Inutile ridirlo. Alice in città è da sempre la prima sezione nella Festa-Festival romana. Aumento del 50 per cento dei biglietti venduti, del pubblico accreditato, delle scuole – quasi il 70 per cento in più – e degli incassi in ben 81 proiezioni, specie all’Auditorium Conciliazione, vera megasala facilmente raggiungibile. Non sarà che la festa-festival ci faccia un pensiero su questa sala, oltre a suggerire al nuovo governo finalmente l’ingresso del cinema come materia scolastica nelle scuole?
Summer Scard di Simone Reith è il miglior film: metafora sulle ferite dell’infanzia e le conseguenze nell’età adulta è stato scelto dai 35 giovani giurati. Veramente una operazione riuscita e che può dare una spinta e un tocco originale alla festa-festival ancora in cerca di una propria identità. E aggiungeremmo: è davvero necessario utilizzare il Parco della musica e non spostarsi per tutta la città, rilanciando appunto la sala di via della Conciliazione?
Torniamo al Concorso. Hanno vinto il lettone Janvaris (miglior film, miglior regista e attore) e poi i l coreano Jeon-Sun (Gran premio della giuria, miglior attrice). Che storie raccontano? Janvaris di Viesturs Kairiss è ambientato a Riga nel 1991 e narra la storia di alcuni amici che sognano di fare un film ma devono arrestarsi davanti all’invasione sovietica. Come si nota, decisamente attuale. Il lavoro del coreano Jeong Ji-hye racconta una vicenda di due persone, una delle quale filma e manda in giro il video del proprio intimo rapporto, con conseguenze devastanti. Anche qui una stringente attualità.
Storie sempre di sofferenza in un modo o nell’altro intrecciano i premi- ed anche i film – nell’ansia di liberazione, come il pregevole Foudre franco-svizzero. E il nostro cinema presente con ben 77 produzioni? Passerelle a parte, premi collaterali, lezioni e interviste e dichiarazioni d’intenti: la domanda è d’obbligo. Cioè, la superproduttività (con i soliti noti onnipresenti in parecchi lavori) riporterà la gente in sala? Se ne sta discutendo di continuo perché non si producono capolavori ,diciamolo, ma sembriamo attardarci in ripetizioni del passato, tranne qualche caso… Certo, i direttori della festa hanno avuto solo cinque mesi di tempo di preparazione e di più non potevano fare. Ma rimane la domanda a cosa serva questa manifestazione, ancora un ibrido. Un suggerimento: e se si ampliasse la sezione Alice puntando ancor più ai giovani e giovanissimi, oltre alle star internazionali? In fondo, il futuro è loro.
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