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Cinema, creato e spiritualità: nasce l’Hallelujah Film Festival

di Elena Pace

- Fonte: Città Nuova

A Castel Gandolfo, dal 6 al 13 dicembre scorsi, si è svolta la prima edizione di un evento che vuole fare della cultura un ponte di pace. Il Festival ha coinvolto il Centro Mariapoli del Movimento dei Focolari, il Borgo Laudato Si’ e la Scuola Paolo VI

Noa a Castel Gandolfo, la cantante israeliana ritira il Peace Award all’Hallelujah Film Festival (ph HFF)

Cosa succede quando il linguaggio universale del cinema incontra luoghi carichi di spiritualità, entrando in contatto con la bellezza della natura? Lo ha mostrato la prima edizione dell’Hallelujah Film Festival.

A Castel Gandolfo, tra i vicoli che per secoli hanno custodito il silenzio delle Ville Pontificie – aperte al pubblico da papa Francesco con la creazione del Borgo Laudato Si’ nel 2023 –, dal 6 al 13 dicembre 2025 ha preso vita un esperimento culturale audace. Non in una tradizionale capitale del cinema, ma in questo crocevia di spiritualità e impegno civile, il festival ha provato a trasformare la settima arte in uno strumento attivo di dialogo e costruzione della pace.

Ideatore dell’evento è Pascal Vicedomini, giornalista, conduttore e produttore, ma soprattutto un instancabile costruttore di ponti tra culture. Con la sua associazione no-profit “The Artist Club Italia”, ha voluto che l’intero festival si svolgesse sotto l’egida di fare della cultura un “ponte di pace” tra popoli e identità diverse.

La scelta della sede non è un dettaglio, ma il cuore del messaggio. Il festival ha infatti animato luoghi simbolo di Castel Gandolfo: il Centro Mariapoli del Movimento dei Focolari, il Borgo Laudato Si’ – avamposto di ecologia integrale – e la Scuola Paolo VI, tessendo una trama inedita tra pellicola, fede e azione sociale.

È impossibile descrivere l’atmosfera di gioia, stupore e gratitudine che si è respirata in quei giorni tra partecipanti e artisti premiati. Per un’idea della ricchezza del programma, rimandiamo al sito dell’Hallelujah Film Festival, che documenta le molteplici proiezioni internazionali incentrate su pace, diritti umani, riconciliazione e memoria.

(ph HFF)

Non sono mancati momenti di profonda riflessione, come il simposio “La Forza delle Donne – Custodi della Pace”, tenutosi nel Borgo Laudato Si’ e dedicato al ruolo femminile nella costruzione di pace e sostenibilità. L’appuntamento è stato preceduto da una breve passeggiata per la pace tra la bellezza naturale del Borgo e si è concluso con l’appassionato intervento del card. Fabio Baggio, direttore generale del Centro di Alta Formazione Laudato Si’, sulla responsabilità collettiva nei percorsi di riconciliazione.

A ricevere uno degli HFF Award 2025 è stata Cristiana Capotondi, protagonista del film “Chiara Lubich – L’amore vince sempre”, la cui proiezione al Centro Mariapoli ha toccato profondamente il pubblico.

Ma cosa lega il messaggio di Chiara Lubich, il Borgo Laudato Si’ e l’arte cinematografica? La risposta è un’unica, comune ispirazione a una pace che si costruisce giorno per giorno, non come semplice assenza di conflitto. Una pace che va a braccetto con la salvaguardia dell’ambiente e la potenza trasformante dell’arte.

È proprio la pace il filo conduttore che unisce questi mondi: nasce dall’amore evangelico insegnato da Chiara Lubich, si realizza nella cura per il creato promossa dal Borgo Laudato Si’, e si comunica attraverso la potenza narrativa del cinema, trovando a Castel Gandolfo lo spazio fisico e ideale dove tutto converge.

A Tokyo, il 24 novembre 1985, Chiara Lubich rispose ai giovani del movimento buddista Rissho Kosei-kai che le chiedevano cosa volesse dire la parola “pace” con poche, lapidarie parole: «La “pace” è effetto dell’unità. Quando c’è unità fra noi e Dio, c’è la pace interiore. Quando c’è unità fra i fratelli, c’è la pace fra fratelli. Quando c’è unità fra i popoli, c’è la pace nel mondo».

La banda della Gendarmeria vaticana (ph HFF)

Anche la musica e il teatro hanno accompagnato queste indimenticabili giornate: dall’apprezzatissima esibizione della Banda della Gendarmeria Vaticana al gran finale in piazza, alla presenza del sindaco Alberto De Angelis, con Dario D’Ambrosi e il Teatro Patologico, e Moustapha Mbengue con i Tam Tam Morola, che hanno colorato e ritmato la festa con le loro musiche africane.

Il sindaco Alberto De Angelis, Moustapha Mbenge e i Tam Tam Morola, e il card. Baggio (ph HFF)

Concludo con le parole di Pascal Vicedomini che, alla fine dell’evento, risponde alla mia domanda su cosa gli ha lasciato questa prima edizione e cosa si augura per il futuro: «È stata una delle esperienze più belle della mia vita perché è un evento che mi è venuto dal profondo del cuore. Vederlo nascere, crescere immediatamente e diventare quello che avete visto in questi giorni mi dà una gioia immensa. Il mio desiderio è di continuare e far sì che quest’evento, che ne ha tutto il potenziale, diventi uno degli appuntamenti più importanti al mondo per promuovere un valore fondamentale come la pace».

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