa del centrodestra.

Esiste un blocco sociale e culturale molto forte nel Paese che può arrivare al governo come il ventennio berlusconiano ha dimostrato abbondantemente.

A Palermo, dove si riconferma il sindaco Orlando – espressione sui generis del centro sinistra – al secondo posto si piazza il centro destra con un giovane candidato, Fabrizio Ferrandelli, che aveva vinto nel 2012 le primarie del centrosinistra.

Così a Taranto, dove il centrodestra si trova in vantaggio sul centro sinistra, in un ballottaggio decisivo per gestire il futuro dell’area industriale della città sovrastata dalla più grande acciaieria d’Europa. Restano fuori dal gioco le componenti più attive sul fronte ambientale, che si ritrovano frazionate tra più liste pur con nomi e candidati autorevoli.

I numeri sono impietosi. Giusi Nicolini a Lampedusa, da sindaco uscente e volto noto dell’Italia che accoglie,  arriva solo al terzo posto.

Ogni territorio ha caratteristiche e storie che sfuggono ad una visione d’assieme; ma una certa tendenza si conferma risalendo la Penisola, registrando l’alternanza tra le due componenti tradizionali del centrodestra e centrosinistra senza l’entrata in campo decisiva del M5S.  A partire da Genova, la città di Beppe Grillo, dove il primo in classifica è Marco Bucci – a capo di coalizione dove il primo partito è la Lega Nord.  Nessuno è profeta in patria a quanto pare, considerando la vittoria del dissidente del Pd nel paese di Rignano sull’Arno, vicino Firenze, da dove proviene l’ex premier Matteo Renzi.

Quello che conta, tuttavia, è la proiezione su scala nazionale di un dato che si può intravedere, pur attraverso il filtro di liste civiche dove i contorni dei partiti diventano meno visibili. La conferma, cioè, di blocchi storici di centrodestra e centrosinistra nel voto amministrativo. La componente pentastellata, che aveva espugnato roccaforti rosse come Livorno oltre a città importanti come Torino e la stessa Capitale, sembra in forte discesa – come conferma il dato di Parma dove è il sindaco uscente Pizzarotti, dissidente del M5S, ad andare al ballottaggio con lo sfidante del Pd.

Gli osservatori e analisti più attenti vedono il M5S alternarsi tra la possibile conquista del governo nazionale e il suo rapido esaurimento, con effetti indecifrabili del voto in uscita di un consenso che raccoglie istanze di destra come di sinistra.

Il flusso elettorale, che si confermerà con i comuni che andranno al ballottaggio il 25 giugno, potrebbe quindi aprire la strada alla convenienza di andare o meno alle elezioni generali – con o senza nuova legge elettorale – per non disperdere aggregazioni di consenso emerse con questo importante test elettorale che comunque vede l’affluenza arretrare dal 66,85% al 60,7% dei 9.172.026 elettori interessati al voto

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