Effetto Meloni sulle elezioni comunali

Il test amministrativo su quasi 600 comuni conferma la crescita del consenso verso i partiti della coalizione di governo. Una tendenza evidente in città della Toscana, un tempo “rosse”. Brescia conferma la controtendenza dei capoluoghi lombardi. Il quadro completo con il ballottaggio del 28 e 29 maggio
Eelezioni comunali 2023. comizio ad Ancona LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili

Lieve calo dell’affluenza ai seggi nelle elezioni di 595 comuni avvenute il 14 e 15 maggio 2023. Il dato conferma tuttavia una significativa disaffezione al voto anche nelle competizioni legate al territorio, dove si esprimono una molteplicità di liste, a volte disancorate da un partito nazionale, e resta la possibilità di esprimere la preferenza personale verso un candidato.

Chi ha vinto? Contando le città capoluogo di provincia il risultato del primo turno registra un 4 a 2 a favore della coalizione di destra trainata dalla grande visibilità e protagonismo della presidente del consiglio dei ministri Meloni.

Emblematica la vittoria a Latina, con un 70% di consensi con la riconquista della città simbolo della bonifica mussoliniana, epopea delle grandi opere del ventennio che ha portato a recenti polemiche per l’intitolazione di un parco pubblico ai magistrati Falcone e Borsellino al posto del fratello del “duce”.

Ma anche, ad esempio a Terni, dove il risultato è ancora aperto, con il ballottaggio del 28 e 29 maggio, è rilevante il terzo posto raggiunto, nella città operaia, dal candidato di centrosinistra dopo quello di destra e quella di carattere personale del presidente della Ternana e dell’università privata Unicusano. Un risultato che fa capire lo smarrimento dell’elettorato di sinistra dopo anni di forti tensioni sull’acciaieria che è il simbolo di quel territorio.

Caso singolare quello di Pisa dove il candidato di destra non è passato già al primo turno per una manciata di voti ma resta in forte vantaggio su quello di centrosinistra che proviene dalla rete della società civile attiva. Un tentativo in salita della dirigenza dem di recuperare consenso nella Toscana “rossa” che non è più tale anche dove esistevano rendite di posizione come a Siena dove, nel lungo strascico per la disillusione sul caso Mps, al ballottaggio si presenta, anche qui, in posizione di vantaggio il candidato di destra. Va al ballottaggio del 28 e 29 maggio anche Ancona, nelle Marche,  capoluogo di Regione finora governato dai dem ma che vede in vantaggio il candidato della coalizione opposta.

Sono dati di tendenza da tener presente se si considera la storia politica di territori che hanno conosciuto una forte presenza dell’ex pci mentre ad esempio la Lega consolida, con quasi il 65% dei voti raccolti dal suo candidato a Treviso, il predominio esercitato ormai da anni in una regione un tempo prevalentemente democristiana.

Era atteso un risultato positivo del centrosinistra a Vicenza che infatti, parte in vantaggio nel prossimo ballottaggio anche se il risultato è difficile da raggiungere con un’ipotetica alleanza con il M5S che, qui come altrove, raccoglie pochi consensi nelle elezioni amministrative.

Brescia e Teramo sono le due uniche città capoluogo di provincia dove il centro sinistra ha vinto al primo turno.

Le grandi città lombarde, in genere, si distinguono per andare contro corrente il prevalente voto regionale orientato verso Forza Italia e Lega anche se Fratelli d’Italia costituisce sempre di più il partito d’attrazione dei consensi. Nel caso di Brescia, che resta al centrosinistra, pesa una diffusa cultura cattolico democratica sul territorio.

È sempre istruttivo comunque visitare il sito eligendo del ministero degli Interni che permette di avere un quadro in tempo reale dei consensi raccolti da variegate coalizioni dai nomi similari nei quasi 600 comuni andati al voto, spesso sconosciuti ai più.

I commenti sul voto da parte dei partiti sono di solito ripetitivi e improntati a valutazioni tattiche, tra dichiarazioni di trionfo oppure di tenuta e auspicato rilancio.

Di sicuro pesa sulla competizione elettorale il difficile e a volte impossibile accordo tra i partiti di opposizione (Pd, Azione e Iv ormai divisi, M5S) che puntano a contarsi nelle prossime elezioni europee del 2024 che si terranno con il sistema proporzionale dove vale il risultato della singola lista.

La destra è andata divisa solo nel comune di Massa, in Toscana, con due liste che, mettendo assieme i voti ricevuti, avrebbero vinto al primo turno.

Non è stato possibile valutare l’effetto della nuova segretaria dem Elly Schlein, che sta cercando di recuperare il rapporto con alcune istanze sociali, come si è visto con l’incontro avvenuto alla Leopolda di Firenze con il segretario della Cgil nel segno del superamento della stagione del Jobs Act di Renzi. Segnali che inducono progressive fuoriuscite non solo di esponenti che si rifanno ancora a quell’area di pensiero, ma anche di esponenti liberal come l’economista Carlo Cottarelli che si è dimesso da senatore.

Dall’altra parte occorre considerare che il consolidamento e la crescita di consensi della coalizione di destra si manifesta in una fase ancora iniziale dell’insediamento del governo Meloni con la gestione della Rai da ridisegnare dopo aver nominato i vertici delle grande società controllate dallo Stato.

Sul piano mediatico, inoltre, già si riscontrata una grande visibilità e presenza nel discorso pubblico, dai video del primo maggio ai convegni sulla famiglia accanto al papa fino alla marcia festosa e popolare degli Alpini. Di fatto, finora non esistono manifestazioni forti e pubbliche di dissenso verso l’esecutivo. La stessa opposizione al decreto lavoro annunciata dai sindacati non riesce a incanalarsi verso un vero sciopero generale di protesta come chiedono ad esempio Cgil e Uil per via di una posizione diversa della Cisl.

Segnali di un periodo di grande favore e forza che poi si traduce nelle urne. Difficile prevedere un andazzo diverso nei comuni siciliani (128) e sardi (39) che andranno al voto il 28 e 29 maggio.

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