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Cultura > I film della settimana

Giovani madri

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

È in sala il film dei fratelli Dardenne, premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura. Un lavoro coraggioso e commovente

Luc e Jean-Pierre Dardenne posano con il premio per la Miglior Sceneggiatura per “Giovani madri” durante il photocall della cerimonia di chiusura del 78° Festival di Cannes, Francia, 24 maggio 2025. Credit: EPA/Clemens Bilan/ ANSA.

Che ci fanno cinque ragazze, giovani madri con bambini appena avuti da partner adolescenti o in attesa? Vivono in una struttura per giovani donne a Liegi, in Belgio. Clima esterno grigio, poca luce, tante notti, clima interno della casa famiglia attento, controllato, servizievole, caldo. Si devono aiutare le ragazze a divenire responsabili, ad accettare di essere madri. Jessica, Perla, Julie Naima e Ariane hanno storie diverse alle spalle, alcune non hanno abortito per scelta, altre non ne sanno dire il motivo. Sono tutte così giovani. I loro “ragazzi” ci sono e non ci sono, poi lentamente si dileguano, tranne qualcuno. I maschi non ci fanno una bella figura.

Qualcuna di loro è figlia di una ragazza madre che l’ha subito abbandonata perché si vergognava e lei rincorre questa donna – è uno dei momenti più drammatici − a chiederle perché l’abbia lasciata, vorrebbe dalla donna gelida almeno un abbraccio. Domande crude in una vita cruda. Qualcun’altra vorrebbe dare il piccolo in affidamento perché non conosca la miseria familiare come è accaduto a lei. Tutte lottano, in diversa misura. Qualcun’altra invece accoglie con amore insieme al compagno la nuova creatura.

È un film corale con le protagoniste giovani attrici alle prime armi ed un gruppo di personaggi “minori” che fanno da sfondo a questa storia in cui le adolescenti devono imparare a diventare adulte, a crescere anche se in fretta e in modo inatteso. È l’incontro pure con il dolore, la trepidazione, il futuro.

Il film coraggioso e lucido tocca momenti duri di caduta e ripresa – la ragazza ex tossica − ma viaggia deciso sul tema della speranza risultando un inno alla vita, la visione della maternità non solo come dramma, ma come luce e vita. I Dardenne parlano chiaro, con forza e delicatezza, delineano la casa famiglia come luogo di vera accoglienza, narrano le cinque storie che poi sono una, con silenzi o dialoghi lunghi, primi e primissimi piani indagatori, una recitazione rapida, una fotografia che punta all’introspezione in cui anche la natura rispecchia i sentimenti.

Ma ci sono altri protagonisti del film e sono i bambini. Creature indifese che attendono che le ragazze imparino la gioia e la responsabilità di essere madri. La gioia, anche questo uno dei motivi del film che lo rende luminoso ben oltre le fatiche della crescita e della vita. Una dimensione individuale e corale che i Dardenne, in genere concentrati su di un unico personaggio, qui affrontano con una cura speciale, prendendo di petto il tema della maternità precoce, ma con tatto, con sincerità e con quell’amore che le giovani madri stanno faticosamente imparando, dicendo anche dei no a proposte che non le aiuterebbero a crescere. Un film, quasi tutto al femminile, che è una lezione sul poter affrontare temi scottanti senza paura e con misura, utile per il cinema italiano. Da non perdere.

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