I buchi e gli stipiti

Anche in Spagna chiudono i negozi, chi può emigra e gli altri s’arrangiano. La soluzione? A lungo termine, un nuovo umanesimo
Carnevale nel mondo

In viaggio a Madrid per la presentazione di un libro, mi sono spinto fino a Salamanca, per contatti universitari. Un’occasione propizia per conoscere una delle più incantevoli città europee, un gioiello d’arte e d’accademia. Anche qui, come a Madrid, come a Roma e, in misura molto maggiore, ad Atene, sono stato colpito da un’insolita presenza nelle vie cittadine più centrali, anzi, un’assenza: qua e là appaiono infatti dei “buchi” che hanno tutta l’aria di non essere momentanei.

Qua e là dei negozi, anche di qualità superiore, scompaiono infatti. Niente più luminarie, niente esposizioni d’opulenza più o meno elegante, niente più continuità nelle solitamente ininterrotte teorie dei luoghi del consumo. Talvolta qualche commerciante arabo o cinese viene in soccorso della difficoltà, e impianta la sua botteguccia senza decoro, ma il più delle volte l’abbandono, la polvere, le scritte a spray, le bollette infilate sotto la porta e rimaste inevase dicono che in quel luogo si è consumato il dramma di commercianti che non ce l'hanno fatta più a mantenere gli standard della ricca vita europea. Spettacolo triste, così simile a quanto avevamo visto nei Paesi dell’Est europeo alla caduta del Muro, così come vediamo nei Paesi in rivoluzione del vicino mondo musulmano: Tunisia, Egitto, Siria, Iraq…

Anche quella che sta combattendo l’Europa è una guerra, economica ovviamente. Con risultati ancora incerti. Non basta mettere in atto misure di austerità, bisogna anche cambiare il nostro modello di sviluppo. Sugli stipiti delle porte di Salamanca ho scorto decine e decine di bigliettini attaccati con lo scotch: «Non buttare la tua roba vecchia, te la compro io»… «Hai bisogno di affidare i tuoi bambini a gente fidata?»… «Vendo un salotto di pelle come nuovo»… «Pratico massaggi a domicilio»… Così. Ci si industria, ci s’arrangia. La flessibilità è già in atto qui a Salamanca, prima ancora delle misure di Rajoy. Prima della Fornero, ovviamente, anche da noi.

È l’ora di una maggiore giustizia distributiva: nel momento della crisi generalizzata, tocca dividere equamente quel po’ che resta. È l’ora di un’attenzione profonda alla miseria di chi non ce la fa più. È l’ora di un nuovo umanesimo che rimetta al centro l’uomo, e non il soldo. Qui a Salamanca, patria di umanesimo, tocca trovarne uno nuovo, di umanesimo. Il vecchio non basta più.

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