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Ambiente > Politiche ecologiche

Dall’Ue arriva lo stop alle confezioni monouso nei bar e negli hotel

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

La Commissione europea intende incentivare il vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e le lattine in alluminio per ridurre gli imballaggi e favorire l’economia circolare. Saranno vietate anche le confezioni monouso nei bar e negli hotel.

vuoto a rendere
Foto PIxabay

La Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per il packaging dei prodotti nell’Unione europea (Ue) che mira al riuso e a promuovere il vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e le lattine in alluminio. Il regolamento entrerà a far parte del pacchetto sull’economia circolare e, una volta approvato, sarà vincolante e applicabile immediatamente in tutti gli Stati membri.

L’obiettivo dell’esecutivo di Bruxelles è quello di ridurre i rifiuti da imballaggio pro-capite del 5% entro il 2030 (rispetto a quelli prodotti nel 2018, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040. Per di più, dal 2030, gli imballaggi dovranno essere ridotti alle dimensioni minime. Poi, il regolamento fissa un limite di 40 sacchetti l’anno per persona, a partire dal 2025.

Ancora, dal 2028, verrà istituito un sistema di deposito cauzionale per le bottiglie in plastica e le lattine in metallo con capacità fino a 3 litri, mentre saranno esclusi dall’obbligo i contenitori monouso che contengono vino, bevande alcoliche, latte e prodotti lattiero-caseari.

Inoltre, la Commissione europea propone che, entro il 2030, il 20% delle vendite di bevande take-away sia servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori degli stessi clienti, per arrivare all’80% nel 2040. Infine, saranno vietate le confezioni monouso all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini dei prodotti da bagno negli hotel.

D’altronde, il riferimento a questi sistemi di raccolta incentivata è presente già nella Strategia europea per la plastica del 2018, nella quale la Commissione europea raccomanda alle autorità nazionali e all’industria l’introduzione di sistemi di cauzione-rimborso, soprattutto per i contenitori per bevande.

La nuova normativa contempla anche una quota obbligatoria di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica, mentre i prodotti in plastica biodegradabile commercializzati nell’Ue dovranno avere un’etichetta per mostrare quanto tempo impiegheranno a biodegradarsi, in quali circostanze e in quale ambiente.

Tutto ciò è in linea con le azioni indicate nella comunicazione della Commissione europea sulla plastica pulita, cioè quella a base biologica, biodegradabile e compostabile, in modo da garantire la sostenibilità ambientale dei materiali e scongiurare pratiche sleali di marketing. Infatti, quando i produttori definiscono la plastica come pulita, devono comunicare la percentuale esatta e misurabile di plastica a base biologica nel prodotto.

Per quanto riguarda gli imballaggi destinati al compostaggio industriale, questi saranno consentiti solamente per le bustine di tè, le cialde di caffè, gli adesivi per la frutta e la verdura e i sacchetti di plastica molto leggeri.

L’industria del packaging, ovviamente, non condivide la proposta di regolamento definito dalla Commissione europea; in Italia, Confindustria, Conai e Federtrasporti, con l’appoggio del governo, hanno manifestato la loro contrarietà. Tale posizione rappresenta la riluttanza all’innovazione, che invece farebbe bene alle nostre imprese e al nostro Paese.

Infatti, nei 13 Stati europei dove è in vigore il vuoto a rendere, si intercetta fino al 97% delle bottiglie in plastica, con un risparmio da parte delle amministrazioni pubbliche sui costi di raccolta dei contenitori abbandonati e del successivo smaltimento. Si calcola, infatti, che ogni anno le amministrazioni pubbliche spendano 12 € pro capite cittadino per raccogliere e smaltire bottiglie, lattine e imballaggi vari abbandonati in strada, nei parchi, sulle spiagge e nelle aree rurali.

Alcuni esempi virtuosi: in Germania si raccoglie il 97% delle bottiglie in plastica e il 99% dei contenitori in metallo, mentre in Croazia si intercetta l’89% dei contenitori di vetro. L’importo della cauzione varia da paese e paese anche in base al tipo di materiale che viene conferito; per la plastica si va da un minimo di 7 centesimi in Croazia a un massimo di 40 centesimi in Finlandia e Danimarca.

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