Cittadinanza a scuola: la proposta Anci

L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ha concluso la raccolta di firme per introdurre l’ora di educazione alla cittadinanza, come materia curricolare, nelle scuole di ogni ordine e grado. Dario Nardella, sindaco di Firenze, ne illustra senso e prospettive.

Si è conclusa la raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per inserire l’educazione alla cittadinanza come materia di studio autonoma, nelle scuole di ogni ordine e grado, per formare cittadini responsabili, solidali e consapevoli di diritti e doveri. Se la proposta dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) diventasse legge, ragazzi e ragazze potranno apprendere i principi fondamentali della Costituzione e del diritto europeo, ma anche quelli dell’uguaglianza e della legalità, il senso di appartenenza alla comunità, il rispetto per i beni comuni, il corretto uso delle tecnologie, l’educazione all’ambiente e alla lotta contro lo spreco.

Il 4 gennaio, una delegazione dell’Anci, composta da Dario Nardella, sindaco di Firenze, Marilena Pillati, vicesindaco di Bologna, e Massimo Fratini, assessore del Comune di Firenze, ha depositato in Parlamento le oltre 75.000 firme raccolte nel corso degli ultimi mesi del 2018, grazie all’impegno di tanti comuni italiani, piccole e grandi associazioni (tra cui Libera, Moige, Legambiente, Unicef, Save the children, Arci, Coni, Actionaid) e tanti volti noti del mondo della cultura e dello spettacolo (tra questi, Gigi Proietti, Adriano Panatta, Sigfrigo Ranucci, Alessandro Cattelan, Andrea Lucchetta, Vinicio Marchioni, Francesco Montanari, Vittorio Sgarbi, Gianfranco Pasquino, Paolo Nespoli, Gabriele Lavia, Gianni Minoli e Vauro, ma anche Giobbe Covatta, Nicola Piovani e la senatrice a vita Liliana Segre).

Città Nuova ha discusso con il sindaco di Firenze il valore di questa proposta di legge e la portata che potrebbe avere se approvata.

Dario Nardella, perché insegnare cittadinanza nelle scuole?
Perché è dai banchi della scuola che si iniziano a formare i cittadini del futuro. La scuola è uno dei posti migliori in cui condividere regole e principi di base per combattere l’imbarbarimento, che purtroppo troppo spesso caratterizza il modo di vivere attuale. È a scuola, oltre che in famiglia, che si costruisce il senso di appartenenza alla comunità della quale facciamo parte, dove si apprende il rispetto per gli altri e per la cosa pubblica, dove si abbattono i troppi pregiudizi che permeano la nostra società e dove si formano cittadini responsabili. La scuola ha un’enorme importanza nella formazione dei nostri ragazzi e il fatto che in tanti abbiano sottoscritto la nostra legge di iniziativa popolare vuol dire che ne riconoscono la necessità e che ritengono la scuola il luogo giusto in cui gettare il seme per la civile convivenza.

Cosa significa oggi cittadinanza? Come “insegnarla” in modo efficace?
Cittadinanza vuol dire vivere consapevolmente nella propria comunità, nel rispetto del bene comune e degli altri, considerando le differenze come arricchimento reciproco. Essere cittadini vuol dire, ad esempio, non girarsi dall’altra parte quando vediamo qualcuno che ha bisogno del nostro aiuto, oppure non far finta di niente quando c’è qualcuno che abbandona rifiuti per strada, siano essi oggetti piccoli o di grandi dimensioni. Vuol dire impiegarsi per la propria città, per l’ambiente che ci circonda, e averne cura. Non entro nel merito, invece, di come insegnare l’educazione alla cittadinanza. Io faccio il sindaco e molto spesso noto nelle nostre città comportamenti lesivi delle regole di base del buon vivere, come ad esempio buttare i mozziconi di sigarette per terra o non rispettare le regole del codice della strada. Di fronte a tutto ciò noi amministratori non possiamo stare con le mani in mano e fare finta di niente. Non è pensabile che comminando una pena o infliggendo una punizione a chi non rispetta le regole si risolva il problema. Bisogna lavorare alla base, partendo dall’insegnamento.

Il Comune di Firenze ha promosso con Anci una raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare sull’educazione alla cittadinanza. Perché questa scelta di essere in prima linea?
Ci siamo mobilitati perché riteniamo che il compito delle Istituzioni, di concerto con la famiglia e la scuola, sia formare fin da piccoli i buoni cittadini di domani, fin dai tempi della scuola. È importante nella società e nell’era storica in cui viviamo avere cittadini consapevoli di vivere una comunità fatta di regole di civiltà condivise, che vanno rispettate per la pacifica convivenza di ognuno. Per questo abbiamo presentato insieme ad Anci la proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre in ogni scuola di ordine e grado l’educazione alla cittadinanza come materia obbligatoria con voto. In questo modo vorremmo far capire ai genitori che questa materia non ha un ruolo secondario, ma è importante quanto la grammatica, la storia e la geografia. L’educazione alla cittadinanza va oltre quella che era l’educazione civica insegnata in passato, ma si tratta di insegnare la Costituzione, ma anche l’educazione ambientale, alimentare e digitale, oltre alla conoscenza del diritto italiano ed europeo.

Decine di associazioni ed oltre 75 mila cittadini hanno firmato la proposta di legge: un bel successo?
Sì, é davvero un bel successo perché tanti cittadini di diverse appartenenze politiche hanno sottoscritto il nostro progetto che punta ad investire sui giovani, sul loro senso civico e di appartenenza alla comunità in cui vivono. Ringrazio l’Anci e i tanti sindaci che si sono dati da fare per la raccolta delle firme che ci hanno permesso di depositare la proposta di legge di iniziativa popolare alla Camera e iniziare così l’iter parlamentare. Le numerose firme raccolte sono il segno tangibile che gli italiani credono nell’importanza dell’educazione dei nostri ragazzi e hanno capito quanto importante sia trasmettere loro il rispetto delle regole minimali per convivere pacificamente.

Introdurre l’ora di educazione alla cittadinanza come materia curricolare nelle scuole di ogni ordine e grado potrebbe rendere necessario assumere nuovi docenti?
Sì, l’introduzione della nuova materia potrebbe implicare nuove assunzioni là dove si scegliesse di fare un’ora in più con personale dedicato. Così come potrebbe determinare un aumento del carico orario dei docenti delle materie storiche, geografiche, economiche, giuridiche e filosofiche. Ci sembra però necessario poter disporre di un tempo dedicato espressamente alla verifica dell’apprendimento di queste competenze così necessarie per stare in contatto con la complessità del nostro tempo.

Il sindaco di Firenze ha chiarito il contenuto di una proposta di legge che è apprezzata in maniera trasversale da molti partiti. Infatti, a dicembre anche la Lega ha presentato una proposta di legge per rendere l’educazione civica obbligatoria in tutte le scuole, da quella materna fino alla secondaria di secondo grado. Se vi è convergenza d’intenti sul tema, è allora possibile e auspicabile che vi sia convergenza anche nell’approvare al più presto una legge condivisa da tutto il Parlamento.

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