Se è vero che dall’errore si può imparare è anche vero che agli errori consegue qualcosa. La paura di sbagliare, il bisogno di mostrare il lato buono di sé, il dolore per ciò che non si è realizzato, l´attaccamento ad una idea originaria di come doveva andare, il non riconoscersi nella scelta intrapresa, conducono spesso ad ignorare che dall’errore si generano nuove opportunità e scoperte. Talvolta si tratta di vere e proprie invenzioni (il mondo scientifico ne è pieno) o scoperte, come quella delle Americhe, molto più spesso si tratta di nuove consapevolezze, acquisizioni o chance non previste.
Nel nostro quotidiano possiamo pensare all´errore come a un fallimento o più semplicemente come a una condizione necessaria per non vivere nel rimpianto di non averci provato. Così inteso, lo sbaglio è spesso l´occasione di uno sviluppo personale e di un avanzamento nella vita, seppure non nella direzione pensata.
Quando dal quotidiano dei piccoli errori o dimenticanze ci si sposta al campo delle interazioni, gli errori che si possono commettere possono avere ricadute consistenti nella propria o altrui vita. Si entra a questo punto in una sfera di cristallo, dove tutto risuona e ci si muove con delicatezza. In chiave prospettica aiuta il dirsi che la prossima volta si soppeseranno meglio le decisioni e le loro conseguenze, ma riferendoci al “già accaduto” ci sono alcuni atteggiamenti che possono aiutare a convivere con le ricadute.
Per prima cosa non sfuggire alla situazione. Questo vuol dire che se da un lato ci sono delle responsabilità da assumersi, delle emozioni da vivere e pian piano da elaborare, dall’altro c’è uno stato di fatto, una realtà da accettare pienamente. L’accettazione piena è uno strumento di salvaguardia della nostra salute psichica e al contempo è frutto di un lungo e doloroso processo, tanto lungo e doloroso quanto più gravi e limitanti sono state le conseguenze.
Eventi come decidere di emigrare con la propria famiglia, aver smesso di lavorare per fare la mamma a tempo pieno, dichiarare il fallimento aziendale, causare o subire un incidente con gravi e/o irreversibili lesioni hanno ricadute di ampissima portata. Responsabilità da assumersi e grado di reversibilità della situazione sono differenti. Le ricadute si diffondono a largo raggio anche su altri, con i quali si possono condividere i presupposti ma che per lo più subiscono la scelta/situazione. Accettare la situazione significa in questo caso accogliere emozioni, vissuti e rimostranze da tutte le parti in causa come leciti.
Ciascuno dal suo speciale punto di osservazione ha percezioni e bisogni differenti. Accoglierli come vissuto personale permette a ciascuno di perseguire un processo di elaborazione interna di integrazione delle ricadute nella propria sfera privata. Fermarsi al rimuginio o ai rimproveri, o avvertire come rimproveri la condivisione del personale vissuto dell´altro, rischia di bloccare il processo di elaborazione del cambiamento in atto e di cristallizzare le emozioni negative, senza la possibilità di accogliere le nuove sfide e possibilità legate al futuro.
Non sempre è possibile darsi una spiegazione chiara e coerente di come sono andate le cose, del perché si sono assunte delle scelte o sono avvenuti dei fatti. Certo è che nel dato momento in cui sono assunte delle decisioni, le si ritenevano possibili. Diventa necessario, in questo connubio tra responsabilità e accettazione, inserire la dimensione del perdono. Esso, nella duplice direzione verso sé e verso gli altri, ha il potere di ri-attivare le energie interne affinché, invece di guardare alle chance perse, si possano afferrare quelle ancora esistenti.
Gli errori hanno un senso in chiave evolutiva quando non cerchiamo di camuffarli facendo finta di nulla. Viceversa recriminazioni e rimorsi verso sé e verso gli altri creano blocchi nello sviluppo psicoemotivo e nell’autorealizzazione. Amarezza e rimpianto non sono solo espressione della tristezza ma generano una sorta di autopunizione. La persona si impedisce cioè di vivere al meglio la propria vita perché le cose non sono andate come le aveva pensate. E non di rado in questo vortice vengono attirati partner, figli, genitori, fratelli, sui quali vengono proiettati o indotti sensi di colpa.
Conquistare uno sguardo neutro attraverso il quale poter differenziare ciò che si può cambiare da ciò che va accettato, necessita di tempo. Per ottenerlo è necessario correggere gli errori di interpretazione facilmente indotti da autorimproveri o da un attaccamento a vecchi ed anacronisitici piani sulla propria vita. Anche il ricevere un feedback diverso su un accadimento e le sue conseguenze può contribuire a rendere più chiaro il senso di un’avvenimento nella vita della persona.
In definitiva gli errori non sono il problema centrale nella salute psicofisica di una persona, piuttosto è centrale il modo di leggerli ed il ruolo che si sceglie di dargli nella propria vita, affinchè null’altro possa più avvenire o viceversa affinché, nonostante l’accaduto, tutto possa ancora accadere.