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Persona e famiglia > Scuola

I ragazzi che l’istruzione non può perdere

di Mariagrazia Baroni

Con l’inizio dell’anno scolastico e accademico, due progetti a tutela della dispersione scolastica con la Comunità di Sant’Egidio e della salute psicofisica degli studenti universitari nelle università italiane

Foto Pexels

Che sia l’avvio del nuovo anno scolastico o dell’anno accademico, si riaffacciano esigenze e forme di disagio che colpiscono studenti di diverse età. Problematiche stigmatizzanti, urgenti, quali quella della salute psicofisica e dell’abbandono scolastico che gravano sugli studenti e il loro futuro. «La scuola ha un solo problema: i ragazzi che perde», diceva giustamente don Milani in Lettera ad una professoressa. Bisogni differenti, ma che richiedono attenzione e a cui due iniziative degne di nota, che si dividono tra centri universitari e scuole statali, intendono colmare. Parliamo di “W la scuola” ideato dalla Comunità Sant’Egidio e del progetto “Me.Mo. Menti in movimento”.

Il primo, “W la scuola”, è un progetto di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica. Dal 2022 questa iniziativa, che opera nelle grandi periferie delle città di Roma e Genova, cerca di prevenire e intervenire su quell’ingiustizia, ovvero la dispersione, spesso caricata sulle spalle del futuro del minore e le cui cause hanno radici nelle problematiche familiari: povertà, immigrazioni, problemi comportamentali. In altre parole: povertà educativa.

Dai dati condivisi da Sant’Egidio alla conferenza stampa dal titolo “Tutti in classe” del 30 settembre scorso, emerge che dal 2022 Sant’Egidio ha aiutato 3000 minori, con una percentuale di successo degli interventi pari al 96%, specie nell’ultimo anno. Emerge poi che il 69% dei ragazzi che si sono rivolti al programma non frequentavano per difficoltà burocratiche o digitali, mentre il 63% degli utenti sono ragazzi non nati in Italia e in grande maggioranza neo-arrivati (Nai).

Nel progetto sono coinvolti insegnanti, mediatori culturali e volontari che si occupano dell’accompagnamento a scuola e in generale del sostegno scolastico, che include anche quello per l’iscrizione e l’accesso ai buoni libri. Il circuito virtuoso parte dalla segnalazione da parte delle stesse famiglie o degli insegnanti. Grazie poi ai facilitatori si cerca di ricucire e tessere rapporti tra gli attori con l’obiettivo di avere al centro gli interessi del minore. Il progetto ha iniziato a prendere forma nel periodo Covid e si basa sulla lunga esperienza che la Comunità Sant’Egidio ha già con le iniziative “Scuole della pace” e “Valori in circolo”.  

Il secondo dei progetti è “Me.Mo. Mente in movimento”, dedicato alla promozione del benessere relazionale e psicologico delle comunità universitarie, ed è finanziato dal MIM nell’ambito del progetto Pro-ben 2023”. La problematica della salute mentale di giovani studenti universitari, ma anche dottorandi o specializzandi, sembra essere ad oggi una sfida reale e concreta che ha problematiche all’origine diverse: depressione, ansia, stress o burnout, che possono compromettere il futuro di queste giovani generazioni. Riempiono in modo silente le cronache dei nostri giornali, ma secondo alcuni dati Istat del 2024 in Italia il 33% degli studenti universitari soffre di disturbi d’ansia, il 27% di depressione. E la situazione non migliora oltreoceano. Secondo un’indagine condotta dall’Istituto statunitense per le ricerche statistiche e l’analisi dell’opinione pubblica Gallup, nel 2023 l’abbandono agli studi è stato valutato come una possibilità dal 35% degli studenti. Tra questi, parla di salute mentale come causa il 43%, e il 54% lo imputa allo stress.

Il progetto “Me.Mo.” per la prima volta porta queste problematiche nelle aule delle università cercando di rispondere in maniera strutturata, agendo sulla prevenzione e fornendo supporto psicologico. Hanno aderito e promosso il progetto le Università degli Studi di Urbino, Perugia, L’Aquila, Macerata, il Politecnico delle Marche, Camerino, Teramo, quella per stranieri di Siena e i  Conservatori statali di musica Alfredo Casella de L’Aquila e Rossini di Pesaro.

Tra le attività del progetto: mappare in modo puntuale il benessere psicologico della popolazione universitaria per capire le esigenze sottostanti; interventi in piccoli gruppi con percorsi di 8 incontri settimanali per sviluppare competenze socio-emotive, consapevolezza corporea e mentalizzazione; servizio di counseling sia in presenza che online.

Diversi gli incontri che si stanno susseguendo in questi primi giorni di autunno, all’apertura dei nuovi anni accademici, nelle varie università italiane. Tra gli ultimi, la conclusione il 6 ottobre con un convegno, della prima edizione di “Menti in movimento” presso l’Università di Teramo. Nel corso del progetto i partecipanti, supportati da psicoterapeuti, hanno partecipato a incontri di gruppo, utili a gestire le emozioni e a sviluppare competenze relazionali. Non solo: sono stati previsti anche momenti di sport individuale e di gruppo. E infine, presso l’Università di Perugia, in occasione del Festival della Psicologia 2025, si è svolta l’iniziativa “Capaci di relazione, capaci di pace”. L’evento è stato l’occasione per la promozione di una serie di laboratori esperienziali rivolti a giovani adulti tra i 18 e i 30 anni con l’obiettivo di potenziare le competenze interpersonali e costruire di relazioni più consapevoli e pacifiche.

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