L’hanno fatto i tedeschi. Coraggiosamente. E hanno parlato della loro sconfitta nel 1918. Per dire ancora una volta l’inutile strage che è ogni conflitto, la falsa esaltazione mediatica a cui i giovani vengono sottoposti, allora come ora, per poi trovarsi di fronte ad un dramma di morte che li riduce ad esseri disumani.
Un film cupissimo, cruento, dentro ad una natura in cui le stagioni bellissime cozzano contro la morte che violenta la natura stessa e non solo gli uomini. Il diciassettenne Paul esaltato dal suo professore che parla dell’interventismo, si arruola barando sull’età alla fine della guerra nel 1917 sul fronte francese. Il giovane, insieme agli amici, si accorge subito dell’abisso di dolore che è la guerra, vede gli amici soccombere, i morti, i feriti, gli assalti alla baionetta, le bombe, la natura disfatta. E l’odio. Si accorge che la retorica patriottica degli insegnanti e dei generali – parole come patria, vittoria, onore – è una orribile falsità. I giovani vengono portati al macello da comandanti malati di gloria e di onore, indifferenti alla strage che comandano, incapaci fino all’ultimo di ammettere la sconfitta.
Paul attraversa questo inferno e ne è preda. Durante un assalto a corpo a corpo, pugnala un giovane francese che però tarda a morire. Non infierisce più. La bestia che è in lui tace e ritorna l’umanità: ne assiste la fine, gli chiede perdono. Un momento di riconciliazione tra il fumo e le polveri. Ma l’odio si semina ed anche un ragazzino francese non perdona: il giorno della resa, ucciderà un soldato tedesco. La morte regna fino all’ultimo e sembra che solo in essa gli amici di Paul trovino pace. La giovinezza è infranta. Una pace ingiusta – quella che i francesi imporranno come vendetta ai tedeschi – darà origine ad altri conflitti. Morte chiama morte.
Chiaramente contro la guerra e contro i manipolatori dei giovani, allora come ora, il film gronda sofferenza, sangue, illusione e speranza. Narra storie di giovani, ragazzi disperati che vorrebbero tornare a casa e costruirsi un futuro, e riesce a comunicare il disgusto per la follia che è la guerra. Fotografato e recitato splendidamente. Da non perdere.
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