Nel dibattito relativo alla guerra in corso nel cuore dell’Europa i sostenitori della necessità di un sostegno militare a favore dell’Ucraina, con invio di armi, hanno più volte citato questo testo di Dietrich Bonhoeffer: «Se un pazzo guida l’auto sul marciapiede della Kurfürstenstrasse (una delle principali strade di Berlino, ndr), da pastore non posso solamente seppellire i morti e consolare i parenti: se mi trovo in quel posto io devo fare un salto e strappare l’autista dal volante».
Premesso che utilizzare una breve frase per giustificare determinate scelte è un’operazione strumentale, forse tuttavia necessita conoscere qualcosa di più di questo grande teologo che si oppose a Hitler fino a coinvolgersi nel complotto per eliminarlo.
La famiglia Bonhoeffer
La famiglia di Dietrich Bonhoeffer fa parte della borghesia protestante tedesca. Il padre, Karl Bonhoeffer, è professore di psichiatria e neurologia; la madre, Paula von Hase, proviene dall’alta borghesia e dalla nobiltà prussiana. Dietrich Bonhoeffer nasce il 4 febbraio del 1906 a Breslavia. È il sesto figlio. Nel 1912 la famiglia Bonhoeffer si trasferisce a Berlino, dove il padre è chiamato come neurologo e titolare di una prestigiosa cattedra universitaria.
Gli studi di teologia e l’insegnamento universitario
Nel 1923, a diciassette anni, Dietrich Bonhoeffer, conclusa la scuola superiore, si trasferisce a Tubinga, dove frequenta due semestri di studi di teologia. Nel giugno del 1924 è a Berlino, dove si iscrive ad un semestre presso la Facoltà Teologica.
Nel 1927 si laurea con una tesi sulla “Comunione dei Santi”. Dal febbraio 1928 e per circa un anno Bonhoeffer si reca in Spagna, a Barcellona, come vicario della comunità tedesca della città. All’inizio del 1929 Bonhoeffer torna alla vita accademica berlinese. Il 18 luglio 1930 ottiene l’abilitazione all’insegnamento. Bonhoeffer accetta poi una borsa di studio annuale presso l’ “Union Theological Seminary” di New York. Mentre si trova ancora negli Stati Uniti, progetta di fare un viaggio in India per conoscere maggiormente il pensiero e l’opera di Gandhi. Ma anche stavolta, come in precedenza mentre si trovava a Barcellona, questo suo sogno non riesce a tramutarsi in realtà.
Il 15 novembre 1931 Dietrich Bonhoeffer viene ordinato pastore. Poco più di un anno dopo, il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler ottiene l’incarico di formare il nuovo governo. Due giorni dopo, il 1° febbraio, Bonhoeffer tiene una conferenza radiofonica dal titolo Il Führer e il singolo, in cui denuncia chiaramente il rischio che il Führer, ossia colui che guida un popolo, possa diventare un Verführer, ossia un seduttore, o più precisamente “colui che travia” il popolo. L’intervento di Bonhoeffer viene sospeso durante la trasmissione.
Un pacifista e obiettore di coscienza in un contesto sempre più militarista
L’incontro con le posizioni del pacifismo cristiano avviene per Bonhoeffer già negli anni 1930-1931, a seguito soprattutto dell’approfondimento del “Discorso della montagna”. Bonhoeffer è colpito anche dal modo in cui alcuni non cristiani, in particolare Gandhi, stanno cercando di mettere in pratica le indicazioni presenti nel testo evangelico di Matteo. Nella sua qualità di segretario per i giovani della “World Alliance” (“Unione mondiale per l’amicizia fra le Chiese”), il 26 luglio 1932 Bonhoeffer interviene ad una conferenza di pace in Cecoslovacchia: in questa occasione condanna decisamente la guerra ed afferma che il cristiano non può prestare servizio militare. Il 28 agosto 1934, nel corso di un incontro ecumenico, Bonhoeffer giunge a chiedere, senza successo, un intervento solenne da parte di tutte le Chiese cristiane per porre all’attenzione del mondo la necessità della pace.
La Chiesa confessante, una forma di resistenza spirituale e dottrinale al nazismo
Dal 29 al 31 maggio 1934 partecipa a un importante sinodo delle comunità evangeliche nella cittadina di Barmen, al termine del quale sono pubblicati alcuni documenti, redatti da Karl Barth, noti come “Dichiarazione di Barmen”: in essi viene ribadita la centralità della figura di Gesù Cristo, al quale solo si devono obbedienza e fedeltà. La patria, lo Stato, la comunità di sangue non possono prendere il posto di Gesù Cristo nella vita di un credente. Dopo questa “Dichiarazione di Barmen” si costituisce all’interno del protestantesimo tedesco una piccola corrente di pastori e di laici che rigetta le teorie razziali: questo gruppo prende il nome di “Chiesa confessante”.
