È la borsa, bellezza

Piazza Affari sui titoli dell'acqua e dell'energia ha reagito ancor prima dell'esito dei referendum. Tre domande all'economista Benedetto Gui, per capire le conseguenze per il cittadino
Quotazioni in borsa
La corsa verso il quorum non era ancora conclusa, ma i dati sull’affluenza della domenica sera già ne facevano presagire l’esito: così lunedì mattina le azioni delle società che operano nelle energie alternative hanno preso il volo, mentre quelle del settore nucleare e idrico hanno iniziato la giornata col segno meno. Tra le principali, A2A e Enel Green Power hanno visto aumentare le loro quotazioni dell’1,67 e dell’1,41 per cento, ma sono stati i piccoli a crescere di più: su tutti, il 15,62 per cento di K.R. Energy. Acque Potabili, invece, ha ceduto il 6,06 per cento e Acea l’1,8.

Ma questi sviluppi avranno ricadute concrete sui costi di acqua ed energia, e quindi sul singolo utente? Lo chiediamo all’economista Benedetto Gui.

 

I mercati hanno reagito ancor prima della chiusura delle urne: una reazione emotiva e quindi effimera, o una tendenza di lungo periodo?

«Certo è possibile un parziale ritorno verso il basso dopo la “fiammata”, ma c’è stato un cambiamento di prospettive a lungo termine: il mercato per il nucleare sparirà, mentre crescerà quello per le energie alternative. Che per ora hanno costi molto alti, come hanno evidenziato i contributi per il solare».

 

Appunto per questo sono spesso poco accessibili al semplice cittadino: il fatto che le aziende del settore traggano benefici da un andamento positivo in borsa può contribuire a risolvere il problema?

«Indubbiamente si tratta di un segnale forte verso i potenziali produttori, che si sposteranno verso questo mercato. Dovrebbe pertanto esserci una maggiore offerta, che tende a far scendere i prezzi».

 

E per quanto riguarda le società idriche, viceversa, dobbiamo aspettarci conseguenze negative per il consumatore, specie laddove la gestione dell’acqua è già – almeno parzialmente – in mano privata?

«In questo caso è più difficile dire che scenario si creerà: ci saranno meno bandi per la partecipazione di privati in futuro, con una riduzione della loro presenza. Qui conterà molto la  trasparenza dell’informazione: venendo meno la possibilità del mercato di mettere in competizione produttori con costi diversi sarà importante garantire la comparabilità delle performance, in termini di costi e di qualità, delle aziende fornitrici di acqua società pubbliche. La diffusione di informazioni in merito diventa cruciale. In fatto di fornitura di acqua non vedo una questione di principio se debba essere fatta da enti pubblici o privati, ma di tratta di valutare quale forma di gestione funzioni meglio nei fatti».

 

Un altro problema sollevato è quello degli investimenti, necessari per la manutenzione e il miglioramento della rete idrica, e che i comuni non sono in grado di sostenere: chi li garantirà, ora che i privati vengono scoraggiati dall’entrare in questo settore?

«Le aziende, anche di proprietà pubblica che si occupano di fornitura di acqua, gas, elettricità, generalmente non hanno grosse difficoltà nel trovare finanziatori, se le tariffe coprono i costi, perché hanno una domanda molto stabile. Si tratta di finanziamenti meno rischiosi rispetto ad altri».

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