Sfoglia la rivista

Persona e famiglia > Iniziative

Feritoie di disagio e squarci di luce

di Luigi Laguaragnella

- Fonte: Città Nuova

Il ciclo di incontri “Feritoie di luce” prevede incontri mensili fino a giugno presso l’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari. Per la costruzione di una comunità più umana, aperta e solidale in risposta alle richieste di aiuto dei ragazzi

Dalle pieghe delle vite dei ragazzi, senza dubbio, trapassano squarci di luce e renderli maggiormente consapevoli della loro preziosità è compito di famiglia, scuola, reti sociali e istituzionali.

L’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari, oltre a proporre un valido percorso di istruzione per bambini e adolescenti, prende davvero a cuore le loro emozioni e la loro crescita a 360°, favorendo diverse occasioni di formazione. Da tempo la scuola paritaria delle Adoratrici del Sangue di Cristo ha attivato l’équipe socio-psico-pedagogico. La presenza di figure competenti come psicologi e pedagogisti è un utile supporto per gli studenti e le famiglie. Con il ciclo di incontri mensili “Feritoie di luce”, presentato a gennaio, si prosegue questo percorso con la rete sociale e le famiglie per beneficiare di un supporto pensato per continuare a trovare risposte all’urgenza del disagio e della sofferenza psichica, particolarmente rilevanti tra le nuove generazioni.

«La scuola Preziosissimo Sangue apre uno spazio di ascolto e condivisione ‒ afferma suor Francesca Palamà, preside dell’Istituto ‒ per essere supporto gli uni degli altri e soprattutto per imparare a guardare e leggere il cuore inquieto dei ragazzi. Abbattere lo stigma che porta a vedere la richiesta di aiuto ad esperti come un segno di debolezza o vergogna, è il primo passo per inoltrarsi in questi spiragli di luce che desiderano filtrare anche le situazioni più buie verso la costruzione di una comunità più umana, aperta e solidale».

La loro crescita, infatti, non passa esclusivamente dalla didattica, ma dalla possibilità di metterli nelle condizioni adatte per esprimersi ed essere ascoltati senza giudizi. Sul valore dell’ascolto ha parlato l’assessora al welfare del Comune di Bari Elisabetta Vaccarella, che ha accolto la proposta della scuola paritaria delle Adoratrici del Sangue di Cristo: «La scuola ha il compito di avvicinare i ragazzi attraverso l’ascolto e noi adulti siamo chiamati a dare una risposta ai loro bisogni. Forse oggi è la società stessa a chiedere troppo ai giovani che si sentono perennemente sotto esame e quindi sottoposti a pesanti forme di stress e ansia da prestazione. Inoltre il contesto è reso maggiormente complicato dal momento in cui le famiglie hanno difficoltà a permettersi un pasto. In un clima di incertezza generale come si può chiedere ai ragazzi di essere perfetti?».

Negli incontri di Feritoie di luce intervengono esperti e professionisti in un clima di dialogo aperto con ragazzi e famiglie per approfondire le cause e le dinamiche del disagio psichico di adolescenti e preadolescenti, legate all’incertezza per il futuro, alla pressione sociale, alla disgregazione familiare, all’abuso di sostanze e social network e promuovere la valorizzazione delle risorse individuali.

Favorire degli spazi fisici sarebbe l’occasione per entrare in connessione con i non-luoghi in cui fluttuano i ragazzi e dare loro sfogo alla creatività e talento. Da qui nascono i presupposti di ascolto e scambio intergenerazionale.

Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo, che aderisce agli incontri di Feritoie di luce, vede anche dalle forme espressive e artistiche modalità di ascolto e di prossimità tra diverse generazioni. «Bisogna rendere positiva la competizione. Oggi si vive in uno stato di incattivimento generale in cui si perde troppo facilmente l’autocontrollo; inoltre assistiamo ad un costante utilizzo di aggressività verbale, oltre che all’esaltazione della logica della violenza». Dilaga infatti la propaganda dell’uso delle armi non solo nei giochi dei ragazzi, ma nella realtà trasmessa dalle notizie di cronaca oppure dalla facilità con cui ci si armi per risolvere anche semplici discussioni. «È opportuno infittire la rete sociale del noi in cui si favorisca l’integrazione sociale e intergenerazionale in un contesto in cui statisticamente gli adulti sono in maggior numero rispetto ai giovani e raccontare la cultura della pace a partire dai nostri luoghi». Lo spunto del sociologo richiama necessariamente alle responsabilità degli adulti, sulle modalità di sapersi porre accanto ai ragazzi e, da educatori, tenere le antenne alzate sulle loro parole e gesti. «Anche perché i ragazzi parlano ‒ ricorda  Immacolata d’Errico, psichiatra e referente EDA (Associazione Italiana sulla Depressione) per Bari che collabora con il progetto promosso dall’Istituto Preziosissimo Sangue ‒ utilizzando le chatbox, mettendo in pratica una forma di auto-aiuto». Anziché stigmatizzare, quindi, sarebbe il caso di intercettare la loro voce, entrare in connessione con essa.

Il bombardamento di input cade sui ragazzi che tendono a percepire ogni tipo di confronto con modalità iperboliche che li asfissiano fino a non reggere le situazioni che vivono quotidianamente.

Gli adulti devono saper arrivare a curare le ferite dei ragazzi, innanzitutto ascoltandoli senza imposizioni, anzi guidarli a notare opportunità di speranza e di amore anche nei momenti di difficoltà e buio più profondo.

Far comprendere che dalle feritoie è possibile aprirsi alla gioia e alla bellezza del mondo, nonostante le avversità che si possono affrontare nella vita.

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876