I Kuori in piazza

In un clima disteso, comico e surreale, una metafora sull’Unità d’Italia, di e con Massimo Manini, ispirata al libro Cuore.
kuori

«Il teatro era affollato: platea, galleria, era tutto gremito. Sul palco, la banda del paese, nell’attesa di suonare per un grande evento: la consegna dei premi ai cittadini più meritevoli…». Comincia così, La distribuzione dei premi, uno dei tanti capitoli di Cuore, il romanzo di Edmondo De Amicis, da cui prende spunto lo spettacolo di Massimo Manini, attore, autore e regista di un cosiddetto teatro della Memoria e impegno civile. E si respirerà la stessa atmosfera festosa, il 17 e 18 dicembre, sul palco del teatro comunale di Avigliano Umbro (Terni) per il debutto di Kuori, che prevede la presenza di una formazione bandistica tra le più antiche d’Italia.

 

Lo spettacolo del regista bolognese suggella un progetto teatrale e culturale, ormai giunto al suo quinto anno di vita, concepito nel 2006 proprio per il comune umbro, con l’intento di rivitalizzare culturalmente il proprio territorio. Progetto che a novembre ha ricevuto il premio nazionale Anci, essendosi classificato primo tra quelli presentati dai comuni al di sotto dei 5mila abitanti.

 

Il lavoro di Manini, che in questi anni si è sempre più spinto verso l’interazione con le persone del posto realizzando laboratori, cortometraggi e spettacoli teatrali, ha creato anche importanti sinergie con realtà locali già esistenti da tempo. Non è la prima volta che Manini “parte” dalla gente, per mettere in scena una propria opera. Lo fece già a Bologna nel 2005, in occasione dello spettacolo (bologna) 2 agosto: 10,25. All’epoca, una prova aperta ai familiari delle vittime si trasformò in dialogo critico e costruttivo per lo spettacolo stesso). Perché è la gente ciò che interessa Manini. Portatori sani di teatro. O meglio: portatori sani di quel “qualcosa” di cui il teatro in questo momento ha sicuramente bisogno; se non altro per l’essenza di una semplicità che andrebbe recuperata.

 

È la stessa gente che descrisse De Amicis, quando con Cuore investì il popolo di importanti e fondamentali “missioni”. Gli occhi e i sentimenti diversi dei Kuori della gente rivivranno dunque ne La distribuzione dei premi, il solo e unico momento dell’opera deamicisiana in cui tutto il popolo scende unito in una piazza. È la “piazza del teatro”, fatta di un palco, una platea, ordini e gallerie. È la piazza, per antonomasia, della finzione, della retorica, quella in cui si prova la messinscena del giorno dopo, dove gli uomini, le autorità, faranno bella mostra di sé per prendersi il loro consolatorio ed esistenziale applauso: attori e non.

 

Già, perché a differenza di ciò che avviene nel racconto di De Amicis, la banda musicale di Kuori, in un clima di “riflessiva bisboccia”, viene colta nell’atto in cui ripassa il programma della manifestazione. Il giorno prima del tanto atteso evento, La distribuzione dei premi appunto, un celebrante illustra ai musicisti ciò che il giorno dopo in quello stesso teatro avverrà, riportando alla luce non solo i già noti protagonisti, da Bottini a Garrone, da Nobis a Derossi e via via tutti gli altri, ma lanciandosi anche a ipotizzarne i loro luminosi destini e con essi il futuro dell’intero Paese. Che non potrà essere che “roseo” e pieno di trionfi e dove i valori, sia etici che morali, saranno il collante della Nazione; viste le didascaliche premesse, con cui i personaggi furono pensati e costruiti con lo scopo d’indottrinare gli stessi italiani.

 

Dopo 150 anni, però, i protagonisti di allora non ci sono più e le premesse, stavolta, sono molto diverse. E a qualcuno, queste, possono anche fare male. Ma chi non ha mai benedetto le sberle date a tradimento da chi, per il bene della famiglia, ci ha cresciuti e voluto educare, per insegnarci a “stare al mondo”, e per “stare bene in mezzo agli altri”? I protagonisti di Kuori, elargiscono al pubblico diversi ceffoni, ma non ambiscono certo ad arrivare a tanto. Ciò che resta di questa prova, fatta da una banda che rappresenta “il popolo”, un direttore d’orchestra che rappresenta “la forza”, e un celebrante che rappresenta “la mente”, è che ognuno dei protagonisti continuerà a non capire mai di quale Italia si dovrebbe essere “fratelli”.

 

Kuori, di e con Massimo Manini e la Società filarmonica di Avigliano Umbro. Musiche originali di Rocco Gerboni dirette dal maestro Paolo Raspetti e arrangiate da Roberto Stiroli, luci di Basilio Presti. 17 e 18 dicembre, teatro comunale di Avigliano Umbro (Terni).

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