C’è una pace che lavora silenziosamente: è dono di Dio e opera «artigianale» dell’uomo, costruzione paziente di chi rinuncia alla tentazione di dominare sugli altri e la custodisce nel cuore, di chi – come consiglia S. Agostino – intreccia con lei una «indissolubile amicizia».
La Giornata Mondiale per la Pace, che si celebra ogni anno il 1° gennaio, ci «obbliga» a guardare al futuro con speranza. Ce lo ricordano le testimonianze dei relatori intervenuti alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio di papa Leone XIV per la Giornata, che quest’anno ha come tema «La pace sia con tutti voi: verso una pace “disarmata e disarmante”».
È una provocazione a confrontarsi con i propri sentimenti, a disarmare il cuore mentre nel mondo molti riprendono le armi. «Come abitare un tempo di destabilizzazione e di conflitti liberandosi dal male?» è la domanda che emerge dal documento, alla quale papa Leone XIV risponde: «Occorre motivare e sostenere ogni iniziativa spirituale, culturale e politica che tenga viva la speranza, contrastando il diffondersi di atteggiamenti fatalistici» e opponendo «lo sviluppo di società civili consapevoli, di forme di associazionismo responsabile, di esperienze di partecipazione non violenta, di pratiche di giustizia riparativa su piccola e su larga scala».
Si parte da noi! La pace non è una questione di politica, né «un equilibrio tra terrore e paura», ribadisce nel suo intervento il cardinale M. Czerny, S.J., prefetto del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Essa si colloca nella sua «sede primaria», cioè nel cuore di ogni donna e ogni uomo, «indipendentemente dalla sua fede e soprattutto se cristiano», sottolinea il testo del Messaggio. Il desiderio di pace che abita il cuore umano può superare le paure e le pretese di dominio. Chi desidera veramente la pace, infatti, deve fare i conti con la propria aggressività. Il «disarmo integrale», proposto per la prima volta da papa Giovanni XXIII, «si può affermare soltanto attraverso il rinnovamento del cuore e dell’intelligenza». La guerra, la belligeranza, non sono un destino inevitabile o una logica irrinunciabile. Come insegna Sant’Agostino, chi cede a questi sentimenti tradisce la propria umanità, che anela profondamente alla pace.
Dal cuore di ciascuno, lo sguardo si allarga e papa Leone non invita solo al disarmo dei cuori e a un dialogo efficace, ma esorta anche con forza a percorrere la «via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale, smentita purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti, in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali».
In ogni Paese, ingiustizie, strutture inique che generano disuguaglianze causano sofferenze a tantissime persone. Tuttavia, «la pace di Cristo risorto continua ad attraversare porte e barriere con le voci e i volti dei suoi testimoni».
Nel corso della conferenza stampa, tra le voci dei testimoni di pace, c’è anche quella di don Pero Miličević, parroco di SS. Luca e Marco Evangelisti a Mostar, in Bosnia. «È la pace di Cristo Risorto che ci dona la forza di vincere le tenebre dell’inquietudine ed entrare nella luce. Nella mia vita ho sperimentato ciò che il papa sottolinea: “Vedere la luce e credere in essa è necessario per non sprofondare nel buio”», racconta parlando della la sua esperienza della guerra e della prigionia, della perdita dei suoi cari e di come la preghiera abbia tenuta accesa in lui la luce della speranza. «C’è stata rabbia per tutto ciò che ho vissuto?» dice. «Sì. Ma quando sono diventato sacerdote, nel 2012, e ho iniziato a confessare i fedeli, ho capito quanto sia necessario avere la pace interiore e che la pace non si può raggiungere senza perdono, senza confrontarsi con ciò che si è vissuto».
La pace deve essere vissuta, coltivata, custodita. È questo impegno che permette alla luce di splendere nelle tenebre, che dà speranza al mondo. «La pace esiste – scrive papa Leone -, vuole abitarci, ha il mite potere di illuminare e allargare l’intelligenza, resiste alla violenza e la vince. La pace ha il respiro dell’eterno: mentre al male si grida “basta”, alla pace si sussurra “per sempre”».