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Cinque siti africani dichiarati patrimonio mondiale Unesco

di Armand Djoualeu

I cinque siti culturali riconosciuti dall’Unesco sono: Il paesaggio culturale di Diy-Gid-Biy, in Camerun; il monte Mulanje in Malawi; l’isola di Tiwai in Sierra Leone; il parco delle zone umide di Isimangaliso tra Mozambico e Sudafrica; l’arcipelago delle Bijagos in Guinea-Bissau.

Parco delle zone umide di Isimangaliso tra Mozambico e Sudafrica foto di Rialfver, CC BY-SA 3.0, Wikimedia commons

Il comitato dell’Unesco, riunito in luglio a Parigi per la sua 47° sessione, ha approvato l’iscrizione di 5 nuovi siti africani nella Lista del Patrimonio mondiale. Da registrare anche l’annuncio degli Stati Uniti di voler uscire nuovamente (sarebbe la terza volta) dall’Unesco, in quanto ritengono che porti avanti obiettivi in contrasto con quelli statunitensi.

L’Africa, con i suoi paesaggi variegati e la sua incomparabile ricchezza culturale, continua a guadagnare un posto sempre più importante nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Il paesaggio culturale di Diy-Gid-Biy, che in lingua Mafa significa “Rovina della Residenza del Capo”, si trova nel nord del Camerun e si estende su oltre 2.500 ettari: comprende sedici siti archeologici distribuiti in sette villaggi. Si tratta di strutture in pietra a secco, probabilmente costruite tra il XII e il XVII secolo, e sono una testimonianza eccezionale di un’antica civiltà i cui costruttori rimangono un mistero. Le raffinate terrazze agricole, le abitazioni tradizionali, le tombe ancestrali e i luoghi di culto testimoniano un rapporto armonioso e duraturo tra le comunità locali e il loro ambiente. I Mafa, che abitano la regione dal XV secolo, hanno preservato e tramandato queste tradizioni ancestrali, mantenendo vivo questo antico patrimonio.

Monte Mulanje, foto di David Davies from Birmingham, UK, CC BY-SA 2.0, WIkimedia commons

In Malawi, il monte Mulanje raggiunge un’altitudine di 3.000 metri. Considerato un luogo sacro, abitato da divinità, spiriti e antenati dalle popolazioni locali, è anche una riserva ecologica. Il monte Mulanje ospita rettili e varietà arboree endemiche, tra cui il cedro di Mulanje.

Questa iscrizione dell’Unesco giunge in un momento in cui l’Africa rappresenta solo il 9% dei siti Patrimonio dell’Umanità. Il direttore generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ha posto particolare enfasi sull’Africa, sottolineando la necessità di rafforzare la posizione del continente all’interno del Patrimonio mondiale.

Gli altri 3 siti africani iscritti quest’anno sono: l’isola di Tiwai in Sierra Leone, il parco delle zone umide di Isimangaliso tra Mozambico e Sudafrica e l’arcipelago delle Bijagos in Guinea-Bissau.

Fiume Moa sull’isola Tiwai in Sierra Leone, foto di Stephanie Zito, CC BY-SA 1.0, Wikimedia commons

Quest’ultimo è un santuario per tartarughe marine e uccelli migratori, e rappresenta un modello di conservazione che coinvolge le comunità locali. Le foreste dell’isola di Tiwai ospitano specie rare come l’elefante della foresta e l’ippopotamo pigmeo. Tiwai esprime l’importanza di preservare gli ecosistemi unici dell’Africa occidentale.

L’Unesco ha deciso di dedicare oltre un quarto del suo bilancio totale (27%) alla tutela e conservazione dei siti africani, un impegno che sta iniziando a dare i suoi frutti. L’elenco dei siti africani iscritti ha raggiunto quota 108, un progresso notevole, ma ancora insufficiente date le sfide che i paesi del continente devono affrontare.

Il riconoscimento del patrimonio africano è ora visto come una leva importante per lo sviluppo economico, culturale e turistico di molte nazioni.

Tuttavia, il continente ospita anche quasi un quarto dei siti dichiarati “a rischio”, principalmente a causa della mancanza di risorse, competenze tecniche e per le difficili condizioni politiche e ambientali. Dodici dei 53 siti attualmente in pericolo in tutto il mondo si trovano in Africa, tra cui gioielli come il Parco Nazionale di Virunga nella Repubblica Democratica del Congo e la città storica di Timbuktu in Mali. Questa presenza importante nella lista dei siti a rischio sottolinea l’urgente necessità di azioni concrete per proteggerli. In Sudan, i combattimenti tra l’esercito regolare e le Forze di Supporto Rapido (Rsf) hanno avuto ripercussioni sui siti del patrimonio. Tra il 2012 e il 2013, i mausolei e i monumenti di Timbuktu, in Mali, hanno subito distruzioni e danni causati da gruppi armati islamisti che ignoravano l’inestimabile valore del sito, dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1988.

Paradossalmente, le foreste pluviali di Atsinanana in Madagascar, il sito di Abu Mena in Egitto e l’antica città di Ghadames in Libia non sono più considerate seriamente minacciate. “Questa è una grande vittoria per tutti”, ha dichiarato Audrey Azoulay. “Quando i siti vengono rimossi dalla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo, è una grande vittoria per tutti”, ha spiegato. La classificazione di questi siti culturali africani da parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite dovrebbe consentire ai Paesi in cui si trovano di promuovere questi tesori nazionali e di conservarli meglio, in vista della loro promozione a livello internazionale. Il loro nuovo status consentirà inoltre di ottenere assistenza tecnica e finanziaria per preservarli.

 

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