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In profondità > Verso l'Assemblea del Focolari/10

Creatività, fede e parresia

di Pablo A. Blanco

Di fronte alle sfide e alla complessità del mondo, qualche idea sulle azioni che il Movimento dei Focolari dovrebbe intraprendere

La prossima Assemblea dell’Opera di Maria ci troverà in un mondo in subbuglio e sottoposto a profonde trasformazioni strutturali. L’aumento dei conflitti armati e della violenza ha messo in luce la fragilità della pace e le difficoltà nell’affrontare i conflitti, che generano gravi crisi umanitarie che colpiscono praticamente ogni luogo della Terra: causate principalmente da guerre, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenza, povertà estrema e condizioni di vita indegne, queste crisi colpiscono circa 122,6 milioni di persone nel mondo (ACNUR, 2024).

Il rapido sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale – impropriamente definiti “intelligenza” perché privi di qualità umane essenziali come discernimento morale, emotività ed esperienza (Antiqua et nova, n.10) – ci mette in guardia dal pericolo di strumentalizzarli per scopi dannosi, come la disinformazione, la manipolazione e il deterioramento delle relazioni umane. Le implicazioni in ambiti come l’economia, la salute, l’istruzione e la politica pongono anche significative sfide antropologiche ed etiche nella ricerca di un equilibrio tra benefici e rischi.

Da parte sua, la Chiesa è in cammino sinodale di discernimento per pensare e ripensarsi nel mondo. Nella prospettiva della superiorità del tempo sullo spazio e del «lavorare a lungo termine, senza ossessionarsi sui risultati immediati» (Evangelli gaudium, n. 222-223), il pontificato di papa Francesco ha avviato processi di trasformazione, con un profondo impatto sulla vita e sul governo della Chiesa. Da parte sua, Leone XIV ci invita e ci sfida a un «dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue diverse componenti e realtà» (Leone XIV al Collegio Cardinalizio, 10/5/2025), e a riconoscere nel grido di abbandono di Gesù ogni ferita e ogni dolore umano (Leone XIV, Udienza generale 10/9/25).

Certamente, la complessità del mondo in cui viviamo spiega perché spesso possiamo sentirci paralizzati o immobilizzati, mentre tremano le convinzioni e le certezze che avevamo. Chiara Lubich sapeva vedere in ogni ferita dell’umanità un’opportunità di redenzione, piuttosto che una certezza di dannazione: «Il disegno divino risponde sempre a un disegno di redenzione e di salvezza» (L’Osservatore Romano, 21/4/1984). Consideriamo quali sono oggi i volti di Gesù Abbandonato a cui questa Buona Notizia deve ancora giungere: i migranti, la famiglia, i poveri, i giovani, gli anziani, i tossicodipendenti, i divorziati, gli esclusi, la comunità LGBT? E quali sono le ferite che dobbiamo abbracciare: l’aborto, l’eutanasia, il femminismo militante, la disuguaglianza sociale, l’ateismo pratico, la cultura del disaccordo, la cultura dello scarto, la cultura della disperazione, il transumanesimo? Quali azioni concrete dobbiamo intraprendere per abbracciare queste ferite, che sono volti concreti dell’umanità?

Come diceva Chiara, «non siamo completi se non siamo umanità» (Fontem 1969). Dobbiamo proseguire i processi di trasformazione già avviati nell’Opera, abbracciando la lentezza che a volte questi processi comportano e confidando che il tempo illumini e trasformi, ma anche ispirando e incoraggiando slanci pastorali creativi di fede e parresia che aprono nuovi orizzonti.

Alcune idee da esplorare: rafforzare e collegare ulteriormente dialoghi, inondazioni e movimenti di massa in progetti trasversali che portino con sé una maggiore capacità di rispondere alle realtà concrete di oggi; responsabilizzare coloro che sono all’interno dell’Opera, in particolare i giovani, ad assumere un ruolo maggiore e decisivo nei processi e nelle iniziative; ideare nuovi schemi di collegamento di branche e sezioni che superino la frammentazione e siano più consoni a uno stile sinodale; ripensare ambiti critici come la gestione delle risorse e la comunicazione, mettendoli al servizio di una nuova evangelizzazione: nuova nei suoi metodi, nuova nel suo ardore e nelle sue espressioni (Sinodo dei vescovi 19/6/2012).

Ciò esige anche che l’Opera riponga una crescente fiducia nel fatto che la sua vocazione si può scoprire nell’azione e non solo nella contemplazione, che Dio non abbandona l’opera delle sue mani (Salmo 138:8), che il suo amore provvidente ci illumina e ci guida a prendere le decisioni migliori e ci mostra il cammino da seguire. L’evento carismatico dell’Assemblea, una nuova Pentecoste, deve proiettarci in un momento kerygmatico di annuncio e di profezia, per la Chiesa e per tutta l’umanità

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