Chiuso il campo nomadi del Triboniano

I 123 nuclei familiari che vi risiedevano reinseriti in altri alloggi o rimandati in Romani attraverso un progetto di reinserimento sociale
campo nomadi triboniano milano

«Un lavoro reso possibile da uno sforzo comune delle istituzioni, che hanno cercato di lavorare sulle persone senza ricorrere a misure coattive», così si è espresso il prefetto Gian Valerio Lombardi dopo aver apposto la firma assieme a quella del ministro dell’Interno, Maroni e del sindaco Moratti sul decreto di chiusura del tanto discusso campo nomadi del Triboniano (nella foto), a Milano.

 

Via i 123 nuclei familiari, integrati in 115 progetti di reinserimento, mentre le 8 famiglie che non hanno aderito sono state affidate temporaneamente alla Protezione Civile. Il sindaco ha assicurato di voler «proseguire la politica di azzeramento dei campi abusivi, alleggerendo nello stesso tempo quelli regolari, che vanno diminuiti in maniera drastica già entro quest’anno». Chiuso il Triboniano a Milano resteranno solamente due campi regolari: quello di via Martirano e quello di via Chiesa Rossa. Altri quattro saranno chiusi entro un anno.

 

«Il nostro obiettivo – ha detto Letizia Moratti – è azzerare i campi abusivi e alleggerire quelli regolari. Una politica di rigore per dare sicurezza ai nostri cittadini». I rom abusivi sul territorio da 10 mila sono diventati 2.200. Don Vincenzo Colmegna, presidente della Casa della Carità che da anni segue la vicenda dei rom, spiega: «Il lavoro comincia adesso. Dovremo continuare a seguire queste famiglie che, ribadisco, non sono state sgomberate, ma ricollocate in altre case o rimandate in Romania con un progetto di reinserimento sociale seguito dall’Avsi. Il piano parte ora, perché abbiamo smontato l’idea che i rom siano “persone da allontanare”, un concetto così falso che oggi quegli stessi rom sono nelle nostre case popolari. Continueremo a lavorare con loro, ad aiutare i loro figli per la scuola, i giovani e le donne per l’inserimento nel mondo del lavoro».

 

Per don Colmegna il risultato più importante è la gioia delle famiglie del Triboniano che finalmente potranno dire di avere un’altra residenza. «Abitare in quel campo era diventata un’infamia». La Casa della carità ha gestito fin dall’inizio la struttura del Comune: «Ma noi abbiamo sempre detto che la logica dei campi rom, soprattutto se di dimensioni eccessive, era da abbandonare. Abbiamo sempre accettato la sfida di stare al fianco delle istituzioni per risolvere i problemi: prima la gestione del campo, poi il suo superamento. Vorremmo che adesso la politica non usasse la nostra fatica per farsi pubblicità».

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