Cosa succede veramente in Egitto?

I mass media stanno dando una versione manipolata e unidirezionale dei fatti? Alcune testimonianze “controcorrente” che arrivano dal Paese arabo, dove“cristiani e musulmani cercano insieme di impedire gli attacchi alle chiese”.
el-sissi

Siamo tutti allibiti dalla violenza, spesso inaudita, che i media di casa nostra ci offrono da piazze, moschee e chiese in Egitto. L’occidente si è mobilitato contro quanto avviene: centinaia di morti e feriti che quasi non si riescono a contare. Forti restano gli appelli del Papa, in particolare quello lanciato all’Angelus del giorno di Ferragosto al termine della messa celebrata nella piazza di Castelgandolfo: «Preghiamo insieme per la pace, il dialogo e la riconciliazione in quella cara terra e nel mondo intero».

Ma quanto sta avvenendo in Egitto è ben più complesso. Infatti, a fronte delle notizie che costantemente vengono battute dalle agenzie di stampa e delle immagini che spesso vediamo in diretta, alcuni conoscenti dal Cairo continuano a sottolineare che i media in Europa trasmettono una visione parziale dei fatti, creando una reazione tutt’altro che positiva in gran parte della popolazione egiziana nei confronti dell’occidente. Un corrispondente stamattina ci scriveva: «Non si capisce chi riesce a manipolare cosi tanto i media».

E’ indubbio che nel Paese nord-Africano si stia giocando una partita pesante, dove la gente muore per difendere una posizione politica, una speranza per il futuro e, anche, una identità religiosa, non necessariamente solo cristiana. «Gran parte della popolazione – ci scrivono domenica mattina dal Cairo – desidera veramente uno stato moderno, dove c’e posto per tutti, comprese le minoranze».

Lo ha sottolineato in una dichiarazione coraggiosa e molto chiara anche monsignor Kyrillos William Samaan, vescovo di Assiut nell’Alto Egitto. «Non bisogna generalizzare – ha affermato –. I veri musulmani, che sono la gran parte degli egiziani, sono gente pacifica e rispettosa. Chi ha aggredito le Chiese, i musei e i posti di polizia è una minoranza di scalmanati ed estremisti».

Nel caos e nella violenza che ha colpito il Paese sono una quarantina i luoghi di culto, i centri pastorali o sociali e le proprietà dei cristiani che sono stati oggetto di violenza. I cristiani d’Egitto vengono accusati di aver tramato con i militari e di aver sostenuto il “golpe” con cui il 3 luglio scorso è stato deposto il presidente Mohammed Morsi.

«Ad alimentare questo sentimento, il fatto che il capo della Chiesa copto-ortodossa, Papa Tawadros II sia apparso assieme ad altre personalità religiose, come il Grande Imam di Al Azhar, al fianco del generale Abdel fattah al Sissi», ha spiegato alla  agenzia Misna, il vescovo. Senza dubbio i cristiani «hanno fatto parte di quei 30 milioni di cittadini scesi per le strade a protestare contro un governo in cui non si riconoscevano, esercitando un loro diritto». Ma a fronte di una realtà che pare non avere sbocco, monsignor Kyrillos William Samaan ha tenuto a precisare che «durante gli attacchi alle chiese, ad Assiut come a Minya e Sohag, i musulmani sono intervenuti cercando di impedirli, poiché è questo il verso senso della fede. Questo è il vero Egitto: cristiani e musulmani uniti».

Nel sermone di venerdì, particolare anche questo che non ha avuto la giusta risonanza in occidente, l’imam della moschea di al-Azhar al Cairo, il più importante centro teologico sunnita, ha condannato “con forza” gli attacchi alle chiese cristiane e “la persecuzione contro i copti”, accusati dai Fratelli musulmani di essere stati in prima fila nelle proteste contro il deposto presidente islamico Mohamed Morsi. Il sermone è stato trasmesso in diretta dalla tv di Stato egiziana. Ma non è tutto. Ancora dall’Egitto, amici ci hanno comunicato che «fa impressione vedere vescovi, preti e fedeli andare nelle chiese bruciate per pregare e celebrare le messe».

Il momento resta tragico, un Paese fortemente polarizzato si trova in bilico, con il pericolo reale di finire in una guerra civile. Ma cerchiamo di non essere, in Europa, troppo ingenui o pensare che lo siano gli altri. A fronte della situazione nel Paese del nord Africa, ci sono giochi politici che vanno ben al di là di quanto sta avvenendo in questi giorni e che rappresenta solo un tassello di un mosaico sempre più complicato che è l’intero Medio Oriente. In Europa dovremmo essere più attenti a rilasciare valutazioni, senza farci manipolare solo dalle immagini.

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