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Giorgio La Pira, la pace e i poveri. Lezione urgente per oggi

a cura di Edoardo Zaccagnini

- Fonte: Città Nuova

Il prossimo 5 novembre, con una messa e una conferenza, si ricorderà a Firenze, come ogni anno il “sabato senza vespri” di un politico anomalo, sempre più segno di contraddizione in questo tempo di guerra. Sarà distribuita con l’occasione l’intervista a Città Nuova di Mario Primicerio, allievi e continuatore dell’opera di La Pira, e terrà la relazione l’ambasciatore Pasquale Ferrara. In preparazione di questo appuntamento riportiamo questo dialogo con  Maurizio Certini, vice presidente della Fondazione Giorgio La Pira pubblicata su United World Project

Giorgio La Pira, rieletto sindaco di Firenze ANSA ARCHIVIO

Giorgio La Pira è stato un politico un uomo di grande spessore. Professore di Diritto Romano, ha fatto parte dell’Assemblea costituente che ha scritto la Costituzione italiana, è stato tre volte sindaco di Firenze e deputato. Per i valori incarnati lungo la sua vita, per le azioni svolte, può essere ancora oggi un faro per le nuove generazioni.

Per questo proviamo a costruire un ritratto di Giorgio La Pira con l’aiuto di Maurizio Certini, vicepresidente della Fondazione La Pira, che ha sede a Firenze.

Quanto spazio ha dedicato Giorgio La Pira al prossimo fragile?

I poveri erano al centro della sua vita. I poveri di Firenze erano la sua famiglia, perché era povero insieme a loro. La Pira fa una scelta di povertà radicale, simile a quella di San Francesco. Condivide sempre tutti i suoi beni perché considera la povertà un valore evangelico, se liberamente scelta. Considera il Vangelo come libro dei poveri e testo di socialità umana, ma sarà anche il suo riferimento costante nell’impegno in politica. Vede nel povero un altro Cristo e nella patologia del sistema economico la grave responsabilità dell’indigenza e interviene, facendo politica, per amore.

La Pira a vent’anni ebbe una conversione religiosa…

Ci sono appunti molto belli scritti da La Pira a 20 anni, nella Pasqua del ‘24. Sono le parole di un giovane innamorato, di un «esploratore del paradiso», come lo definisce Dossetti, suo compagno alla Costituente, che paragonerà questa sua intensa, esperienza mistica, a quella di Francesco d’Assisi a San Damiano. La Pira vi arriva attraverso un percorso di studio e riflessione accompagnato dai suoi insegnanti. In particolare, da quello di lettere. Incontra, come dice lui stesso, «Gesù, il Maestro» e lo segue in modo radicale per tutta la sua vita di studioso, di docente, di sindaco povero coi poveri.

Com’è stata la vita di La Pira prima di allora?

Nasce nel 1904 a Pozzallo, un borgo di pescatori del sud della Sicilia e cresce a Messina, in un ambiente anticlericale, è toccato dal futurismo di Marinetti. Ma anche in questo contesto non gli manca la sensibilità sociale. Lo dimostra l’attenzione ai baraccati nella periferia di Messina dopo il terremoto del 1908. La Pira porta loro aiuto, gioca coi bambini.

Cosa accade quando arriva a Firenze?

Arriva nel 1926, da studente, chiamato dal suo professore: l’eminente romanista Emilio Betti. Qui La Pira prepara la sua tesi e si lega a Firenze, insegnando all’università, impegnandosi nella cura dei poveri con la San Vincenzo De Paoli. Dopo un breve periodo come Sottosegretario al lavoro, sarà sindaco (dal 1951 al 1965). Darà un volto nuovo alla città pesantemente ferita dalla guerra, avendo nel cuore 5 obiettivi: per tutti il lavoro, la casa, la salute, la scuola, uno spazio per pregare.

Qual è la strada che lo porta alla politica?

A Firenze approfondisce il pensiero di San Tommaso e ne fa propria la dimensione politica, mettendo sempre al centro la persona umana e la dignità di ogni uomo e donna, gli ultimi in primo luogo. Recupera, seguendo l’insegnamento dell’amico papa Paolo VI, la dimensione della politica come espressione più alta della Carità. Nel 1934 fonda la Messa del povero, tutt’ora esistente a Firenze e vede nell’Eucarestia la vetta, il centro della dimensione relazionale. Fonda la Comunità di San Procolo, che unisce poveri e ricchi coinvolgendo i giovani. Non c’è nulla di paternalistico nell’atteggiamento di La Pira, perché La Pira è povero coi poveri. La domenica starà sempre coi poveri; li aiuta, li informa sui temi politici e internazionali. In cambio chiede loro preghiere, convinto che tutti abbiano qualcosa da donare.

Come si muove durante il Fascismo?

Nel 1938, vengono emanate le leggi razziali. Si stabilisce che alcuni cittadini non sono più tali. Non hanno più i diritti degli altri. Un amico e collega di La Pira, il Prof. Cammeo, viene estromesso dall’università perché ebreo.

Lui come reagisce?

Non imbraccia il fucile, ma scrive: nel gennaio del 1939 crea un Supplemento alla rivista dei Domenicani di San Marco Vita cristiana: una pubblicazione mensile che non accusa nessuno, ma che si oppone nettamente alla dottrina e alla prassi del fascismo. Lo chiama “Principi”.

Cosa si legge dentro “Principi”?

Recupera gli scritti della classicità, pagine della Bibbia, dei padri della Chiesa. Parla della centralità della persona umana, della sua dignità, della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà, della giustizia e della pace come meta definitiva dell’umanità. Parla del lavoro, dei diritti sociali e dello Stato come loro garante. Spiega l’illegittimità della guerra. In seguito all’invasione della Polonia da parte della Germania nazista, nel numero di settembre 1939 pubblicherà un articolo durissimo. La rivista andrà avanti fino al 1940, quando sarà soppressa dai fascisti.

Lì cosa succede?

La Pira è controllato dai fascisti, ma ciò nonostante continua a muoversi a parlare in tanti luoghi, finché non sarà costretto a nascondersi per poi fuggire a Roma, ospite dell’amico mons. Montini (futuro papa Paolo VI). A Roma incontra altri intellettuali riparati nella capitale, come Calamandrei. E incontrerà anche Igino Giordani, col quale svilupperà una particolare sintonia. Nel 1945 pubblicherà una sua opera fondamentale: La nostra vocazione sociale.

Cosa ne è di “Principi”?

Rimane un’operazione culturale eccezionale, perché in quella rivista si ritrovano i “principi” della nostra carta costituzionale.

Finita la guerra, La Pira torna a Firenze?

Vi torna molto prima. La Pira freme. Rientra non appena gli alleati lo fanno passare perché Firenze è stata liberata e la guerra continua spostandosi lentamente verso il nord Italia. E’ il 2 settembre del 1944. Gli vengono conferiti ruoli per la cura dei poveri, visto che li conosce tutti. Viene nominato presidente dell’ECA, l’Ente Comunale Assistenza. Nel frattempo, entra a far parte dell’Assemblea che lavora per redigere la nuova Costituzione, dove avrà un ruolo chiave nella redazione dei Principi Fondamentali.

Quei principi che ritornano…

L’articolo 2 è tutto di La Pira, come parte dell’articolo 1. L’articolo 3, fino all’articolo 11: sull’Italia che ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali. La Pira si era già preparato.

 

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