Anche nel nord-est degli Stati Uniti, l’estate sembra stia cambiando. Il caldo arriva sempre più tardi, e si protrae sempre più a lungo. Quest’anno, a metà giugno cerano solo 18 gradi a Boston. Me lo ricordo bene perché abbiamo fatto un tour in barca a vela per festeggiare il compleanno di mio padre, e siamo gelati. E non ho fatto il cambio d’armadio con i vestiti autunnali fino alla settimana scorsa, ad ottobre iniziato.
Adesso però si può ufficialmente dichiarare l’inizio della sweater weather (tempo del maglione) e della spooky season (stagione spettrale), anche se certi negozi hanno iniziato a mettere in vendita le zucche finte di Halloween già ad agosto. Gli alberi in queste zone stanno diventando coloratissimi, e ormai da settimane quasi tutti i bar fanno pubblicità ai loro pumpkin spice lattes, un caffelatte al gusto di zucca speziata (che ovviamente gli americani bevono a qualsiasi ora del giorno, spesso con dentro cubetti di ghiaccio). La stagione culmina con Halloween, una festa adorata sia dai più giovani che dai giovani adulti, ma per motivi ben diversi.
Da piccola iniziavo a programmare il mio costume di Halloween con mesi di anticipo. Lo indossavo sia alla festa della scuola che durante la sera del 31 ottobre, quando la mia famiglia si trovava con altre per organizzare una comitiva di trick or treaters, quelli che fanno “dolcetto o scherzetto”. Una volta sceso il buio, andavamo di casa in casa, suonando il campanello di tutte quelle addobbate con zucche illuminate, ragnatele di plastica, lapidi finte, e/o scheletri sparsi per il vialetto. Collezionavamo le caramelle in contenitori a forma di zucca, oppure nelle federe dei cuscini.
Le case decorate nel modo più estremo erano spesso quelle con i dolcetti più buoni, tipo le enormi barrette di cioccolato che ci elargiva il nostro vicino di casa. Al tempo, abitavamo in California, e lui era un clown professionista. Invece le case buie e senza decorazioni erano da evitare: i residenti evidentemente non volevano essere disturbati. Ogni tanto quelli che non avevano voglia di rispondere al campanello 20 volte di fila, oppure, se tutta la famiglia era uscita a fare dolcetto scherzetto, lasciavano una ciotola di caramelle e dolcetti su uno sgabello davanti alla porta principale. Potete immaginarvi quanto duravano queste ciotole, specialmente se passava un gruppo di adolescenti!
Io iniziavo ad abbuffarmi di caramelle da subito, visto che una volta tornata a casa mia madre avrebbe fatto una selezione rigorosa di quelle che potevo tenere e quelle che avremmo buttato. Nonostante questo, e visto che i nostri genitori permettevano a me e mio fratello di mangiarne solo una o al massimo due al giorno, la scorta accumulata mi durava per mesi.
Dolcetto o scherzetto (trick or treat) è un’attività per bambini. Gli adolescenti e giovani adulti invece fanno le feste in casa, nelle residenze universitarie, o nei bar o discoteche. Quando ero al Boston College, i costumi di Halloween a volte causavano delle polemiche sociali a causa di alcune appropriazioni culturali. Era infatti socialmente vietato travestirsi da membri di culture diverse, specialmente da nativi americani o messicani. Però c’era una certa ipocrisia in tutto questo, perché nessuno batteva ciglio se qualcuno si mascherava da cowboy del Far West o da boss della mafia italiana.
Forse adesso i tempi sono cambiati. La cancel culture (il boicottaggio di una persona per comportamenti considerati offensivi) è diminuita in modo significativo. In più, tra pandemia e guerre, negli ultimi 5 anni il mondo ha dovuto fare i conti con cose ben peggiori. Una cosa, però, non credo cambierà mai. Le ragazze continueranno a esibire gli aspetti stravaganti di qualsiasi costume immaginabile, anche rischiando di prendersi qualche malanno nelle notti di Halloween più fredde.