Gli auguri per la festa di fine Ramadan

«Lavoriamo insieme per costruire ponti di pace»: questa la sintesi del messaggio della Santa Sede ai musulmani del mondo per la conclusione del periodo di digiuno
Ramadan Pakistan

Anche quest’anno, puntuale, arriva il messaggio, che da tempo il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso(Pcdi) rivolge ai musulmani del mondo in occasione della conclusione del periodo di digiuno del Ramadan. Lo scorso anno aveva riscosso un’eco notevole il fatto che papa Francesco avesse voluto firmare l’indirizzo di auguri, che nel 2014 torna alla norma con la firma del presidente del Pcdi, il card. Jean Louis Tauran e di padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ, segretario del medesimo ufficio.

 

Il titolo del messaggio per la fine del digiuno di quest’anno è particolarmente significativo – "Verso un'autentica fraternità fra cristiani e musulmani" – e vuole essere un invito a lavorare «insieme per costruire ponti di pace».

 

Il card. Tauran e padre Ayuso si riferiscono proprio al messaggio del 2013, quando papa Francesco si rivolse ai musulmani chiamandoli "nostri fratelli", una modalità non casuale perchè «tutti noi riconosciamo – afferma il messaggio del 2014 – la pregnanza di queste parole. Infatti, cristiani e musulmani sono fratelli e sorelle dell’unica famiglia umana, creata dall’unico Dio». Ma l’attuale papa, che, come ha dimostrato la recente preghiera per la pace con i presidenti di Israele e Palestina, è particolarmente attento al dialogo fra seguaci di diverse religioni proprio in vista di assicurare una pace stabile al mondo, è stato preceduto da profeti illustri. A questo proposito il messaggio ricorda anche le parole che, nel 1982, papa Giovanni Paolo II rivolse ad alcuni capi religiosi musulmani in Nigeria: «Tutti noi, cristiani e musulmani, viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso. Crediamo tutti in un solo Dio Creatore dell’Uomo. Acclamiamo la signoria di Dio e difendiamo la dignità dell’uomo in quanto servo di Dio. Adoriamo Dio e professiamo una sottomissione totale a lui. In questo senso possiamo dunque chiamarci gli uni gli altri fratelli e sorelle nella fede in un solo Dio».

 

 

In nome dello sforzo di mettere in evidenza quanto unisce le diverse fedi, ovviamente senza incorrere in alcun tipo di confusione, il documento prosegue con parole di gratitudine all’«Altissimo per tutto ciò che abbiamo in comune, pur essendo consapevoli delle nostre differenze. Noi percepiamo l’importanza della promozione di un dialogo fruttuoso basato sul reciproco rispetto ed amicizia. Ispirati dai nostri valori condivisi e rafforzati dai nostri sentimenti di genuina fraternità, siamo chiamati a lavorare insieme per la giustizia, la pace e il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona. Ci sentiamo particolarmente responsabili dei più bisognosi: i poveri, i malati, gli orfani, i migranti, le vittime della tratta umana e tutti coloro che soffrono a causa di ogni forma di dipendenza».

 

Segue, poi, un’analisi dell’attuale situazione mondiale con le sfide che pone di fronte a tutti gli uomini, chiamati, pur appartenendo a tradizioni culturali e religiose diverse, a impegni di solidarietà.

 

«Queste sfide comprendono le minacce all’ambiente, la crisi dell’economia globale e alti livelli di disoccupazione specialmente fra i giovani. Tali situazioni generano un senso di vulnerabilità ed una mancanza di speranza nel futuro. Non dobbiamo neppure dimenticare i problemi affrontati dalle tante famiglie che sono state separate, lasciando i propri cari e spesso anche bambini piccoli. Lavoriamo insieme, perciò, per costruire ponti di pace e promuovere la riconciliazione specialmente nelle aree in cui musulmani e cristiani subiscono insieme l’orrore della guerra».

 

L’amicizia che si auspica non è dunque né un’espressione di buonismo né semplicismo culturale o religioso. Ha, piuttosto, delle finalità chiare e concrete. «Possa la nostra amicizia – si legge infatti – ispirarci sempre a cooperare nell’affrontare queste numerose sfide con saggezza e prudenza. In tal modo potremo aiutare a ridurre le tensioni e i conflitti, facendo progredire il bene comune. Dimostreremo pure che le religioni possono essere sorgente di armonia a vantaggio di tutta la società».

 

I due esponenti del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso hanno voluto concludere con un accenno diretto all’impegno di papa Francesco e alla sua vicinanza a coloro che professano la religione musulmana. «Con papa Francesco, vi rivolgiamo i nostri cordiali auguridi una gioiosa festa e di una vita di prosperità nella pace».

 

In una fase delicata dei rapporti fra cristiani e musulmani soprattutto in vari Paesi del Medio Oriente, ma non solo, ed in un momento di tensioni interne forti fra il mondo sunnita e quello sciita, il papa ed i suoi rappresentanti auspicano, quindi, un impegno al dialogo sempre più mirato alla pace, capace di guardare fuori dei propri circoli settari e ghettizzati per dare un contributo comune al mondo, attraverso un’amicizia vera fra uomini che credono nell’unico Dio. Il messaggio vuole ribadire ancora una volta quanto la religione possa essere dalla parte della soluzione più che da quella dei problemi.

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