Educazione alimentare e non solo

Il cane domestico non può accedere autonomamente al cibo e nella relazione che instauriamo con lui si gioca la stima che ha di noi. Il modo in cui somministriamo il cibo, i tempi, il nostro atteggiamento quando il cane mangia faranno la differenza
Cani

Nei precedenti articoli abbiamo sottolineato l’importanza della ritualizzazione del comportamento alimentare, da essa si comprende e dipende la relazione tra cane e padrone. Abbiamo anche detto che spesso il senso di colpa del padrone innesca le alterazioni di questo rapporto. Nei cani domestici, difatti, il padrone detiene il controllo del cibo e della sua distribuzione: è il padrone che prende il cibo, lo versa nella ciotola, lo propone al cane e infine gli dà il comando per iniziare a mangiare (rituale). Il cane da solo non può accedere all’alimento, e ciò è cosa ottimale per la stima che il nostro beniamino ha di noi, ma il modo in cui somministriamo il cibo, i tempi, il nostro atteggiamento quando il cane mangia fanno la differenza.

 

Immaginiamo cosa può innescarsi in noi se non ci siamo stati per una giornata intera e torniamo a casa giusto quando il cane deve mangiare… Potrebbe diventare questo, inconsapevolmente, un momento ludico o di condivisione, magari ci sediamo accanto a lui mentre mangia e magari gli lanciamo una crocchetta o lo invitiamo a mangiare dalla nostra mano, o ancora mangiamo insieme e di tanto in tanto gli lanciamo qual cosina dal tavolo… Che c’è di male?

 

Cosa fare, quindi!

Prima di tutto evitare che la relazione sociale tra cane e padrone si riduca anche gradualmente ai soli scambi di cibo. Da una parte questo rende la vita semplice al padrone, che così può sentirsi sollevato dalle sue inadempienze, ma dall’altra contribuisce allo sviluppo di un cane dominante con tutte le conseguenze che ciò comporta.

 

Altra regola per l’educazione del proprio animale è quella di somministrare bocconcini di cibo ai nostri amici pelosi al di fuori dei pasti esclusivamente come ricompensa per aiutare il cane ad imparare, quindi solo alla fine di una sequenza di comandi che si vogliono rafforzare.

 

Inoltre, per l’addestramento si raccomanda un sistema di ricompensa casuale: all’inizio i premi saranno sistematici per rafforzare il comportamento desiderato, poi, quando si osserva una certa regolarità nel ripetere una certa sequenza, si passa alla ricompensa alternata ed infine si possono adottare ricompense casuali che permettono di ottenere il comportamento desiderato e di mantenerlo nel tempo senza che questo scompaia quando non viene più rinforzato.

 

Tra le regole da rispettare ricordiamo che il cibo al cane va proposto dopo che la famiglia ha consumato il proprio pasto o in momenti completamente differenti. Il cane può assistere al pasto della famiglia, ma non deve elemosinare bocconcini, in un branco di consimili il cane sa che la coppia capobranco mangia per prima e lentamente, mentre gli altri aspettano pazientemente. Se il nostro piccolo chiede continuamente cibo dal tavolo non sempre significa che ha fame, potrebbe essere spinto anche solo dal bisogno di affermare la sua posizione, dimostrando di avere accesso al cibo del gruppo. A volte i nostri amici possono essere molto insistenti, e se il proprietario cede, il cane capirà che deve abbaiare più a lungo ma prima o poi il padrone cederà.

 

Una volta proposto il cibo, la ciotola va lasciata a terra per 5-10 minuti allo scadere dei quali va allontanata e presentata al prossimo pasto.

 

Inoltre è fondamentale allontanarsi dalla stanza quando si offre il cibo al cane o quanto meno ignorare l’animale quando mangia, difatti i cani difficili amano attirare l’attenzione quando si alimentano.

 

Se, invece, osserviamo che il nostro cucciolo mangia molto di più di quanto sia stato indicato bisogna prendere in considerazione una chiacchierata col proprio veterinario. Alla base di tale atteggiamento potrebbero esserci problemi del senso di sazietà, di comportamento (ipersensibilità-iperattività) o della digestione.

 

Infine riguardo al cibo da somministrare, una volta fatta la scelta migliore per il proprio amico, se non sopraggiungono seri problemi, valutati dal veterinario, è consigliabile non cambiare continuamente la tipologia e comunque ogni cambiamento va effettuato gradualmente per permettere all’organismo animale di adattarsi alla variazione.

 

Da quanto detto si comprende che l’approfondimento del comportamento dietetico va oltre la semplice nutrizione, che questa andrebbe sempre scissa da ogni forma di gratificazione umana o animale (il momento dell’alimentazione dovrebbe sempre essere legato esclusivamente all’appagamento della fame) e che più impariamo a conoscere il valore psicologico del cibo nel cane più le nostre relazioni con questa specie saranno equilibrate.

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