Non la bellezza scultorea di Sophia Loren, o quella decisa di Gina Lollobrigida, e nemmeno quella un poco animalesca di Brigitte Bardot. Donne iconiche del cinema, sue “rivali”, anche se questo è un aspetto che a Claudia mancava, perché non conosceva la gelosia attoriale. O, se l’ha avuta, l’ha vissuta con distacco.
Ma per ricordare meglio una donna tanto enigmatica nonostante l’indubbia solarità e per “trovarla” veramente, è opportuno rivedere la scena del ballo – il più bel ballo cinematografico, è stato detto – nel Gattopardo di Visconti, anno 1963 in cui l’attrice girò pure 8 e mezzo con Fellini, grande rivale di Luchino. Claudia era capace di passare dall’Angelica dalla risata fragorosa al fantasma felliniano. Ma rimane nell’immaginario collettivo popolare l’Angelica, anche dopo la recente serie televisiva – dove brilla Kim Rossi Stuart – che ha cercato di riprodurne in qualche modo il fascino. Lei, Claudia, era una donna-pantera con quel volto tunisino-siculo, gli occhi sempre scintillanti, anche in tarda età, con la cultura francese che amava e per cui era amata in Francia. Del resto, voleva vivere ogni giorno della vita come fosse il primo, non pensava alla morte, era curiosa su cosa sarebbe successo “dopo”.
Avida di vita, selvaggia e libera, non ostile verso i colleghi, come la racconta il nostro Franco Nero che ha girato con lei 5 film – tra cui Il giorno della civetta di Damiano Damiani – e che l’ha aiutata in un momento dove non lavorava più. Perché la vita di Claudia-Angelica è stata anche drammatica, dolorosa, come lei stessa ha raccontato con sincerità.
Oltre cento film, una marea di premi, una folla di ammiratori, ma lei rimane Angelica, quella del ballo del Gattopardo. Ha interpretato una varietà di ruoli con attori e registi diversissimi: attori come Alain Delon – con cui l’amicizia è stata costante e vera –, Marlon Brando, John Wayne, Henry Fonda, Marcello Mastroianni (qualcuno, si direbbe in gergo, “ci ha provato”, inutilmente), registi come Comencini, Cavani, Sergio Leone (C’era una volta il West), Herzog, Bolognini, Germi, Luigi Magni, sempre pronta, sempre diversa e sempre sé stessa: proteiforme, scintillante drammatica e leggera. Ma misteriosa.
Eppure, era una donna che non giocava a fare la diva, gentile, circondata dai figli nel sobborgo parigino, anche se sapeva sfoggiare con una eleganza innata i vestiti dell’amico Armani.
Naturalmente non sono mancati gli omaggi ufficiali, da Mattarella a Macron, tanto che la tivù francese ha programmato subito Il Gattopardo a celebrare la coppia Delon-Cardinale, che è accanto a quella Loren-Mastroianni forse la più affascinante al cinema.
Cosa rimane di Claudia? Mai imprigionata in un solo ruolo, sempre risorgendo anche dai dolori personali, riservata e nello stesso tempo solare, con la bellezza-rara, e di nessuno che abbia detto una sola parola contro di lei, come persona e come attrice. Claudia-Angelica, per il grande pubblico, bellezza “umana” vicina e lontanissima. Libera.