Cinque fatti di carcere

Questa domenica è stata caratterizzata da alcune questioni riguardanti le prigione nostre e d’altrove. Non cessare di porre attenzione su chi, perdendo la libertà, cerca un riscatto umano, sociale e civile
Venezia Arsenale Carcere © Michele Zanzucchi 2015

1 All’Angelus papa Francesco ha voluto ricordare i carcerati della casa circondariale di Padova con un tono della voce da padre e fratello: «Saluto i detenuti delle carceri di tutto il mondo, specialmente quelli del carcere di Padova, che oggi sono uniti a noi spiritualmente in questo momento per pregare». Una vicinanza necessaria.

 

2. Nello stesso momento dal carcere di Rebibbia usciva un detenuto eccellente, Totò Cuffaro, già deputato e presidente della Regione Scilia, dopo cinque anni di carcere, passati in un’opera di vera conversione morale, culturale, politica e spirituale, dopo una condanna per favoreggiamento della mafiosa. Un esempio.

 

3. Entra invece in carcere il giovane Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’assassinio della sua ragazza, Chiara Poggi. Visitato da un deputato, ha ammesso la sua disperazione: «Sono sconvolto, non so se sopravviverò qui». Ora ha bisogno della nostra solidarietà.

 

4. Muore poi Carlo Torre, il perito che fece scarcerare Annamaria Franzoni, accusata di avere ucciso il figlio, con le sue perizie e le sue elucubrazioni. Amava «la verità scientifica», anche se poi come si è visto, non sempre è raggiungibile, anzi molto raramente.

 

5. Infine, va registrata la dichiarazione di un ex-jihadista, Shaker Aamer, che rientrato in patria, in Gran Bretagna, sentenzia: «Sei sei arrabbiato col tuo Paese d’adozione, puoi anche andartene». Anche in questo caso, probabilmente la prigione, seppure speciale e inaccettabile nelle sue procedure come quella di Guantanamo, è stata via alla riabilitazione.

 

“Delitto e castigo”, direbbe Dostoevski, aggiungendo che il carcere ha da conservare l’umanità derelitta portando il detenuto alla redenzione. Dal finire in carcere al finire col cercare.

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