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Italia > Fenomeni

Ghosting, comportamento fantasma al lavoro

di Javier Rubio

- Fonte: Città Nuova

Ci sono sempre più relazioni, comunicazioni, impegni, anche in campo lavorativo, che spariscono. È il fenomeno del ghosting, terminare una relazione senza dare spiegazioni, semplicemente chiudendo ogni canale di comunicazione e trasformandosi in un fantasma (ghost, in inglese)

ghosting

È sorprendente la capacità che hanno le lingue, almeno quelle che conosco, le occidentali, di generare nuovi significati a partire da una radice verbale o da un sostantivo. Basta aggiungere un prefisso o un suffisso ed ecco una nuova parola, una sfumatura semantica in più o perfino un nuovo concetto. Questo mi è venuto in mente quando, guardando un telegiornale della sera, ho sentito, e ho visto scritto sullo schermo, il termine ghosting. Parliamo di fantasmi? Forse sì.

La notizia, breve e appena accennata, metteva l’accento sulle difficoltà che sorgono quando si manca ad una parola data, per così dire, nell’ambito del lavoro, sia da parte dell’azienda, sia da parte del dipendente; semplicemente s’interrompe la comunicazione, anzi, si produce un vuoto totale di comunicazione tra le parti. E perché tale fenomeno farebbe notizia? Perché è in crescita in modo preoccupante e crea non pochi problemi alle aziende. Economia, sempre economia…

Cercando altra informazione, sembra che il termine ghosting sia stato usato dapprima per definire la rottura di una relazione in Rete, forse inizialmente nei siti di appuntamenti. Cioè, quando uno degli interlocutori scompariva senza dire una parola. In un certo senso diventava un fantasma.

Ora però si sente sempre più parlare di ghosting anche in ambito aziendale, e consiste nello scomparire senza dare spiegazioni in un rapporto professionale. Qualche esempio: dopo un processo di selezione, il candidato scelto per un posto di lavoro scompare; all’inverso, l’azienda non comunica al candidato che non l’ha selezionato; ancora peggio, il candidato firma un contratto e poi non si presenta al lavoro.

Secondo gli studiosi del fenomeno, le cause di un tale comportamento possono essere tante, ma la casistica si può riassumere in un esempio. Mettiamo che una persona si presenti per un’offerta di lavoro, fa le solite interviste e viene selezionata. Mentre si avvicina il momento di presentarsi al lavoro, esplora altre offerte e ne trova una più allettante per le sue aspettative; allora dimentica la prima scelta senza comunicare che ha cambiato idea. Anche all’inverso, accade di frequente che i dipartimenti delle risorse umane, quando svolgono un processo di selezione, non comunichino poi ai candidati l’esito, e molti di loro perdono altre possibilità per mancanza di informazione. Ecco il cane che si morde la coda.

Il ghosting, dicono gli studiosi del mercato del lavoro, può causare danni all’azienda, poiché si perdono tempo e risorse in processi di selezione non efficaci. La chiave per evitare questi danni è «mettere il candidato al centro del processo, ascoltarlo e scoprire di cosa ha bisogno». Cioè, la persona con i suoi bisogni e i suoi limiti messe al centro delle offerte di lavoro. Sarebbe bello un approccio tipo: mi dica cosa sa e può fare e le trovo un posto di lavoro adatto.

Purtroppo non è così. Il mercato del lavoro stabilisce delle norme, alle volte crudeli, dalle quali è difficile scappare. Ciò non spiega però il comportamento fantasma (il ghosting) che forse ha radici più profonde. Nella società del pensiero liquido descritta da Zygmunt Bauman si sta sviluppando una responsabilità liquida, cioè quella che non conclude i processi, i progetti, gli impegni, i lavori…, dimenticando che molte cose hanno necessariamente un inizio e una fine.

Per approfondire, leggi anche L’amore minacciato da ghosting, zombing e stashing

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