I pionieri della Chiesa nel dialogo con le culture

Bergoglio chiede ai teologi e agli studiosi riunti per la loro plenaria di andare avanti e di stare in frontiera, "non chiusi in caserma. Riconosce allo studio e alla riflessione un ruolo forte nell'aprire nuove piste di incontro che debellino la violenza
Sacerdoti in dialogo

Nella giornata di venerdì Papa Francesco ha ricevuto un gruppo importante di persone. Si tratta dei membri della Commissione Teologica Internazionale, guidati dal presidente, Gerhard Ludwig Müller, che hanno concluso la loro assemblea plenaria. Quello degli studiosi ed esperti di teologia che costituiscono questa commissione rappresenta un convegno importante nella vita della Chiesa. Si tratta, infatti, di persone che provengono da aree geografiche e, quindi da scuole di pensiero e di cultura, molto diversificate e rappresentano un importante serbatoio per la Chiesa universale e le Chiese particolari.

Il discorso che papa Francesco ha rivolto a questi studiosi, uomini di Chiesa, si è posto in linea di continuità con la Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, pubblicata alcuni giorni fa e l’importante indirizzo rivolto alla Plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Fedele alla sua linea che vede il dialogo come parola chiave nella Chiesa di oggi e del futuro, Papa Bergoglio ha incoraggiato i teologi ad essere pionieri del dialogo della Chiesa con le culture.

Citando la Gaudium et spes, documento fondamentale del Concilio Vaticano II, ha sottolineato che ai teologi spetta il compito di “ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della Parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta”.

Per questo,  “i teologi sono dunque dei pionieri del dialogo della Chiesa con le culture”. E, come è nel suo stile pedagogico a cui ci ha abituato, ha voluto sottolineare  questo punto nodale con un “è importante questo: pionieri. Avanti!”   Il papa, quindi, incoraggia i teologi verso nuovi orizzonti: “Ma questo di essere pionieri è importante anche perché alcune volte si può pensare che rimangano indietro, in caserma No, in frontiera!”

Quello che colpisce in Bergoglio è la sua coerenza di pensiero e prospettiva. Il papa argentino sta spingendo la pastorale della Chiesa verso le ‘periferie esistenziali’, ma non teme di offrire la stessa ampiezza d’orizzonte a coloro che riflettono su questioni di Chiesa e di fede nel mondo d’oggi. “Questo dialogo della Chiesa con le culture è un dialogo al tempo stesso critico e benevolo, che deve favorire l’accoglienza della Parola di Dio da parte degli uomini «di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9).

Il gruppo dei teologi che costituisce questa Commissione si è fermato a riflettere su temi importanti, espressi dalla formula rapporti tra monoteismo e violenza. Quello che Papa Francesco incoraggia a fare è di trovare vie per dimostrare anche a livello di pensiero e ragione che “la Rivelazionedi Dio costituisce veramente una Buona Notizia per tutti gli uomini. Dio non è una minaccia per l’uomo! La fede nel Dio unico e tre volte santo non è e non può mai essere generatrice di violenza e di intolleranza”. Come già chiaramente espresso in altri interventi di questi mesi, Papa Francesco non rinuncia all’annuncio. La sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium dimostra chiaramente la centralità di una evangelizzazione, che sia consona al periodo storico che la Chiesa d’oggi si trova a vivere. E’ quanto il papa ha messo in rilievo anche ai teologi: “La Rivelazione definitiva di Dio in Gesù Cristo rende oramai impossibile ogni ricorso alla violenza “nel nome di Dio”. È proprio per il suo rifiuto della violenza, per aver vinto il male con il bene, con il sangue della sua Croce, che Gesù ha riconciliato gli uomini con Dio e tra di loro”.

Si tratta, quindi, per chi crede di portare il messaggio di Cristo, con chiarezza, coraggio e rispetto, riconoscendo che “la Rivelazione definitiva di Dio in Gesù Cristo rende oramai impossibile ogni ricorso alla violenza “nel nome di Dio”. È proprio per il suo rifiuto della violenza, per aver vinto il male con il bene, con il sangue della sua Croce, che Gesù ha riconciliato gli uomini con Dio e tra di loro”.

Il papa non ha, poi, temuto di chiarire che il ruolo del teologo è tutt’altro che semplice. Anzi, ha dichiarato, si tratta di una “missione al tempo stesso affascinante e rischiosa. Tutte e due le cose fanno bene: il fascino della vita, perché la vita è bella; e anche il rischio, perché così possiamo andare avanti”. Rischio e fascino un binomio, senza dubbio coraggioso, che vediamo vissuto in prima persona da questo papa, che anche in questa occasione non ha avuto timore ad incoraggiare anche questi uomini di pensiero sulla via della santità. Ha ricordato, infatti, che “San Francesco di Assisi una volta indirizzò un breve biglietto al fratello Antonio di Padova, dove diceva tra l’altro: «Mi piace che insegni la sacra teologia ai fratelli, purché, nello studio, tu non spenga lo spirito di santa orazione e di devozione».

Sfide, quindi, aperte anche per chi riflette sulla fede oggi, sulla religione ed il suo ruolo nella società e per chi vuole sempre più scoprire il ruolo della Chiesa nel mondo. La linea Bergoglio non si ferma agli aspetti interni continua a guardare all’esterno della vita e del pensiero.

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