I volti, le voci, la forza di Città Nuova

Cosa fa andare avanti il Gruppo editoriale nonostante la grave crisi economica del settore? I lettori senz’altro, quelli che credono nel progetto, le persone che ogni giorno ci lavorano. Abbiamo intervistato alcuni di loro, quelli meno conosciuti ma ugualmente in prima fila
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La crisi economica la stiamo ancora vivendo e non possiamo dire che quelli più recenti siano stati anni facili. Per nessuno. Per chi ha dovuto lasciare il posto di lavoro e per chi è rimasto, tra cassa integrazione e sacrifici non indifferenti per provare a rilanciare l’azienda. È convinzione diffusa che per farcela non si può non mettercela tutta, far ripartire il gioco di squadra, ritrovare le motivazioni perdute.

 

I lettori conoscono le firme e i volti di tanti di noi. Oggi abbiamo voluto dar voce ad alcuni fra i colleghi meno noti ma che contribuiscono allo stesso modo alla realizzazione del progetto nato 60 anni fa. Abbiamo rivolto loro tre domande: «Cosa ti ha dato lavorare a Città Nuova? Cosa hai dato tu a Città Nuova? Cosa pensi di poter ancora dare?».

 

Barbara Bettanini, dell’ufficio del personale: «Lavoro a Città Nuova dal 1985. Ho iniziato all’ufficio abbonamenti nel momento in cui si informatizzava, poi in amministrazione e da circa dieci anni mi occupo dell’ufficio del personale. Lavorare a Città Nuova mi ha dato tantissimo. Io sono entrata a 20 anni, a Città Nuova sono nate e cresciute le mie figlie. L’ho sentita sempre come famiglia più che come lavoro e anche quando ero incinta della mia seconda figlia e avevo qualche problema sono venuta a lavorare lo stesso perché non volevo caricare nessuno della mia assenza. Mi ha insegnato a lavorare in maniera diversa, considerando il collega come Gesù, dando alle persone quello che mi sarebbe piaciuto ricevere. Ho sempre provato a lavorare con questo spirito e questo umanamente mi ha dato tantissimo. Professionalmente ho sempre avuto persone che hanno creduto in me e quindi mi hanno fatto crescere. Spero di essere riuscita a dare quello che avrei voluto, qualcosa di più rispetto ad un’azienda in cui uno lavora e prende lo stipendio, di averci messo un po’ più di umanità in un lavoro che come tutti i lavori amministrativi rischia di essere freddo.  Io a Città Nuova vorrei continuare a dare quello che mi è stato insegnato e che ho forte dentro. Negli ultimi tempi i cambi avuti in azienda hanno fatto venire un po’ meno le motivazioni che ho ancora forti, ma come retaggio del passato. Purtroppo in questo momento non ho motivazioni umane altrettanto forti forse perché ho conosciuto persone molto motivanti che veramente condividevano il percorso di Città con ciascuno di noi, dalla persona con la mansione più semplice a quella più alta. Non ho perso però la speranza di sentire ancora quello slancio».

 

Luca Di Giulio: «Lavoro in amministrazione da 14 anni e ho avuto la possibilità di acquisire competenze grazie ad alcuni direttori amministrativi che hanno fatto la storia di Città Nuova. Ho ricevuto tantissimo perché devo la mia esperienza al lavoro fatto in team con tutti gli altri del settore. Io penso di aver dato le competenze che portavo quando sono arrivato e dal punto di vista umano ho ricevuto e dato quello che  era nel mio carattere, nella mia personalità ,la disponibilità verso i miei colleghi e loro verso di me, uno scambio reciproco di attenzione sotto ogni punto di vista. Vorrei proseguire su questa strada. Dal punto di vista professionale vale sempre il principio che si può migliorare, avere maggiore efficienza sulle procedure e ampliare le mansioni. Dal punto di vista umano, che non è meno importante, migliorare il servizio, la disponibilità, visto che l’amministrazione è il settore che rende un servizio agli altri settori, cercare una maggiore sintonia nell’apprezzamento del lavoro svolto dagli altri. Io lavoro sui numeri che possono essere freddi, ma visto che Città Nuova fa parte delle aziende che non vendono una merce ma idee, e la nostra è quella di Chiara Lubich, penso che dobbiamo cercare di migliorare l’empatia con l’altro che poi ti permette di aprire tutti i canali del lavoro. C’è ancora da fare ma abbiamo la possibilità di farlo».

