Dedicato a Chiara

Intervista a Daniele Ricci in occasione dell'uscita del suo nuovo cd per Città Nuova. «Dedicato a Chiara è una raccolta di brani che racconta la spiritualità di comunione della fondatrice dei Focolari»
Dedicato a Chiara

Ci sono incontri che rimangono indelebili nella nostra memoria, di quelli che si incastonano nel cuore e che nascono e rinascono nell’animo nonostante lo scorrere del tempo. Dev’essere stato così anche per Daniele Ricci, ingegnere romano, che «alla fine degli anni ’70  − ci racconta −, dopo aver da poco cominciato a seguire la spiritualità di Chiara Lubich, le mandai una musicassetta di canzoni mie. Chiara le apprezzò moltissimo e mi invitò a collaborare con il Gen Verde (ndr. gruppo musicale internazionale del Movimento dei focolari), per il quale in quegli anni composi una ventina di canzoni».  

 

Quella stessa spiritualità di comunione nata da Chiara Lubich costituisce tuttora l’ossatura, le radici su cui Daniele Ricci ha affondato la sua trentennale produzione musicale − a partire da quel primo album uscito per Città Nuova Triveneto dal titolo La fiammella e la creazione −, che hanno ispirato canzoni ormai storiche quali Te al centro del mio cuore o Vivere la vita. Dedicato a Chiara, il suo nuovo album,  ne risulta un concentrato di meditazioni ed esperienze nate nel tempo ed ispirate al carisma dell’unità della fondatrice dei Focolari. Per questo nuovo lavoro ha avuto il supporto − sia per il concerto che lo ha preceduto ed ha lo stesso titolo, sia per la registrazione del compact disc − delle voci di Fatima Lucarini e di Francesco Baggetta, entrambi impegnati in questo periodo con Madre Teresa. Il musical. Ma è al suo ideatore, Daniele Ricci, che ci facciamo raccontare nei dettagli questo progetto.

 

Un cd "dedicato a" ed "ispirato da" Chiara… 

«Negli anni e in svariate circostanze, approfondendo sempre più la spiritualità di Chiara, mi sono trovato a comporre tante canzoni proprio su di lei e sull’"ideale" di vita che lei propone. Dopo che Chiara è partita per il Cielo, ho pensato di raccoglierne alcune in un concerto a lei dedicato. Si tratta per lo più di sue meditazioni che, come cantautore, "ridico" in canzoni, cioè dopo averle prima interiorizzate, fatte mie e comprese con la mia sensibilità e nel mio particolare angolo di mondo…

«Vi sono però anche alcune canzoni che sono "esperienze", cioè aneddoti di momenti in cui gente come me e come tanti altri affascinati dalla spiritualità dell’unità, a fronte di un "ideale" così grande, si trova a dover fare i conti con la propria fragilità e piccolezza umana. Il divario a volte è così grosso, che ne risultano spesso situazioni a dir poco umoristiche».

 

Dedicato a Chiara. Quanto la senti tua questa dedica? Quanto c’è del rapporto con Chiara?

«Dopo aver conosciuto la spiritualità di Chiara Lubich, e la mia esperienza con il Gen Verde, nell’ 81, al primo Familyfest al Palaeur di Roma, ebbi la grande gioia di poter cantare alcune canzoni da me composte sulla famiglia proprio davanti a lei e a Giovanni Paolo II. Ricordo come Chiara, quando cantavo guardandola fisso, distoglieva lo sguardo facendomi chiaramente intendere che dovevo cantare rivolgendomi al Papa. 

«Poi negli anni seguenti, ogni tanto, le mandavo delle mie pubblicazioni o canzoni ispirate alla vita spicciola mia e degli amici che con me vivono per la causa dell’unità, e sempre poi mi arrivava una sua letterina. Quando si è ammalata, ho voluto farle arrivare un mio ultimo "grazie" in canzoni, e le inviai un cd (fatto in casa) che avevo intitolato Tra due fuochi,  e in cui avevo raccolto canzoni dell’esperienza quotidiana della mia vita tra il fuoco di Gesù nel mio cuore e Gesù in mezzo agli amici che condividono la stessa spiritualità; alcune di quelle canzoni fanno ora parte della raccolta Dedicato a Chiara».

 

Ogni canzone contenuta nel cd ha una sua storia. Iniziamo dalla prima…

«Dimenticai, racconta la mia emozione ogni qual volta mi ritrovo nella sapienza di una spiritualità che fuga da me la tentazione di andare a vivere come gli "stiliti", quegli antichi eremiti − per altro santi −, che trascorrevano la vita in cima a una colonna lasciando sotto sé tutti i traffici, le grida e i dolori del mondo. Chiara invece mi indica il prossimo non più come pericolo da sfuggire, ma come la via maestra per andare a Dio».

 

E cosa ci dici di E canta la tua gloria e Hai fatto della mia esistenza un sogno?

«E canta la tua gloria è il canto che sento di dedicare al Signore in questo periodo della mia vita in cui forze e salute se ne stanno inesorabilmente andando via: ogni giorno che muore, ogni onda che si annulla e non riprende, ogni stella che si spegne in cielo non è un canto di tristezza per la caducità di ogni cosa, ma è il canto a quell’Unico che non muore e che vive sempre. Ecco allora che anche il mio decadere di questi giorni non è più lo smorzarsi di ogni lode, ma il levarsi del mio canto più bello alla gloria e allo splendore di Dio.

«E poi Hai fatto della mia esistenza un sogno è una di quelle canzoni che ho fatto giungere a Chiara nei suoi ultimi giorni, e che è il ringraziamento − mio e di tutti coloro che hanno completato la loro vita immersi in quest’Ideale − per averci dato la vità più bella che mai si potesse sognare, con un Padre d’Amore, mille fratelli, e dove anche il dolore ha un perché».

 

Prossima tappa…

 «Sto preparando un concerto Dedicato a Chiara 2 per un convegno di famiglie a Castelgandolfo previsto per metà ottobre. Si tratta di canzoni sempre ispirate alla spritualità, ma incentrate sul tema della famiglia come culla di tutti gli amori umani che in Dio si rinverdiscono e si illuminano. E chissà poi, che da questo concerto non ne venga poi fuori un progetto di cd come è stato per Dedicato a Chiara».

 

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