“Rallenta, respira. Il tempo che dedichi a te non è sprecato, è sacro. È il tempo in cui Dio ti accarezza l’anima”. È uno dei messaggi di don Cosimo Schena, il sacerdote che in Italia ha più followers su Instagram. Psicologo e psicoterapeuta in formazione, ha scritto 25 libri. Anche don Cosimo parteciperà al Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, che si svolgerà il 28 e il 29 luglio. “Sui social si viene idealizzati, allora bisogna far capire a quanti ci seguono che anche noi siamo umani, anche noi siamo fragili”, ha spiegato nel corso del suo intervento all’incontro mensile online del gruppo Comunicazione e sinodalità, nato su ispirazione della rete internazionale NetOne, di cui fanno parte giornalisti e comunicatori di diverse testate, nonché studiosi e studenti della comunicazione.

Don Cosimo Schena nella sua parrocchia. Foto dal profilo Instagram.
Don Cosimo, come sei diventato un missionario digitale?
Tutto è iniziato per caso. Guardando le chiese vuote non pensavo che la Rete avrebbe portato nella mia vita un incontro così vasto con tante persone che sono veramente alla ricerca di Dio. Noi guardiamo le chiese vuote e pensiamo che tanta gente non crede più in Dio. Invece, nei social ho ritrovato un riscontro fortissimo che c’è tanta voglia di incontrare Dio nella propria vita. E questo è straordinario. Io ho iniziato molto per caso. Senza nessuna pretesa, ho cominciato a pubblicare delle frasi del Vangelo e delle mie piccole riflessioni. Da lì ha cominciato a formarsi questa rete che è diventata sempre più grande, dove la gente mi cercava per chiedermi dei consigli, per ringraziarmi, dicendomi: “quella frase mi ha salvato”, “quel video mi ha dato la possibilità di fermarmi un attimo e riflettere”. Non c’è stato proprio un programma ben preciso per raggiungere tante persone. Poi la grazia di Dio fa tutto, ci dà la possibilità di portare la nostra parola ovunque, soprattutto nella Rete, dove abbiamo la possibilità di incontrare tanta gente in tutte le parti del mondo. Rispetto a tutte quelle persone che sono alla ricerca di Dio sui social, ci sono anche tante altre che non credono, ma ti contattano lo stesso.
Che cosa ti dicono?
Dicono: “Anche se non credo in Dio, quello che dici e fai mi piace, mi piace davvero”. E questo mi fa riflettere, perché io porto l’annuncio del Vangelo. Non è che ho inventato una nuova teoria o una nuova religione. Questo ci fa capire che è la comunicazione che fa la differenza, che fa arrivare il messaggio in maniera più forte ed unica. Un altro aspetto che nella Rete ormai vivo da anni è che la solitudine è davvero la malattia di questo secolo. Perché c’è davvero tanta gente sola che si rifugia nei social per trovare una risposta, un conforto, anche una risata o per passare il tempo. Si va alla ricerca di questo, perché non abbiamo più la capacità di ascoltarci. A me arrivano audio, email e messaggi lunghissimi, dove alla fine c’è scritto: “Non c’è bisogno che mi rispondi. L’importante è che l’ho detto a qualcuno”. Questo mi fa rabbrividire, perché dico: è possibile che non siamo capaci di ascoltarci? Non siamo capaci di andare uno incontro all’altro e amarci come il Signore vuole? Però io penso che con la testimonianza di più persone si fa la differenza. Adesso siamo in tantissimi, ognuno con il proprio stile, con il suo modo di portare l’Annuncio, che arriva e fa la differenza. La cosa importante non sono i numeri, ma raggiungere anche un solo cuore, perché così abbiamo portato l’annuncio, la parola giusta, la parola bella, la parola che serviva in quel momento ad una persona che era sola.
Come fai a conciliare la vita di tutti i giorni con il tuo essere un missionario digitale?
Io riesco a conciliare tranquillamente tutto, perché ormai non possiamo dividerci dal virtuale. Reale e virtuale in tutti, ma soprattutto nei giovani, non si possono separare. Cerco di vivere la mia giornata facendo il parroco a Brindisi e ho anche tante persone che mi aiutano a raggiungere più persone. Però i messaggi, le mail, rimangono private. Io cerco di organizzarmi. La cosa che mi fa sempre riflettere è che il Signore mi dà la forza di riuscire a farlo. Detto così può sembrare un po’ semplice, però quando la grazia di Dio ti tocca, e tocca anche gli altri, pure le fatiche più grandi diventano piccole.
Cosa rappresenta per te questo Giubileo?
Per me rappresenta un punto d’inizio in cui ci ritroviamo tutti e iniziamo a fare qualcosa insieme per poter portare questo annuncio della parola di Dio in maniera ancora più forte e più bella, perché più siamo, più siamo famiglia, più siamo comunità e più facciamo la differenza. Il giubileo sarà un momento bellissimo. Sarà un riconoscimento, come ha detto monsignor Lucio Adrian Ruiz, segretario del dicastero della Comunicazione, ma ci darà anche la possibilità di riconoscere l’uno con l’altro che abbiamo lo stesso fine, e cioè portare Cristo agli altri.

Don Cosimo Schena in un selfie a piazza San Pietro, Roma. Foto dal profilo Instagram.
I missionari digitali possono essere di tutte le età. Se qualcuno volesse diventarlo, che consiglio gli daresti?
Di portare Gesù nella Rete, di portare la parola di Dio: è il consiglio che do anche a me stesso: non mandare mai un messaggio che tu per primo non vivi. Bisogna essere credibili, portare una testimonianza credibile, perché io posso fare anche il video più bello, più commovente, più coinvolgente di questo mondo, ma se è fine a se stesso, può anche darsi che arriverà a qualche cuore, che cambierà la vita di qualcuno, ma se io per primo non vivo quello che dico, questo non ha senso.
Tutti possono essere missionari digitali: tutti coloro che credono in Dio. Però cerchiamo di essere credibili anche nella vita reale, non solo nei social. Sui social si viene molto idealizzati. I ragazzi idealizzano gli influencer o persone che hanno un impatto molto forte e la stessa cosa accade con me. Molta gente mi idealizza e allora bisogna far capire che anche noi siamo umani, anche noi siamo fragili e che, quando abbiamo Dio accanto a noi, Gli diamo la possibilità di starci accanto, perché Lui sta sempre accanto a noi. La nostra vita non sarà rose e fiori, non sarà risolta in tutte le situazioni negative che viviamo, ma sappiamo che non siamo soli, che Lui è con noi.