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Persona e famiglia > Esperienze

Cosa c’è nella cartella degli insegnanti?

a cura di Cristina De Donà, Rosamaria Milisenna

La Val di Sole ha ospitato dal 20 al 24 luglio la 1a Summer School per insegnanti ed educatori promossa dalla Rete Insegnanti Italia.

Summer School della Rete Insegnanti Italia a Val di Sole. Luglio 2025.

La scelta non è stata casuale, perché proprio lì, precisamente a Castello, iniziò ad insegnare a 19 anni Chiara Lubich (al secolo la maestra Silvia) in una pluriclasse con una quarantina di alunni. Uno dei temi di questo corso di formazione residenziale è stato proprio l’approfondimento dell’educazione nella prassi e negli scritti della Lubich.

L’associazione promotrice è nata da una rete spontanea di insegnanti sul territorio italiano, che riconoscendosi nella proposta educativa dell’unità, si sono chiesti che contributo specifico potevano dare con la propria professionalità alle realtà educative emergenti confrontandosi e sostenendosi tra di loro.

Negli anni passati accanto a occasioni informali di incontro sono stati promossi diversi momenti di formazione professionale, in collaborazione con diversi enti.

Durante questa prima Summer School “In cammino per Essere Rete: nell’educazione un tesoro”, che ha visto la partecipazione di una trentina di docenti da tutta Italia di varie discipline e ordini scolastici, si sono alternati momenti di aggiornamento, testimonianza e laboratoriali.

All’interno del laboratorio di “Pratiche per la cura di sé: la fragilità e la forza dell’insegnante”, la formatrice Maria Teresa Cervia (EduforUnity) ha chiesto che ciascuno descrivesse come era la propria prima borsa da insegnante, condividendo poi a coppie quanto aveva scritto, perché “raccontare è appropriarsi del proprio vissuto”.

Mentre solitamente l’attenzione, e la pubblicità, è posta sulla cartella o zaino degli alunni, ecco una prospettiva nuova. Chissà se anche ai lettori di Città Nuova è mai capitato di raccontare o farsi raccontare da colleghi o familiari un ricordo del primo giorno di lavoro o di scuola… può sempre essere il momento buono, perché raccontare non significa solo “appropriarsi del proprio vissuto”, ma anche aprirsi a quello di chi ci è vicino.

Vediamo allora come era questa prima borsa da insegnante. Spesso è stata un regalo di laurea o di una persona cara, tanto che la si ricorda come “la più bella mai avuta”… Oppure rimane impresso un odore particolare (di pelle), il colore o la forma, che ricorda quella della cartella avuta da piccoli. O non si ricorda più nulla di tutto questo, perché si era più preoccupati di ciò che si portava dentro al cuore: emozioni, paure e cosa dare agli alunni.

Può essere stata una tracolla rossa in cui ogni giorno si cambiavano i libri portati a casa per preparare la lezione, finché, diventati troppi, è rimasta conservata tra altre borse e valigie, per far posto a borse più adatte alle esigenze, che di volta in volta emergevano.

Una borsa capiente, perché doveva contenere tutto alla Mary Poppins (dai cerotti ai fazzoletti, alle biro) per cercare di soddisfare le richieste degli alunni, compresi gli immancabili occhiali rosa, cioè la speranza di cogliere sempre il positivo.

C’è chi ha scelto una via di mezzo tra una borsa non troppo professionale (come quella usata da consulente), che avrebbe allontanato dai ragazzi, e una borsa troppo “dimessa” che avrebbe tolto il ruolo specifico dell’insegnante, che anche ai ragazzi doveva essere ben chiaro.

Non manca chi aveva una borsa piena della propria ansia, insicurezza e paura di sbagliare o chi per ispirare professionalità e sicurezza si è affidato ad una Roncato Blu in quel primo (e indimenticabile) giorno di scuola, quando si è terribilmente agitati, rigidi e tesi proprio come quella borsa.

Chi ha usato un porta-computer per “darsi tono”, ma ben presto si è accorto che era troppo piccolo per i materiali da portare – “perché avevo tante idee!” – e l’ha dovuta cambiare.

C’è chi la borsa, apparentemente vuota, l’aveva piena di aspettative su come affrontare il proprio compito e su come sarebbero stati i singoli incontri con alunni e colleghi, piena dei vari mondi quanti i volti degli allievi incontrati in quel primo anno e poi nei successivi.

C’è chi aveva tanti scomparti per tenere tutto a portata di mano e chi nello zaino, pur avendo di tutto, dal materiale scolastico agli effetti personali e un astuccio verde per uno snack o una caramella, poi gli mancava sempre qualcosa: la colla o le forbici.

A questa prima domanda ne sono seguite altre. “Scrivere in 2/3 parole cosa non può mancare oggi nella tua borsa da insegnante?” (uguale se oggetti concreti o figurati).

Tante penne e matite o solo la matita, che aiuta a far capire l’errore, ma non ferisce come la penna,un bel astuccio, ma anche la prolunga per il pc, i fazzoletti (per sé o per gli alunni raffreddati?) e il cellulare (da non tirare fuori).

Non possono mancare tenerezza verso gli alunni con uno sguardo o un abbraccio a seconda dell’età,  ascolto e speranza (da dare e da avere) che è possibile ricominciare, entusiasmo, dialogo sincero e vivace, cose serie, ma anche gioco e ironia, una bella dose di umorismo, pazienza, ascolto e rispetto verso ciascun collega, alunno e genitore, con uno sguardo attento e un profondo atteggiamento di ascolto e rispetto con la voglia di vedere nuovo l’altro, consapevolezza e desiderio di instaurare relazioni “vere” e il tentativo di essere all’altezza di tutte le sfide che si presentano in classe. E come promemoria una frase della Montessori: “L’educatore deve avere il cuore del poeta e la mente dello scienziato”.

Per concludere ciascuno ha risposto anche alla domanda “Cosa non vorresti nella tua borsa da insegnante?”. Le risposte? Libri pesanti (o che non si  ha il coraggio di lasciar fuori dal “kit mentale”), la noia del registro elettronico o dei corsi sul digitale, lo scoraggiamento, il pessimismo o l’arrendevolezza, la rabbia e il giudizio che blocca, la povertà di idee o l’essere superficiale e di fretta, l’indifferenza dei colleghi e la sensazione di solitudine di fronte alle sfide che si presentano.

Volete condividere le vostre di risposte o inviare un commento? Scrivete pure a reteinsegnantiitalia@gmail.com o a segr.rivista@cittanuova.it con oggetto: LA BORSA DELL’INSEGNANTE.

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