Filomena e Gioacchino sono sposati da tantissimi anni e stanno attraversando una brutta crisi di coppia, tanti accadimenti e forse la normale evoluzione di ciascuno di loro li hanno portati ad uno stallo, a sentirsi distanti, quasi a non riconoscersi più, stanno pensando se sia il caso di separarsi.
Davide e Clara sono fidanzati: lui vuole un rapporto diverso, chiede maggiore spazio per le cose personali, la relazione simbiotica lo soffoca, lei è impaurita da questa nuova distanza e si chiede se è la persona giusta con cui continuare a camminare insieme. Giorgia e Salvatore sono da poco sposati e lei a volte pensa di “dover” essere più felice, mentre vive tutti i cambiamenti di vita con ansia. Cristina ha chiuso un breve fidanzamento e pensa che non troverà mai l’amore.
Ciascuno di loro soffre per amore, ma non solo, c’è qualcosa dentro la loro storia che li sta mettendo in crisi con se stessi: nell’incontro col partner scopriamo parti di noi, nostre fragilità e risuona l’eco delle prime relazioni di accudimento. Ad un certo punto, i nodi vengono al pettine e se certe cose non si risolvono, in qualche modo si ripresenteranno.
Basta poco a trasformare ai nostri occhi il partner in un mostro cattivo quando fa un passo indietro, se nella nostra storia non c’è stato un rapporto affettivo sicuro è facile che nel presente si ripresentino situazioni simili. Riecheggia l’abbandono, quella paura sottile e insidiosa che da bambini abbiamo potuto provare anche solo se i genitori sono stati distratti, poco rispondenti ai bisogni. Quel bambino che c’è dentro di noi ha memorizzato profondamente e visceralmente quella solitudine, quella paura di non farcela, perché in effetti da bambini abbiamo tutti bisogno di genitori attenti e amorevoli, i piccoli non sopravvivono senza le cure dei grandi.
Oggi, seppur l’ansia sale quando vediamo allontanarsi il partner, possiamo ricordare a quel bambino che ci portiamo dentro che non è più solo. C’è un adulto in noi che se ne può prendere cura. Quando non si riconosce la persona accanto è perché forse l’abbiamo data per scontata mentre evolveva e scopriva parti nuove di sé: chissà come potrebbe essere conoscerla!
Quando la persona ci chiede spazio, forse, potrebbe essere un tempo per ricordarci che siamo anche singoli oltre che coppia, con passioni personali, è un tempo in cui scoprire se stessi per rincontrare il partner con maggiore ricchezza. La paura di stare da soli o che qualcuno ci abbandoni è una gabbia che può farci vivere a metà. La libertà interiore avviene curando quella ferita antica, abbracciando quel bambino interno impaurito.
Poi, purtroppo, ci sono i casi in cui in questi movimenti evolutivi si fanno passi azzardati, movimenti e azioni che possono ferire e rompere la fiducia, allora non è scontato ricostruirla e ricominciare. Per farlo occorre un cambiamento profondo di ciascuno. Ci sono volte in cui si prendono strade diverse, si scrivono pagine nuove di vita.
In ogni caso, al di là di come si continua a camminare, è bene capitalizzare ciò che di prezioso c’è stato in quella relazione, il buono che quell’amore ci ha dato. Se in un dato momento abbiamo fatto delle scelte, erano quelle giuste di quel momento di vita e saranno state sicuramente arricchenti per tanti motivi. Sia che si sta cercando di superare la crisi, sia che si stia chiudendo una relazione, ci si può chiedere: cosa mi porto di buono da questa esperienza di coppia? Cosa mi è piaciuto e cosa ho imparato? Quali cose vorrei lasciare andare o non vorrei rifare e cosa porto con me in questo nuovo presente?
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