 

Edoardo Mastropasqua: «Lavoro da quasi 30 anni ed è stata una bella esperienza. Quello che mi rimane è il senso di famiglia a Città Nuova, perché c’è, qui l’ho trovata. Quello che cerco di dare è anzitutto di rispondere al telefono accogliendo come un fratello la persona che chiama oppure quella che arriva – essendo alla reception – cercando sempre di dare il meglio di me in qualsiasi cosa che faccio. Questo anche come impegno per il futuro».

 

Antonella Di Egidio, da 15 anni a Città Nuova, ora all’ufficio commerciale: «Mi ha dato un’esperienza professionale non indifferente, sia nell’acquisizione di conoscenze che non avevo che nel mettere in pratica le conoscenze acquisite nei miei studi. In quest’ultimo periodo ho vissuto anche un salto di qualità nella gestione dei rapporti. Ho dato il mio tempo, la grinta nel lavorare, la mia passione per il lavoro svolto, la condivisione delle conoscenze che avevo, perché il “prodotto” racchiude un ideale. Mi piacerebbe poter dare quello che ho acquisito in questi anni in una forma più produttiva».

 

Marcello Armati, ufficio abbonamenti: «Mi ha dato la capacità di potersi rapportare con tutti, di confrontarsi; nel bene e nel male una famiglia e una squadra. Ho messo a disposizione le capacità che avevo e altre che ho acquisito. Uno dei “di più” di Città Nuova sono proprio le persone che ci lavorano con passione e con un fine comune. Spero di andare avanti con la stessa voglia, anzi magari trovando nuove sorgenti a cui poter attingere per andare avanti».

 

Roberto Candusso, qui dal ’98, ora servizi generali: «Ho iniziato come responsabile del magazzino e fatto un’esperienza positiva nel rapporto coi colleghi. Nel tempo sono cambiate un po’ di cose con evoluzioni non sempre positive. Sicuramente è un’azienda diversa dalle altre, mi rendo conto che in altre aziende i rapporti fra le persone sono diversi. Io penso di aver cercato di dare il massimo, sicuramente con delle mancanze, e vorrei dare ancora tanto ma in questo momento mi si è ristretto un po’ l’ambito lavorativo e non vedo molte possibilità».

 

Sara Paioletti, responsabile produzione letteraria: «Lavoro dal 2003 e sono stata correttrice di bozze fino alla fine del 2014. Intanto Città Nuova è stato il fil rouge della mia famiglia per 45 anni perché mio papà ha lavorato qui, per cui Città Nuova ci ha accompagnato. Lavorare qua mi ha dato un’altra casa dopo la mia casa, mi ha dato stimoli per crescere e per imparare e mi ha dato una visione diversa del mondo. Io ho dato al mio lavoro innanzitutto tutto il tempo a mia disposizione, nel senso che quando sono qui lavoro e mi piace lavorare per Città Nuova; il mio impegno e la coscienza nel fare quello che faccio; la mia visione del mondo, di una persona che non fa parte del Movimento dei Focolari. Posso ancora dare tutto questo in modo sempre maggiore. Lavoro qui da 13 anni e ogni anno, al di là del cambio di ruolo, ho lavorato in modo diverso perché ho avuto una consapevolezza sempre maggiore dell’impegno che serve e una più grande responsabilità nel pensare che chi lavora con me si fida del mio lavoro. Quindi mi impegno a mettercela tutta ogni giorno, perché comunque è qualcosa che non può finire».

 

Umberto Paciarelli, grafico, a Città Nuova dal 2004: «Città Nuova mi ha dato un nuovo modo di pensare, in particolare verso l’umanità. Spero di aver contribuito insieme ai miei “colleghi” a far fare un piccolo balzo nel miglioramento della rivista e dei suoi derivati e a un modo di pensare molto professionale; ho avuto anche il piacere di avere rapporti interpersonali molto buoni con i nostri vecchi clienti e fornitori. Anche se mi sembra di non dare mai abbastanza, ma forse è solo una sensazione, vorrei dare un contributo maggiore a livello organizzativo-professionale e di maggiore condivisione visto che in questo momento ce n’è veramente bisogno. Un grazie a Chiara Lubich».

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