A questo proposito sono interessanti alcuni studi che provengono dalla recente teoria economica e sociale, che vanno sotto il nome di ‘reciprocità forte’ (strong reciprocity). Si sta scoprendo che se si vuole mantenere, generare o rigenerare la cooperazione in un determinato ambito civile (ambiente, fisco, beni comuni …) è necessario che nelle persone sia presente un’etica pubblica e conseguenti comportamenti di tipo ‘orizzontale’ (tra cittadini) e non solo "verticali" (ciascuno nei confronti delle istituzioni). Se, per esempio, si vuole mantenere un parco pulito, non è sufficiente controllare o delegare il rispetto delle norme cooperative agli ‘organi competenti’; è necessario, e coessenziale, che tra i cittadini si sviluppi una cultura del prendersi cura dell’altro direttamente. Si è dimostrato che in simili casi, senza lo sviluppo nei cittadini di forme di ringraziamento esplicito per i comportamenti virtuosi degli altri, e senza rimproverare chi getta cartacce per terra, la cooperazione non parte o non si mantiene nel tempo.
Questa cultura orizzontale è molto più presente nei popoli nordici (lo sa bene chiunque abbia viaggiato in aereo accanto a una inglese o a un tedesco, e abbia acceso il cellulare qualche secondo prima dell’avviso ufficiale). Nei popoli latini e mediterranei, invece, in simili situazioni o non si fa nulla, o in aereo si chiama l’hostess, perché sia lei a rimproverare il vicino inadempiente. Oppure si risponde a chi ci dice «non puoi entrare nel giardino della scuola con l’auto», con la triste espressione «ma ti hanno assunto in Comune?». E questi fatti non sono l’ennesima pagina del libro dei buoni sentimenti civilmente irrilevanti: dietro a essi c’è molto di più e di diverso.
Chiediamo allora, e tanto, alle istituzioni coerenza, equità, di dare il primo esempio nei sacrifici. Ma non chiediamo di meno a noi stessi, né agli altri compagni di cordata.
Il governo sta facendo gli interventi giusti, quelli che devono essere fatti. Ma una manovra di questa portata funziona soltanto se è sostenuta dai cittadini, dalla grande maggioranza del Paese, anche da coloro che avrebbero buone ragioni e legittimi interessi per protestare, o per chiedere altre strategie e altre soluzioni più efficienti e/o eque. Dobbiamo essere coscienti che qui si tratta di scalare una montagna, irta e difficile, una scalata dall’esito incerto. Ciò che è certo è che la durata sarà lunga, poiché questa crisi richiederà diversi anni prima di essere in qualche modo superata.