Etica è legalità

A Palermo una giornata per dimostrare che scelte orientate al bene comune, vocazione sociale di aziende e banche, sono un guadagno per tutti, politica e giustizia comprese. Dal nostro corrispondente.
Biblioteca le Balate

Mi son trovato a coordinare i lavori della tavola rotonda che ha aperto la giornata “Etica è legalità” a  Palermo nella sede istituzionale dell’ateneo palermitano, Palazzo Steri. Il dibattito é stato animato da docenti universitari: Stefano Zamagni (economista dell’università di Bologna), Franco Viola e Giacomo Faldetta (giuristi dell’università di Palermo), Gaetano Paci, sostituto procuratore della procura di Palermo in prima linea nella lotta al racket delle estorsioni, dal sindacalista Giuseppe Gallo(segretario nazionale Fisba Cisl) e da  Marco Piccolo (vice direttore generale di Banca Etica). Gli onori di casa spettavano a Steni di Piazza, direttore della filiale palermitana, coordinatore del pomeriggio, che ha specificato: «la "è" del titolo, posta tra etica e legalità, è un verbo, non una congiunzione, e questo implica agire, fare e soprattutto essere».

Una mattinata, quella dello Steri, che ha messo in atto diversi percorsi: dalla giurisprudenza delle virtù, all’economia civile, alla pedagogia della legalità. Insolito che a mettere insieme il tutto sia stata una banca. Del resto che mestiere fanno le banche? Fare soldi? Creare ricchezza? O anche le banche devono partire dal principio che bisogna riportare la persona al centro delle loro azioni e recuperare la loro vocazione sociale?

 

Un mosaico – per la diversità di approcci e di sensibilità – quello del tavolo dei relatori che si andava pian piano componendo. Un filo rosso che metteva insieme la questione della complessità che fa riconoscere il quadro, la visione d’insieme, un percorso. La Sicilia, peraltro ho ricordato, «non é un paese per giovani», parafrasando un famoso film per descrivere la nuova emigrazione di forze e intelligenze: una piaga dentro la quale ho invitato i relatori ad entrare. Volevo scongiurare il pericolo che i miei figli (al Nord per lavoro) mi avevano confidato quando gli avevo annunciato quest’evento: «Non fare anche tu come tanti che parlano e scrivono di questi temi, ma poi sono ininfluenti al cambiamento della nostra terra». Nessuno in questo tempo può permettersi di essere ininfluente!

 

E allora le testimonianze: tante e varie che ci danno la sensazione di toccare con mano la terra e la concretezza. C’è quella dell’imprenditore Aldo Schilirò di Catania (già pubblicata sul numero di agosto di Città Nuova), quella di Donatella Natoli con la sua biblioteca per bambini e per ragazzi, sita nel centro storico di Palermo, in uno di quei quartieri etichettati a rischio e che proprio per questo rischiano di non godere neppure di servizi essenziali, come uno spazio di lettura e di gioco per i piccoli.

 

Nel pomeriggio, stavolta però nella sede dell’assemblea regionale siciliana a Palazzo dei normanni, sono le storie di Rita Sipala, con la sua cooperativa di turismo sostenibile, di Gaetano Giunta, della fondazione di Comunità di Messina, di Calogero Parisi, dell’associazione Lavoro e non solo, con sede a Corleone, a dar prova di un amore sconfinato e concreto alla nostra terra, un amore a fatti per rispondere alla piaga della disoccupazione, della criminalità, dell’illegalità diffusa. Dicevo prima del mosaico, del filo rosso, che si andava svolgendo stavolta con economisti che si sono misurati su aspetti teorici,  ma con alle spalle aziende, imprenditori, azionisti: Luigino Bruni, dell’Università Bicocca di Milano che ha parlato del progetto internazionale dell’Economia di comunione, e nuovamente Zamagni,  ma in qualità di presidente dell’Agenzia per le associazioni onlus.

 

Devo essere sincero. Queste iniziative hanno il pregio di tentare di far saltare il “tappo” del conformismo e dell’accettazione supina di una realtà difficile, diffusa in tanti ambienti e anche al Sud. Non voglio essere forzatamente ottimista, ma mi sembra che una giornata così abbia avuto un pregio altamente civile: tutti saremo interrogati – singoli, famiglie, chiese e società – su questioni fondamentali per le nostre città: etica, lavoro, legalità, giustizia, politica. Da questi campi dobbiamo imparare a ripensare il nostro futuro.

 

Grazie quindi a Banca Etica perché mercoledì 17 a Palermo é partito un segnale molto atteso: la legalità produce sviluppo e il mercato è, sì, civiltà, ma é anche amicizia e fraternità. Forse non riusciremo a cambiare le cose “tutto e subito”, ma ininfluenti penso proprio che non lo saremo. E questo l’ho comunicato subito ai miei figli.

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