Fermarsi ai cieli, i blu, gli azzurri, il color cenere. Alle distese soleggiate dove pascolano le mucche accarezzate dai tratti fini di un pennello sottilissimo, al trasporto in barca sul lago, alla notte in una stalla. Alpi, prati, animali, donne. Una vita monotona sembrerebbe. Ma Giovanni vi coglie la poesia limpida delle cose di sempre, fatte con un amore riservato, umile e forte.
La luce insegna le ore del giorno e della notte nel loro variare. La tela Ave Maria a trasbordo (1886 -1888, St. Moritz, Segantini Museum) vede una piccola barca trasportare una famiglia: le pecore, l’uomo che rema, la madre col bambino. È l’ora dell’imbrunire, quando la sera si avvicina alla notte ma non è ancora notte. La luce legge il fruscio delle onde, lento, il lago pallido, il paese bruno lontano. Silenzio. Poesia di affetti, un infinito calato con naturalezza nell’ultima preghiera. È una scena vera, ma non freddamente realistica: c’è il sentimento arcaico e moderno delle “opere e i giorni”, che se ne vanno sempre uguali e mai davvero uguali.

Giovanni Segantini, “Ave Maria a trasbordo” (foto da ufficio stampa Musei Civici di Bassano del Grappa)
C’è l’amore. Nella tela Alpe di maggio (1890, Amsterdam, Rijkmuseum) la capra allatta, il capretto in un campo dorato bagnato dal sole, caldo, ma l’aria è ancora frizzante, lo si sente.
Pittura spirituale o contemplativa? Segantini vede, trasfigura ciò che ha contemplato, con una semplicità che non ha nulla di artefatto: la natura è bella, le Alpi pure, le donne che conducono all’abbeveratoio le mucche, pure. La poesia di Segantini è essenziale, cura i dettagli, non si sente mai un accenno di retorica.
Nel celebre dipinto Le due madri (1889, Milano, Galleria Nazionale dell’Arte Moderna) egli accosta dentro la stalla la donna addormentata col bambino in braccio e la mucca con il vitellino: la lanterna centrale illumina le due madri, le riscalda, le fa riposare nel dolcissimo chiaroscuro. È amore. Come La raffigurazione della primavera (1897, New York, French & Company). Una giovane donna conduce due cavalli nel sentiero. Intorno, il più splendido cielo azzurro striato di nuvole ventose e il candore abbacinante delle Alpi. Siamo in alto. L’infinito sembra qui, con semplicità.
Giovanni Segantini, Bassano del Grappa. Museo Civico. Fino al 22.2.