L’Europa vede ancora sé stessa al centro del mondo, non vuole ammettere che non lo è più, pur sapendolo. L’Europa è quella che ha iniziato, dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale, un processo d’integrazione economica, a partire dal carbone e dall’acciaio, fino a raggiungere un’Unione europea (Ue) nella quale gli Stati membri hanno condiviso una serie crescente di politiche. L’Ue è quella che, nel 2012, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, proprio «per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa».
Quella stessa Ue, però, respinge i migranti. Eppure, l’Europa è vista come un’occasione di speranza e di riscatto per molti di loro, ma la mancanza di solidarietà tra gli Stati membri, nonché di coraggio, fa sì che la questione non sia affrontata ancora pienamente. Ciononostante, l’Ue si vede, a ragione, promotrice della democrazia e dei diritti umani. Indubbiamente, i cittadini europei vivono in un sistema di garanzie che non ha eguali nel mondo.
Inoltre, negli accordi commerciali con gli altri Paesi, vi è sempre un ambito che riguarda la protezione dei diritti umani. L’Ue, infatti, con le sue regole, detta degli standard che, giocoforza, gli altri Paesi sono tenuti a rispettare se vogliono fare affari. Non a caso, si dice che, nel mondo gli Stati Uniti fanno, la Cina copia, l’Europa regola. Questo è vero fino a un certo punto, perché con la crisi della globalizzazione e un ritorno a forme di protezionismo, l’Europa ha capito che deve anche innovare e produrre.
L’Ue guida il mondo verso la transizione ecologica con un piano integrato di riforme, investimenti e ricerca su clima, energia, trasporti, agricoltura, edilizia e fiscalità, in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, il cosiddetto pacchetto legislativo Fit for 55, anche piantando 3 miliardi di nuovi alberi. Attorno all’Ue, oggi composta da 27 Stati membri in 4 milioni di km², vi sono 9 candidati e un potenziale aspirante, ma vi gravitano anche altri Paesi, tra i quali il Regno Unito che ha abbandonato l’Ue dopo un lungo processo e che, diciamolo sottovoce, un po’ se ne pente. Eppure, l’Ue sa, ma non vuole ammetterlo, che è indispensabile sviluppare una politica comune di difesa, considerando il disimpegno degli Stati Uniti nella Nato e la guerra tra Ucraina e Russia alle sue porte.
L’Europa è quella della secolarizzazione, dell’espulsione della religione dalla vita pubblica, ma è anche quella dove, all’articolo 17 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue, è stato istituzionalizzato proprio il dialogo con le Chiese. L’Europa è contraddittoria, ma non sa come non esserlo. D’altronde, è un esperimento sui generis, è un’idea in divenire, ma, come diceva uno dei suoi padri fondatori, Jean Monnet, l’Europa si farà di crisi in crisi. E, diciamolo, più crisi di così?