Questa mattina Mario Draghi ha tenuto un discorso veloce alla Camera chiedendo soltanto che la seduta in programma fosse sospesa per permettergli di andare al Quirinale a rassegnare le sue dimissioni. Ha così posto fine alla sua esperienza di governo alla presenza di Sergio Mattarella.
Ieri, il premier ha incassato la fiducia in Senato, ma solo con 95 senatori. Forza Italia, Lega, UDC e Noi con l’Italia hanno deciso di uscire dall’aula al momento delle votazioni. In un comunicato congiunto hanno scritto, tra l’altro, di aver “accolto con grande stupore la decisione del presidente del consiglio Mario Draghi di porre la questione di fiducia sulla risoluzione presentata da un senatore – Pierferdinando Casini – eletto dalla sinistra”.
Gli esponenti del centro destra volevano l’uscita dei 5 Stelle dal governo. La capogruppo di forza Italia, Anna Maria Bernini, ha comunicato le intenzioni di voto del partito spiegando: “Nel suo intervento abbiamo percepito nei confronti del centrodestra un biasimo che ci ha lasciato francamente molto perplessi. Gli sfarinamenti non li abbiamo cercati noi, la tela che noi tessevamo sono stati altri a disfarla. La crisi non è stata provocata né voluta da Fi. Fino alla fine abbiamo cercato uno spiraglio, una exit strategy che ci avrebbe permesso di proseguire questo cammino comune. Una soluzione di mediazione che, purtroppo, non è stata ascoltata. Con amarezza annuncio che il gruppo di Fi non parteciperà al voto sulla fiducia posta dal governo solo sulla risoluzione Casini”.
Il Movimento 5 Stelle, che ha innescato la crisi, si è invece astenuto. Ora sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a dover decidere cosa fare: l’ipotesi più probabile è quella delle elezioni anticipate. Secondo un comunicato della presidenza della Repubblica il “governo rimarrà in carica per disbrigo degli affari correnti”, ovvero un’ordinaria amministrazione.
Il contesto
La crisi politica è stata innescata la scorsa settimana dal Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che non aveva votato la fiducia al governo sulla conversione in legge del dl Aiuti. Il centrodestra ha ritirato il sostegno al governo dopo quello che ha ritenuto un duro discorso di Draghi in Senato, critico nei confronti di parte della sua maggioranza, nel quale il premier ha fatto capire con degli esempi che alcuni atteggiamenti non hanno permesso al governo di fare il suo lavoro. Draghi ha lanciato “frecciatine” all’appoggio del partito di Matteo Salvini alle manifestazioni dei tassisti contro le riforme del settore. Il premier ha poi sostenuto l’importanza della riforma della concorrenza, che la Lega aveva criticato per la questione degli stabilimenti balneari. “All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisca davanti a provvedimenti scomodi”, ha sintetizzato Draghi, riferendosi anche al Movimento 5 Stelle.
La frattura
Dopo ore di riunione con Forza Italia a casa di Silvio Berlusconi, il partito guidato da Salvini ha deciso di porre delle condizioni che sapeva sarebbero state inaccettabili: un nuovo governo e un nuovo programma. Draghi non ha cambiato posizione e nel pomeriggio ha chiesto la fiducia su una risoluzione presentata da Pier Ferdinando Casini che diceva: “Il Senato, udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri, le approva”. Nel tardo pomeriggio si è votata la fiducia sul discorso di Draghi e il centrodestra è uscito dall’aula. La risoluzione ha ottenuto la maggioranza dei voti dei presenti, ma la crisi era ormai avviata dopo l’uscita del centrodestra e l’astensione del Movimento 5 Stelle. Era chiaro che se fino a quel momento l’osservato speciale era il M5S, adesso la sopravvivenza del governo era nelle mani del centrodestra. La scelta di non appoggiare il governo Draghi, dopo le continue rassicurazioni da parte di Berlusconi, posiziona Forza Italia più vicina alla destra radicale che a quella europeista.
Le defezioni
Dopo Mariastella Gelmini anche Renato Brunetta ha lasciato Forza Italia: «Non votando la fiducia a Mario Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio Forza Italia, è Forza Italia che lascia se stessa», ha detto il membro storico di Forza Italia. Anche il senatore Andrea Cangini ieri, in dissenso col suo partito, aveva votato la fiducia al governo Draghi. Dall’altra parte Maria Soave Alemanno, deputata dell’ala “governista” del Movimento 5 Stelle, ha lasciato il partito criticando la decisione di uscire dalla maggioranza del governo Draghi. “Con estremo dispiacere mi allontano dal gruppo politico che per anni ho ritenuto fosse la mia casa e che non riesco più a riconoscere”.
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