Nel frattempo gli arriva un invito per alcune conferenze da tenere negli Stati Uniti. Il soggiorno americano è subito molto tormentato. Il suo pensiero è sempre rivolto al proprio Paese, al difficile momento che sta vivendo. Il 7 luglio 1939 Bonhoeffer si imbarca su una nave con destinazione Europa. Non può più restare negli Stati Uniti, mentre in Germania e in Europa sta divampando l’incendio.
La partecipazione alla resistenza e alla cospirazione contro Hitler
Tornato in Germania, Bonhoeffer si rende conto che non può più stare alla finestra o limitarsi a interventi di carattere dottrinale. La mancata assunzione di una precisa responsabilità diviene sempre più insostenibile. Si sente chiamato ad un impegno diretto.
Intanto all’interno della Wermacht, l’esercito regolare tedesco, un gruppo di alti ufficiali da tempo sta operando per far cadere Hitler. Fanno parte in particolare dell’Abwehr, il servizio segreto della Wermacht. Fra gli altri congiurati vi è Hans von Dohnanyi, cognato di Bonhoeffer. Tramite il cognato, Bonhoeffer viene inserito nell’attività cospirativa: non partecipa comunque ad azioni dove è previsto l’uso della violenza, ma ha l’incarico di prendere contatto con gli alleati e con associazioni straniere, soprattutto nel campo ecclesiale, per far loro conoscere l’attività della resistenza in atto in Germania e fare in modo che sia da essi sostenuta.
L’arresto, la prigionia e la condanna a morte
Il 5 aprile 1943 la Gestapo preleva Bonhoeffer dalla casa dei genitori a Charlottenburg e lo conduce nel carcere militare di Berlino Tegel. Assieme a lui sono arrestate altre persone, tra cui il cognato Dohnanyi. A Bonhoeffer vengono ben presto contestati diversi capi di accusa: l’aver ottenuto l’esenzione dal servizio militare; l’aver collaborato alla fuga in Svizzera di un gruppo di Ebrei; l’aver effettuato numerosi viaggi all’estero, di cui non si comprende che cosa hanno a che fare con le funzioni dell’Abwehr; l’essere intervenuto in favore di alcuni esponenti della Chiesa confessante. Tramite alcuni suoi carcerieri può far giungere clandestinamente all’esterno del carcere numerose lettere e altri suoi scritti che, raccolti e riuniti da Eberhard Bethge, verranno pubblicati con il titolo di Resistenza e resa.
La situazione per Bonhoeffer prende una piega negativa dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944. L’esecutore materiale, il colonnello von Stauffenberg e centinaia di altri congiurati, sono subito arrestati e messi a morte. Il 3 aprile 1945 Bonhoeffer e altri quindici prigionieri politici sono caricati su un camion e portati nella foresta bavarese, nei pressi di Flossenburg. Qui, dopo un processo farsa, vi è la condanna a morte per alto tradimento di tutti i congiurati. L’accusa è quella di avere partecipato al complotto del 20 luglio 1944. Dietrich Bonhoeffer viene impiccato, con altri congiurati, il 9 aprile 1945.
Conclusione
Bonhoeffer si coinvolge nell’attentato contro Hitler dopo avere percorso in solitudine altre strade e dopo avere richiesto, inascoltato, una presa di posizione forte da parte di tutte le Chiese.
La drammatica esperienza della seconda guerra mondiale avrebbe dovuto portare l’umanità a percorrere le strade della pace su cui si era avviato con coraggio anche Bonhoeffer e invece da subito il mondo ha ripreso ad armarsi e a costruire e commerciare armi sempre più potenti e devastanti. Ha dimenticato gli insegnamenti di Gandhi e di Martin Luther King, non ha ascoltato le grida profetiche dei vari Pontefici, da Giovani XXIII a Paolo VI, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. E di fronte all’aggressione russa all’Ucraina si è preferito rimanere sordi di fronte al grido di papa Francesco: “Basta, tacciano le armi! La guerra è una bestialità. È vergognoso l’aumento delle spese militari. La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare un mondo ormai globalizzato”.
È pertanto strumentale citare Bonhoeffer quando in tutti questi anni, anche nel nostro Paese, si è privilegiata la logica dell’aumento delle spese militari e della vendita di armi rispetto ad una vera politica di pace, che, come richiesto da tante parti, poteva iniziare con la firma del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari e con l’approvazione della proposta di legge sulla difesa civile, non armata e nonviolenta.
*Per una maggiore conoscenza della figura di D. Bonhoeffer rimando al mio libro “Più forti delle armi. Dietrich Bonhoeffer, Edith Stein, Jerzy Popieluszko”, ed. Ave di Roma. Altri articoli su Bonhoeffer nel sito: anselmopalini.it
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