Cuore di cane

Tra gli appuntamenti della settimana: il debutto di “Cuore di cane” dal romanzo di Bulgakov; la favola pastorale “Aminta”; una storia da Auschwitz; un inedito processo a Fellini; e i “Creditori” dello svedese Strindberg.
Foto © Masiar Pasquali

Cuore di cane

Scritto da Michail Bulgakov nel 1925, il romanzo fu censurato in Russia fino al 1987. Racconta la vicenda del cane randagio Pallino, che il Professor Preobražénskij sottopone a un curioso esperimento: gli trapianta l’ipofisi di un essere umano. Il Professore, medico che lavora con una clientela di ricchi moscoviti, cerca una terapia che ringiovanisca le persone. Eseguito il trapianto e scoperto che l’ipofisi, in realtà, nascondeva il segreto dello sviluppo umano, il dottore procede a una forzata rieducazione, tesa a fare del cane un uomo a tutti gli effetti. La situazione, però, gli sfugge di mano e Pallino si tramuta nel “cittadino Pallinov” modello ideale dell’uomo nuovo sovietico tanto detestato dal borghese e nostalgico Professore. La riscrittura di Stefano Massini indaga con particolare attenzione il funzionamento del linguaggio, il suo potenziale espressivo, il processo che ne permette l’apprendimento, che forma il pensiero (e che lo omologa), che permette le relazioni sociali e perfino una consapevolezza politica. “Cuore di cane” di Stefano Massini, libera versione teatrale dal libro di Michail Bulgakov, regia Giorgio Sangati, scene Marco Rossi, costumi Gianluca Sbicca, luci Claudio De Pace, con Paolo Pierobon, Sandro Lombardi, Giovanni Franzoni, Bruna Rossi, Lucia Marinsalta, Lorenzo Demaria. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, coproduzione Compagnia Lombardi Tiezzi. A Milano, Piccolo Teatro Grassi fino al 10/3.

Aminta secondo Antonio Latella

La favola pastorale del Tasso messa in scena da Antonio Latella, si avvale dell’adattamento drammaturgico di Linda Dalisi e racconta le vicende del pastore Aminta e del suo tormentato amore per la ninfa Silvia. Il regista ne propone un’inedita versione in cui il rigore del verso cinquecentesco si fa stimolo creativo, di cui le musiche di Franco Visioli costituiscono il motore. Il punto centrale della sua messa in scena non è l’Amore in quanto scoperta, bensì la forma che assume in ogni essere umano. Il nome greco Amyntas, dal verbo amynein, si può tradurre con “colui che protegge“, ma proteggere cosa? O proteggersi da chi? Difendersi? Difendere una forza creativa al punto da negarla, negare l’amore perché possa riprodursi in fonte d’ispirazione assoluta. “Aminta”, di Torquato Tasso, drammaturga Linda Dalisi, regia Antonio Latella, con Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna, Giuliana Bianca Vigogna, scene Giuseppe Stellato, costumi Graziella Pepe, musiche e suono Franco Visioli, luci Simone De Angelis, movimenti Francesco Manetti. A Roma, Teatro India, fino al 27/1; Ravenna, Teatro Alighieri, il 31; Urbino, Teatro Sanzio, l’1/2; Ascoli Piceno, Teatro dei Filarmonici, il 2/2.

Auschwitz, una storia di vento

JouJou e Didier, due fratelli, due adulti; ma erano bambini ad Auschwitz. Attraverso i loro occhi il racconto della loro storia dentro la Storia: il viaggio verso il campo di concentramento e la vita all’interno, ricordi che affiorano da quel tempo tragico che negava la vita e poi se la portava via. Una storia tra mille: i giochi e la fantasia per sfuggire all’orrore, per vedere al di là del filo spinato, oltre la neve, oltre il vento che sempre soffiava e trovare una flebile speranza, il miraggio del ritorno a casa. Una storia che non dà risposte ma continua a creare domande, per riflettere su quello che è accaduto e che continua ad accadere, dentro un’umanità senza memoria. “Auschwitz, una storia di vento” liberamente tratto dalla app omonima di Franco Grego – ilparagrafoblu, regia, adattamento, scene e luci Fabrizio Pallara, con Manuel Buttus e Roberta Colacino, creazioni visive Massimo Racozzi, scene e costumi Luigina Tusini. Produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG. A Milano, Teatro Bruno Munari, il 23 e 24/1; Castelmaggiore, Teatro Biagi D’Antona, il 26; Roma, Teatro Quarticciolo, dal 26 al 29; Rimini, Teatro degli Atti, il 31.

Processo a Fellini

Cosa sarebbe successo se Giulietta Masina avesse potuto esprimere pubblicamente la sua frustrazione come donna, moglie ed artista, non come ha tentato di farle fare suo marito Federico Fellini in Giulietta degli spiriti ma con uno rappresentazione che dia voce alla sua parte offesa, umiliata e rabbiosa? Lo spettacolo vuole rendere omaggio al suo immenso talento, strappandola ai personaggi ingombranti di Cabiria e Gelsomina, per dare voce e dignità anche alle sue ombre, unendo elementi biografici ad altri di pura invenzione, con un ritmo serrato, quasi un thriller psicologico o un incubo kafkiano che svelerà il suo mistero solo nel finale. Una sorta di viaggio nell’anima non solo di Giulietta, ma di tante donne vissute all’ombra di un uomo ingombrante, intoccabile, a volte indifferente. Processo a Fellini”, scritto da Riccardo Pechini, regia di Mariano Lamberti, con Caterina Gramaglia e Giulio Forges Davanzati. A Roma, Altrove Teatro Studio, dal 25 al 27/1.

I Creditori di Strindberg

In un nuovo allestimento il capolavoro dello svedese August Strindberg. È la storia di Adolf, sua moglie Tekla e l’amico Gustav, che si insinua nella vita dei due coniugi, fingendo di avere a cuore la felicità del loro matrimonio, ma che in realtà nasconde un desiderio di vendetta personale. Amori coniugali, tradimenti e vendetta. Solo all’apparenza la storia di Creditori è quella di un tipico dramma borghese; lo spettacolo, in realtà, porta alla luce la vera natura del rapporto uomo-donna. «Creditori – spiega il regista Orlando Cinque – è un testo che non dà conforto, che mostra la vita nella sua folle incoerenza, che rivela, con chiarezza matematica e disarmante scientificità, logiche e meccanismi del comportamento umano». “Creditori”, August Strindberg, adattamento Orlando Cinque, Fiorenzo Madonna, con Orlando Cinque, Arturo Muselli, Maria Pilar Pérez Aspa, scene Luigi Ferrigno, costumi Chiara Aversano, luci Marco Ghidelli, musiche e sound design Luisa Boffa, Luca de Gregorio. Coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Hangar-O’. A Napoli, Piccolo Bellini, fino al 27/1.

 

 

 

 

 

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