«Mamma, guarda!!!»: colgo passando il grido di stupore di una bambina di forse 5 anni, accovacciata vicino ad una margheritina su cui si è posata una farfalla. La mamma, seduta sulla panchina e immersa nella sua chat, nemmeno la sente.
La ricerca neuroscientifica pone al centro della riflessione sul mondo dell’infanzia lo stupore dei bambini, la forte sensazione di meraviglia per l’inatteso, un bisogno innato dell’essere umano che spinge a desiderare di conoscere. Lo stupore è un elemento fondamentale nella crescita, tanto che oggi si parla di apprendimento basato sullo stupore.
A differenza degli adulti, i bambini non danno per scontato il mondo che li circonda, e tutto ciò che vedono è una sorgente inesauribile di interesse e scoperta: da “piccoli scienziati” interrogano la realtà per comprenderla, in un anelito costante di conoscenza.
Se un bambino/a è impegnato/a in un processo che coinvolge la sua curiosità, il godimento che sperimenta stimola la produzione di dopamina, l’ormone della ricompensa e della gratificazione. Sostanza che, grazie a un circolo virtuoso, motiva l’apprendimento e la voglia di ingaggiarsi sempre di più nella ricerca.
Nei mesi scorsi ho cominciato con i bambini degli esercizi di contemplazione urbana. Usciamo con loro in cortile o percorriamo un tratto di strada del quartiere. Troviamo un posto per sederci, proviamo a chiudere gli occhi e poi a spalancarli, in silenzio assoluto, su ciò che ci circonda. Impariamo ad attivare il nostro “registratore interiore” per segnarci quanto riusciamo ad osservare, i dettagli più nascosti, gli aspetti più sorprendenti e a cui non abbiamo mai fatto caso pur passandoci accanto ogni giorno, i suoni più inattesi.
Poi, sempre in silenzio, torniamo a scuola, sediamo in cerchio e ci raccontiamo, scegliendo le parole con cura, quanto osservato e le domande che ci sono nate dentro. «Ho sentito il cinguettio di un uccellino, sembrava davvero contento di cantare». «Da una crepa nell’asfalto spuntava dell’erbetta e un fiore piccolo e giallino. Ma come ha fatto a nascere lì, senza terra?». «Maestra, ma quei fiori rosa sul ramo marrone, come hanno fatto a sapere di dover diventare rosa?». «Oggi mi è piaciuto andare lento, senza tempo…, volevo che la contemplazione non finisse mai, perché mi dava una bella sensazione dentro».
I bambini con il loro stupore, la loro immediatezza, le loro domande profonde che ci spiazzano, hanno molto da insegnarci, per aiutarci a cambiare lo sguardo. «Se non diventerete come bambini…» (Mt 18, 1-5), non saprete gustare la bellezza e ricchezza della vita.