Il Cile entra nella fase costituente

Referendum: quasi l’80% dei votanti ha espresso il suo voto per la stesura di una nuova Costituzione, che sarà redatta da una Assemblea eletta al 100 per cento dal voto popolare. Un risultato ben oltre le aspettative, che apre le porte alla speranza
People gather at Plaza Italia on the day Chileans voted in a referendum to decide whether the country should replace its 40-year-old constitution, written during the dictatorship of Gen. Augusto Pinochet, in Santiago, Chile, Sunday, Oct. 25, 2020. (AP Photo/Esteban Felix)

 Il Cile ha iniziato il cammino verso una nuova Costituzione. Il plebiscito celebrato ieri ha registrato quasi il 78% dei voti a favore della redazione di un nuovo testo, mediante la modalità di una Assemblea costituente. Le altre due opzioni in ballo, il rifiuto a una nuova Costituzione e la modalità di un’Assemblea costituente formata per metà da legislatori in carica e metà da membri eletti tramite voto popolare, hanno ottenuto complessivamente circa il 20% dei suffragi.

Risultati scontati? Sì, ma oltre le previsioni: l’opzione per riscrivere la Legge fondamentale che governa il Paese era appoggiata dalla grande maggioranza della popolazione, come indicavano da tempo i sondaggi. Era invece da stabilire quale opzione si sarebbe affermata: se una Costituente eletta 100% dal voto popolare oppure l’opzione mista. Intuitivamente, lo scarso prestigio di cui il gode il Parlamento lasciava prevedere quanto è accaduto, anche se non con uno scarto così ampio.

La pandemia di Covid19 non ha reso facile l’accesso ai seggi, ma non ha impedito l’affluenza alle urne: Si stima che poco più della metà dei 14 milioni di elettori abilitati sia andata a votare. L’orario di apertura è stato esteso fino alle 20 (in genere i seggi si chiudono alle 18), e sono stati previsti orari preferenziali per le persone oltre 60 anni, tra le 14 e le 17.

Chile's President Sebastian Pinera, center, speaks at La Moneda presidential palace on the day Chileans voted in a referendum to decide whether the country should replace its 40-year-old constitution, written during the dictatorship of Gen. Augusto Pinochet, in Santiago, Chile, Sunday, Oct. 25, 2020. (Dragomir Yankovic/Aton Chile via AP)
Il presidente del Cile Sebastian Pinera parla in pubblico il giorno in cui i cittadini sono chiamati a votare per cambiare la costituzione (Dragomir Yankovic/Aton Chile via AP)

Con questo passo avanti, si inizia a mettere la parola fine a una Costituzione nata con un vizio insanabile di legittimità: quello di essere stata imposta nel 1980 in pieno regime dittatoriale di Pinochet. Va ricordato che secondo le stime del Dossier Retting, le vittime del terrorismo di Stato furono oltre 31.600, di cui più di 28.000 furono torturate, 3.227 persone vennero assassinate e di queste 1.102 sono ancora desaparecidos; circa 200.000 preferirono o furono obbligate a prendere la via dell’esilio, e un numero indeterminato passò per i centri clandestini di detenzione. Tra queste, la due volte presidente Michelle Bachelet, sua madre e suo padre, quest’ultimo assassinato. La Costituzione di Pinochet aveva un duplice scopo: quello di garantire, grazie ad un peculiare sistema elettorale, una sproporzionata rappresentanza parlamentare dei settori politici vicini al dittatore, e quello di stabilire un tipo di ordine sociale ed economico difficile, se non impossibile, di modificare senza il voto della destra, tramite ad un catenaccio di quorum speciali. In essa, sebbene si indichi il bene comune come un dovere dello Stato, il valore della persona umana e il diritto a pari opportunità o si deduca la presenza del principio di sussidiarietà, di fatto questi principi sono poi stati inquadrati in modo riduttivo, in modo che, ad esempio, il diritto di proprietà fosse inteso in modo assoluto e non in funzione della destinazione sociale dei beni. Dagli atti della commissione che scrisse il testo costituzionale, si evince infatti un sottile uso di tale riduzionismo, che aveva l’obiettivo di ottenere il consenso dell’area cattolica centrista. L’attuale Costituzione è stata pertanto l’asse portante attorno al quale si è costruito un modello economico che ha incrementato le disuguaglianze in un modo così ingiusto e inumano da provocare, nell’ottobre dello scorso anno, una forte protesta sociale, che da allora non si è mai sopita. Gli architetti di tale modello, ahinoi, erano economisti della Università cattolica di Santiago, devoti delle teorie neoliberiste. A tutt’oggi nessuno di costoro, e vari furono ministri di Pinochet, ha preso le distanze da quella esperienza.

Non è allora un caso che, dopo un mese di proteste, la voce di una nuova Legge fondamentale dello Stato abbia preso corpo e, dal basso verso l’alto, si sia di fatto imposta al potere politico, provocando incrinature anche nelle destre, perché un settore importante di questi partiti ha compreso la necessità di un nuovo patto sociale. Una situazione che ha imbarazzato il governo del presidente Sebastián Piñera, dapprima contrario, poi disposto ad una riforma da effettuare in Parlamento, per poi alla fine ammettere l’istanza del referendum popolare.

L’Assemblea costituente verrà dunque istituita tramite voto popolare e durerà in carica 9 mesi, prorogabili per altri 3. Non avrà funzioni legislative, ma l’unico mandato di scrivere il nuovo dettato partendo, come si dice, da un foglio bianco. Un secondo referendum dovrà esprimersi successivamente sul testo proposto.

Sarà un dibattito lungo, durerà fino al 2022. Ma sarà anche un’esperienza forte di democrazia in azione, alimentata dalla speranza di giungere a un Patto costituzionale più giusto, pensato a beneficio di tutti e non solo di alcuni.

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