Il 26 ottobre è Diwali!

La festa della luce accende in India milioni di lampade e illumina il cielo di tanti fuochi d'artificio. Si celebra la vittoria della vita sulla morte e della luce sulle tenebre
Festa della luce in India
Oggi gli indiani celebrano la Festa della luce, o meglio la Festa delle luci, perché l’India si illumina di milioni di lampade – dia in lingua hindi -, che celebrano il momento più significativo della vita di coloro che seguono le religioni, che radicano le loro origini nei libri Veda, scritti a vari intervalli a partire già da alcuni millenni prima di Cristo. La festa sta a significare la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte e del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni, segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio.

 

Il Diwali celebra il ritorno dall’esilio di Ramu, incarnazione del dio Vishnu. Il popolo per celebrare l’avvenimento accese file (avali) di lampade (dipa) in suo onore. Da qui il nome Dipawali o più semplicemente Diwali. La celebrazione segna un nuovo inizio spirituale e un rinnovamento di impegni per i valori della famiglia. E’ tradizionalmente simbolo di gioia, di amore, di riflessione, di risoluzione, di perdono, di luce e di conoscenza.

 

Il primo giorno, Dhan Teras, è di buon auspicio comprare qualche utensile nuovo per la casa, che deve essere ripulita da cima a fondo per l’occasione. Il secondo giorno, quello più importante si celebra il culto della dea Lakshmi, che rappresenta la fortuna e si offrono preghiere per essere benedetti con la ricchezza e la prosperità. L’altare del puja (funzione religiosa) viene decorato con fiori freschi e si pongono ghirlande intorno alle statue di Lakshmi e Ganesha. Comincia anche questo giorno l’anno commerciale indiano e si aprono nuovi libri per la contabiità degli esercizi commerciali. L’ultimo giorno è dedicato ad onorare il fratello e la sorella. Si visitano i parenti, si consumano dei buoni pranzi e cene. Ci si veste con i vestiti tradizionali e si scambiamo i regali. Si decorano gli ingressi delle case e altre parti con disegni composti di polvere colorata, chiamati Rangoli che vogliono accogliere Lakshmi.

 

Diwali, sebbene considerata una festa tipica dell’induismo, è sentita da tutti nel sub-continente indiano come un momento di celebrazione e di rinnovamento. Anni fa, per esempio, mi trovai ad Amritsar nel nord del Paese ed il Tempio d’Oro, luogo sacro della religione sikh, era strapieno di migliaia di persone, ciascuna con un lumino, che per tutta la sera e la notte hanno cantato inni sacri: una scena di una intensità e profondità spirituale davvero unica.

 

Significativo, quindi, il messaggio che il Card. Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha inviato ai seguaci delle diverse correnti di spiritualità che compongono il mosaico dell’induismo.

 

In esso si sottolinea la centralità della libertà religiosa come «risposta a quei conflitti che in varie parti del mondo hanno una motivazione religiosa». Infatti, «in mezzo alla violenza scatenata da questi conflitti, molti aspirano ardentemente ad una coesistenza pacifica e ad uno sviluppo umano integrale». La libertà religiosa è annoverata tra i diritti umani fondamentali, perché parte integrante della dignità della persona umana. Essa rifiuta ogni coercizione da parte di individui, gruppi, comunità o istituzioni e, allo stesso tempo, assicura «la libertà di cambiare la propria religione».

 

Tenendo conto che, se rispettata e promossa, la libertà religiosa «consente ai credenti di collaborare con maggior entusiasmo, con i propri concittadini, nella costruzione di un ordine sociale giusto ed umano» la Chiesa si fa portavoce presso cristiani e indù a «unire i nostri sforzi per promuovere la libertà religiosa come una nostra comune responsabilità, chiedendo ai capi delle Nazioni di non trascurare mai la dimensione religiosa della persona umana».

 

Il messaggio non poteva, poi, non notare che il giorno seguente a quello in cui quest’anno si celebrerà il Deepavali, il 27 ottobre, molti leader religiosi di ogni parte del mondo «si uniranno al Papa Benedetto XVI in un pellegrinaggio ad Assisi per rinnovare l’impegno preso 25 anni fa, sotto la guida del Beato Giovanni Paolo II, a costruire canali religiosi di pace ed armonia».

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