Continua lo stallo della questione dei marò

La Corte suprema dello Stato del Kerala ha esteso ulteriormente la custodia dei militari italiani. Le reazioni dell’opinione pubblica locale
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

«L’India desidera continuare i rapporti cordiali con l’Italia», ha sostenuto il ministro degli Esteri indiano S.M. Krishna. Tuttavia, sebbene con un tono senza dubbio più diplomatico dello chief minister dello Stato del Kerala, Oommen Chandy, ha sostenuto la posizione che il governo indiano ha assunto dall’inizio della vicenda dei marò italiani: sarà la Corte suprema del Kerala a decidere cosa fare e come farlo. Ieri l’organo giuridico competente, secondo la legislazione indiana, per la questione che ormai si protrae da più di un mese, ha ulteriormente esteso la custodia dei due militari italiani accusati di aver sparato e ucciso due pescatori indiani.
 
È ovvio che nella complessa serie di rapporti della politica e dell’amministrazione della repubblica dell’India, il ministro degli Esteri non voglia e non possa interferire direttamente nelle questioni giuridiche di uno Stato dell’Unione indiana. D’altra parte, diventa sempre più chiaro, come già abbiamo avuto modo di sostenere fin dall’inizio, che la questione non si risolverà così semplicemente. La questione dei militari italiani, oltre alle implicazioni politiche interne, per altro ormai superate con la conclusione della breve tornata elettorale, sta anche assumendo una piega più internazionale. Il problema della pirateria è un fatto reale e i pescatori indiani ne fanno spesso le spese a causa di assalti da parte di pirati somali. Il fatto che ha coinvolto i due militari italiani è un’ottima occasione offerta all’India per lanciare messaggi chiari ai pirati sulla fermezza di chi colpisce i cittadini indiani.
 
Quello che, tuttavia, dovrebbe far riflettere, come già sottolineato, è la percezione del problema da parte dell’opinione pubblica locale. Il quotidiano The Hindu, una delle maggiori testate del Paese, noto per le sue posizioni equilibrate e sempre ben documentate, nell’edizione on-line sia di Kochi che di Thiruvananthapuram, la capitale del Kerala, accanto agli articoli in merito alla questione riporta un blog su cui i lettori possono intervenire.
 
Vari i messaggi registrati. Il tono è quello di soddisfazione per la posizione di sovranità presa dal proprio governo, di chiarezza nel voler gestire secondo la giurisdizione locale un fatto che l’Italia vuole, invece, arrogare come suo. C’è anche chi ammonisce a non rischiare brutte figure a livello internazionale a scapito dell’immagine del Paese e, soprattutto, a rischio degli indiani, e sono tanti, residenti all’estero. Tuttavia, si coglie come la questione dei marò offra all’India la possibilità di far capire il suo peso sullo scacchiere mondiale. Si tratta di un fatto senza dubbio marginale, se vogliamo, rispetto alle grandi questioni del mondo in questi giorni. Tuttavia, è un segnale che in Italia sembra non essere stato ancora adeguatamente registrato.
 
Senza dubbio, il Paese asiatico è sincero nella sua affermazione a voler continuare i rapporti di cordiale collaborazione con l’Italia, ma è altrettanto chiaro a determinare condizioni senza timore di porle sulla bilancia.

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