Dall’anoressia sono guarita imparando ad accettarmi

In modo troppo superficiale e semplicistico si parla di anoressia. Un disagio che sempre più colpisce milioni di giovani e meno giovani in tutto il mondo. Dove la vita diventa un mero calcolo continuo delle calorie ingerite. Ma si può guarire. Imparando ad amarsi. Imparando ad accettarsi. Così Sabrina Ferri, giornalista e scrittrice, tra l’altro autrice dell’autobiografico libro Con gli occhi di Emily, ci racconta la sua esperienza e come ne è uscita.
Emily

Chi è Sabrina? E chi è Emily? Quanta Sabrina c’è in Emily e quanta Emily in Sabrina?

Sabrina è oggi una donna determinata, sognatrice e amante della vita. Emily è una sedicenne estremamente timida e insicura che non riesce ad accettarsi nei suoi piccoli difetti. Le loro vite potrebbero sembrare addirittura opposte. Sabrina è combattiva. Emily si lascia andare passivamente al corso degli eventi. Eppure Sabrina ed Emily hanno molto in comune. Emily non è altro che la Sabrina del passato. Quella che odiava se stessa e il suo carattere, che non osava mai, che aveva mille paure. La Sabrina di oggi è un’Emily cresciuta, più matura, che ha imparato a volersi bene.

Sabrina, giornalista. Sabrina, scrittrice. A guardarti, in questo momento, sei l’immagine della giovane donna in carriera. Testarda. Perseverante. Senza paura. Ma dalle righe del tuo libro Con gli occhi di Emily si capisce che non è sempre stato così. Cosa puoi dirci del tuo passato? E del “lato oscuro”, diciamo così, di Sabrina.

Con gli occhi di Emily è un romanzo in buona parte ispirato a fatti vissuti realmente in prima persona. Come la protagonista del libro, Emily, la mia adolescenza è stata segnata dal dolore. Poco più che quindicenne sono precipitata improvvisamente nel tunnel dell’anoressia. Un disagio che oggi colpisce milioni di giovani e meno giovani in tutto il mondo. Per anni ho convissuto con l’ossessione, la paura, lo sconforto. La mia vita era diventata un calcolo continuo. Mi svegliavo al mattino con in testa già tutte le calorie che avrei dovuto assumere nel corso della giornata. Fin quando un tragico evento, del quale preferisco non dire di più, mi ha spinta a cercare la “luce” e la guarigione.

Ad un certo punto, anni fa, nella tua mente inizia a ronzare l’idea di scrivere Con gli occhi di Emily. Come definiresti quell’incipit? Uno “sfogo nella scrittura” o invece sin da subito una vera e propria presa di coscienza del delicato tema dell’anoressia? Quindi, il libro esce nelle librerie nel 2013. A questo punto, invece, raccontaci: più paura del flop letterario o più di essere giudicata?

È stata la voglia di raccontare cosa significa vivere sulla propria pelle un disturbo del comportamento alimentare a spingermi a scrivere “Con gli occhi di Emily”. Volevo dar vita ad un romanzo che parlasse di dolore. Ma anche e soprattutto di amore, di amicizia, di speranza e di rinascita. Ti confesso che non ho mai avuto aspettative in termini di vendite né mi sono mai preoccupata dei giudizi. Ho scritto questo libro per regalare emozioni, punto e basta. Quello che, invece, non mi aspettavo, ma è che è arrivato, è stato il riscontro positivo nel pubblico dei lettori. È bellissimo vedere delle persone commuoversi e ringraziarti per ciò che hai scritto. “Con gli occhi di Emily” mi ha dato tantissimo e mi ha permesso di conoscere persone straordinarie.

Tu scrivi: “Spiegare l’anoressia non è facile, specialmente quando la maggior parte delle persone è convinta che si tratti di un digiuno forzato, voluto, cercato. Io credo che non ci sia un termine giusto per spiegarla. Anoressia è forse un dolore che si sprigiona, un modo per urlare all’universo intero un malessere interiore. Quel dolore è stato terribile”. Ci puoi spiegare meglio gli stereotipi e le errate parole che si usano genericamente affrontando questo tema? E soprattutto, in base alla tua esperienza, da dove viene veramente l’anoressia, come si può evitare e come rispondere?

Oggi i media tendono spesso a trattare con superficialità la tematica dei disturbi del comportamento alimentare. Se ne parla poco e male. La maggior parte delle persone è ancora convinta che l’anoressia sia un tentativo di imitare le modelle in televisione. Ma questi disagi sono molto più profondi e possono nascere dalla cause più disparate: delusioni, incertezze, abusi sessuali, conflitti familiari. Non si diventa anoressici perché improvvisamente ci si vuole mettere a dieta. Dietro c’è molto di più. In base alla mia esperienza posso dirti che, probabilmente, l’anoressia non si può evitare. È un po’ come una febbre che colpisce quando si abbassano le difese immunitarie. Tuttavia guarire è possibile. L’importante è non mollare e rivolgersi a centri specializzati per farsi aiutare, proprio come fa Emily nel libro. Anche se, purtroppo, oggi, i centri specializzati nel trattamento di simili patologie sono quasi del tutto assenti sull’intero territorio nazionale. Ma questa, ahimè, è un’altra storia.

Cosa ti senti di dire a una persona che sta vivendo questo disagio e a quelle che le sono intorno?

A chiunque stia attraversando le tenebre dell’anoressia, della bulimia o degli altri disturbi alimentari dico di non arrendersi. C’è sempre una luce, una speranza. Bisogna imparare ad amarsi e ad accettarsi perché siamo tutti esseri speciali. La vita è davvero la cosa più bella.

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