Educare al silenzio

Educare al silenzio

«Sono un’insegnante della scuola primaria e vorrei chiederle un consiglio su come aiutare i bambini oggi ad ascoltare la natura che sta loro attorno, a cercare di gustare ciò che vivono, perché mi sembra che vengano trascinati da continue cose futili e senza senso».

Elena – Ferrara

 

Innanzitutto vorrei esprimerle tutta la mia solidarietà e comprensione per il lavoro delicato che svolge. Oggi purtroppo, le insegnanti sono spesso contestate, criticate e sotto il continuo esame delle famiglie e della stampa. Quanto invece sono convinto del prezioso contributo che danno all’educazione in un mondo che stenta a trovare il vero senso dell’educare.

Sappiamo che la vita di ciascuno è sostanzialmente determinata non solo dal patrimonio genetico che si riceve dai genitori, ma soprattutto dalle continue interazioni con l’ambiente in cui si vive.

Nella nostra società moderna, tecnologica e virtuale, gli stimoli sono molteplici e rapidi, determinando spesso nei bambini innumerevoli interazioni, con continue sensazioni e rapidi cambiamenti.

Gli studi sulla psicologia infantile ci testimoniano che oggi un bambino fino ai sei anni è letteralmente bombardato da luci, colori, suoni, immagini, parole, che stimolano di continuo la corteccia cerebrale andando a determinare quello che ormai viene chiamato “bambino tecnologico”, cioè una creatura in grado di comprendere il virtuale e di interpretarlo come vero, con non poca fatica a vivere le esperienze motorie e psicomotorie più elementari.

Occorre precisare che per poter vivere appieno un’esperienza occorre sempre uno spazio di silenzio, di ascolto, di riflessione, per permettere quel processo di metacognizione che andrà a determinare le future capacità di astrazione e riflessione.

Ci troviamo così oggi con bambini e ragazzi che sono bravi a collegare fra loro vari stimoli e a comprendere a menadito il linguaggio informatico, ma contemporaneamente fanno fatica nella grammatica, nell’analisi approfondita del pensiero, nella capacità di stare a lungo su un compito, insomma incapaci di soggiacere a lungo sulle cose. Essere superficiali, appunto significa non esser in grado di approfondire, di fermarsi, di pazientare, di fare spazio e silenzio.

Cosa fare? Il discorso sarebbe lungo, ma sostanzialmente si può riassumere in questi consigli:

– educhiamo al silenzio sin dalla scuola materna;

– educhiamo alle emozioni aiutando i bambini a saperle gestire e controllare;

– educhiamo all’ascolto.

Molte pubblicazioni specialistiche di psicopedagogia si occupano di questo e contengono ottimi programmi destinati alle scuole primarie.

acetiezio@iol.it

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